ATP World Tour Finals – La lezione dello psicologo Federer

Con Roger Federer non si finisce mai di imparare. Il 7-6, 6-2 con il quale lo svizzero supera Andy Murray e vola per il terzo anno consecutivo in finale alle ATP Finals può essere annoverato alla voce “lezione di psicologia tennistica”. Non basta infatti a Murray una partenza migliore, un Federer contratto e un tennis dello svizzero fatto di errori decisamente lontani dai suoi standard per accedere in finale. A passare è infatti il fenomeno di Basilea che, nel momento più difficile, come un “formichina da campo”,riordina le idee e raccoglie i quindici fondamentali per tenerlo in vita, prima di approfittare del calo di Murray e scatenarsi al tie-break indirizzando dalla sua parte una partita che sembrava tutt’altro che destinata alla sua bacheca. Nella finale di lunedì sera l’avversario sarà Novak Djokovic, che nel pomeriggio ha superato in 3 set Juan Martin Del Potro.

LA PARTITA - Non è mai banale Roger Federer, siano i suoi match vittorie nette, sofferte, o sconfitte. Questa sera però, la vittoria, ha probabilmente per lui un sapore particolare perché arrivata dopo una rimonta francamente impensabile visto il primo quarto d’ora di tennis. Il beniamino di casa infatti, Andy Murray, scende in campo con una determinazione e un piano tattico ben preciso che mandano in confusione - come rare volte si è visto su un campo da tennis - il fenomeno di Basilea.

L'ARREMBAGGIO DI CAPITAN MURRAY - Murray mette in mostra infatti tutti i progressi della sua seconda parte di stagione, giocando un tennis propositivo, aggressivo, e rispondendo a tutto braccio a un servizio dello svizzero che, come contro Ferrer, è in versione “vacanziera”. A questo, come se non bastasse, si aggiunge poi un Federer particolarmente falloso con il dritto. Che la partenza possa essere solo a senso unico, oltre al campo, è una somma di fattori matematici a dircelo.

ROGER LA FORMICA - Lo svizzero va dunque sotto 2-0 e Murray prende da subito in mano il comando nel gioco ma, più di così, lo scozzese non riesce ad allungare. Nonostante infatti il numero 2 della classifica si esprima con un tennis ben lontano dai suoi standard, Federer ha il merito di rimanere mentalmente – e con il punteggio – attaccato al match, utilizzando una serie di escamotage che alla fine si riveleranno decisivi. Uno su tutti è quello di aggrapparsi all’unica concessione dell’avversario. Murray infatti, per quanto in controllo del gioco, porta a casa pochissimi punti con la seconda di servizio (terminerà il primo set con uno scarno 23%) e, minuto dopo minuto, punto dopo punto, lo svizzero riesce a costruirsi una palla break. E’ la svolta.

E ALL'IMPROVVISO... - Federer trasforma infatti la sua unica chance di rientrare in partita con un dritto all’incrocio delle righe che lo riporta sul 4-4 e, da quel momento, la partita cambia. Lo svizzero alza le percentuali di prime di servizio, ritrova di colpo il colpo il suo dritto e continua ad approfittarsi della seconda palla di Murray. La partita arriva fino al tie-break, è li Federer fa il capolavoro: subito sotto di un minibreak, il basilese comincia a servire prime vincenti e gira “lo spareggio” con due scambi da fondo da scuola tennis. Murray perde il tie-break, e con quello l’inerzia della serata.

MURRAY PERDE LA TESTA - L’inizio del secondo set dello scozzese è infatti un fuoco di paglia. Dopo un buon turno di servizio, sull’1-1 Murray torna in battuta e avanti 40-0 subisce 5 punti consecutivi di un nel frattempo ritrovato Federer. Lo scozzese perde la testa. Non la ritroverà più.

TROVA LE DIFFERENZE - A differenza del suo esperto avversario il padrone di casa non riesce a reagire alla mazzata psicologica inflitta al match dallo svizzero e, anziché riordinare le idee e aggrapparsi al suo rovescio un po’ come Federer a inizio partita, Murray si innervosisce, perde il controllo e non si riavvicina più al servizio del suo avversario.

IMPRONOSTICABILE - Federer chiude così per 6-2 dopo poco più di un’ora e mezza di gioco. Un risultato assolutamente impronosticabile dopo i primi 20 minuti di tennis. Una lezione da psicologo della racchetta che, al pari delle sue più grandi imprese tennistiche, è destinata ad entrare nella top5 del suo 2012. Ora la finale con Djokovic. E lì, siamo certi, Federer dovrà scendere in campo con ben altro piglio: il serbo non è infatti tipo da abbattersi alla prima difficoltà. Provate a chiedere a Del Potro…

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