Aspetti psico-sessuologici della neoplasia testicolare

Le neoplasie testicolari hanno un’incidenza di circa 4-5 casi per 100.000 abitanti e colpiscono i giovani adulti. Negli ultimi 20-25 anni la guaribilità di questi tumori è migliorata in modo veramente impressionante e attualmente s stima che circa il 90% di tutti i tumori testicolari vengono ritenuti guaribili.

L’asportazione di un testicolo, se l’altro è indenne, non determina sterilità, né tantomeno problemi mn      di tipo sessuale, mentre a volte si rivela una menomazione psicologicamente pesante; fattori psicologici, quali l’ansia legata alla paura di una recidiva o la diminuizione dell’immagine di sé dopo la emicastrazione, possono contribuire ad una diminuita fertilità.

Accade però che l’individuo che ha subito l’asportazione di un testicolo, debba sottoporsi successivamente a cicli di radioterapia o chemioterapia, o ad una RPLND ( linfoadenectomia retroperitoneale) questo comporta, che se il testicolo rimasto era in buone condizioni, con queste terapie potrebbe perdere la sua funzionalità, oppure si perde la fertilità pur in presenza di un testicolo residuo normofunzionante,  quindi a questo punto si aggiunge un ulteriore problema: quello psicologico

 PAZIENTI E METODI

Dal 2000 al 2002 sono state diagnosticate 4 neoplasie testicolari presso il centro di Andrologia U.O. di Endocrinologia, Azienda Ospedaliera Cosenza, e 4 presso U.O. Urologia, Ospedale “G. Jazzolino” di Vibo Valentia.

Di queste, 3 erano seminomi e 5 non seminomi.

L’età media di questi soggetti era di 28 anni. 2 sposati con figli, 2 sposati senza figli, 4 celibi senza figli

A tutti i soggetti senza prole, è stata proposta la crioconservazione del liquido seminale. Solo 4 hanno accettato, 6 hanno richiesto un supporto di tipo psicologico e sessuologico. Di questi un solo paziente ha accettato l’invito a sottoporsi ad apposizione di protesi testicolare.

RISULTATI

Dei 6 pazienti seguiti, 5 hanno riportato miglioramento dell’erezione e del desiderio, sentendosi supportati nella loro problematica. Un paziente ha abbandonato la psicoterapia a causa del peggioramento della situazione oncologica.

 

-IL PROBLEMA DELL’INFERTILITA’

Le conseguenze psicologiche dell’infertilità si manifestano in termini di ansia, stress psicosociale, frustrazione, disadattamento coniugale.

Menning descrive una serie di reazioni che vanno dalla sorpresa e shock iniziali, al rifiuto, alla collera, all’angoscia, ai successivi sensi di colpa, di dolore e di perdita.

L’infertilità può essere vissuta come un trauma narcisistico, il superamento del quale dipende non solo dalle possibilità concrete di risoluzione del problema, ma anche dalla struttura caratteriale dell’individuo e dall’equilibrio che la coppia riesce a mantenere o ristabilire. Il compito intrapsichico include l’accettazione del problema, il far fronte alle pressioni sociali, il lavoro di lutto rispetto alla perdita dell’ideale di sé e della propria immagine corporea, il riflettere sull’importanza della genitorialità e sulla propria motivazione ad avere un figlio.

A livello di coppia la “crisi di infertilità” può inficiare le sfere della comunicazione, dell’attività sessuale e dei progetti futuri e dare luogo a una condizione di conflitto e di isolamento sociale. Qualunque fosse la condizione emotiva e relazionale prima dell’emergere di un problema di infertilità, il suo insorgere può attivare ex-novo conflitti individuali o di coppia.

L’infertilità ha un importante effetto sul comportamento sessuale della coppia, l’immagine di sé danneggiata, la diminuizione di autostima provocata nell’individuo infertile, la perdita del senso di attrazione, determinano un decremento del desiderio sessuale una riduzione della capacità di rispondere ad uno stimolo sessuale di abbandonarsi all’esperienza erotica; i rapporti sessuali finalizzati non più al piacere, ma al desiderio di un figlio possono generare paure e ansie.

Nell’ uomo l’incapacità procreativa è un vero e proprio attentato alla propria identità maschile, infertilità e virilità si confondono tanto spesso che un uomo che non può avere figli arriva a temere che gli altri dubitino della propria mascolinità; per questo motivo possono insorgere disfunzioni sessuali transitorie, quali difficoltà nel raggiungere l’orgasmo, calo del desiderio, mancanza di erezione, incapacità di portare a termine il coito, eiaculazione precoce, quest’ultima viene interpretata come la necessità di “fare in fretta” per raggiungere prima la gravidanza.

-IL PROBLEMA MENOMAZIONE

Oltre all’aspetto che riguarda l’infertilità e come essa viene vissuta, altro problema psicologico da tenere in considerazione è quello della menomazione.

L’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce per menomazione qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche o anatomiche.

La menomazione è caratterizzata da perdite o anormalità che possono essere transitorie o permanenti e comprende l’esistenza o l’evenienza di anomalie, difetti o perdite a carico di arti, organi, tessuti o altre strutture del corpo, incluso il sistema delle funzioni mentali.

Il problema estetico dovuto alla monorchidia può essere vissuto in maniera diversa, a seconda che ci si trovi di fronte ad un soggetto inserito in una situazione di coppia “stabilizzata” oppure no.

Nel primo caso, pur con delle distinzioni dovuti alla psicologia dell’individuo, la soluzione per superare il problema estetico, risulta essere quella di coinvolgere e rendere partecipe del “problema” la partner. Tale auspicabile situazione risulta essere, a volte uno sbocco naturale del problema mentre altre volte il lavoro dello psicosessuologo deve mirare proprio a creare quella giusta atmosfera di complicità o, si potrebbe dire di “mutuo soccorso” tra i due, che porta al superamento del problema.

Aspetto diverso e più complesso riguarda il caso di un paziente non inserito in un legame stabile o addirittura che non abbia mai avuto esperienze sessuali. In tali casi il doversi confrontare con il sesso opposto può portare seri problemi di natura psicologica.

In altri termini, in questi casi, dovendo il soggetto, in un certo senso, “dimostrare” la propria virilità e “mascolinità” può avere seri problemi essendo esteticamente minorato. Tali pazienti vivono la loro condizione come una “diversità” e ciò può portarli al rifiuto del rapporto con l’altro sesso, almeno in termini sessuali.

Il dilemma è se dichiarare in anticipo alla partner il problema (oltre al modo in cui farlo), o se sperare che la stessa non se ne accorga può portare alla terza soluzione che rappresenta “la fuga” da tali situazioni. Ma non è solo la “menomazione sessuale” che preoccupa tali pazienti, anche quella che potremmo definire “menomazione sociale” come quella di fare la doccia in uno spogliatoio dopo aver praticato uno sport di gruppo oppure indossare un costume o dei pantaloni più aderenti, può rappresentare un problema.

In tutti questi casi in cui l’aspetto estetico è preminente, urologo e psicosessuologo devono lavorare insieme per consigliare al paziente l’apposizione di una protesi, Quest’atto chirurgico tanto semplice quanto efficace risolve spesso i problemi relazionali del paziente, anche se, non raramente, risulta difficile far accettare la protesi per quella che si potrebbe definire “fobia del corpo estraneo”.

-COCLUSIONI

In definitiva il paziente operato di orchiectomia e successiva terapia per tumore testicolare, si trova, spesso se non sempre, alle perse, con problemi di natura psicologica dovuti alla sua condizione di monorchide (a volte) non eiaculante, con ridotta fertilità. Tale paziente, quale sia il suo status psicologico, è un paziente indebolito dalle terapie ed è estramemente fragile che necessita, senza dubbio, di un sostegno di natura psicoterapeutico.

L’ideale sarebbe di avere all’interno di un equipe medica una figura professionale come lo psicologo o il sessuologo, che possa supportare le persone a cui viene diagnosticato un tumore; in questo caso si parla di neoplasia testicolare, ma qualsiasi altro tipo di tumore venga diagnosticato porta nelle persone sentimenti di paura e ansia.

Gli interventi psicoterapeutici possono aiutare le persone: a contenere e ridurre i principali problemi psicologici legati alla malattia (ansia, depressione e altri disturbi di adattamento) attraverso modalità comportamentali più funzionali e positive; a integrare la malattia nella propria esperienza di vita e a trovare un senso a ciò che è successo; a stabilire una comunicazione con i propri familiari e lo staff curante; utilizzare tecniche di rilassamento durante il percorso terapeutico (indagini diagnostiche, chemioterapia, radioterapia, controlli ambulatoriali, ecc) e infine ad affrontare l’incertezza del futuro attraverso l’acquisizione di nuove strategie comportamentali.

 

 

Dott. Monica Riccio 
Psicologo clinico – Psicoterapeuta – Sessuologa                                                                                                         

 

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