Ascoltarsi, ascoltare di Vittorio Luigi Castellazzi

È membro di varie società scientifiche nazionali e internazionali, tra cui la Society for Personality Assessment e l'International Rorschach Society. Ha fondato la «Scuola Rorschach e altre tecniche proiettive» dell'Università Salesiana.

Scorrendo le pagine del libro troviamo un pensiero di Italo Calvino davvero molto interessante:"In un'epoca e in un paese in cui tutti si fanno in quattro per proclamare opinioni e giudizi, il signor Palomar ha preso l'abitudine di mordersi la lingua prima di fare qualsiasi affermazione. Se al terzo morso di lingua è ancora convinto della cosa che sta per dire, la dice; se no sta zitto. Di fatto, passa settimane e mesi interi in silenzio". L'ascoltare è un'arte difficile. È certamente più difficile del parlare. E lo è soprattutto oggi. La nostra infatti è una società in cui tutti parlano ma pochi ascoltano. E quei pochi che sono disposti a farlo sembrano privilegiare l'ascolto virtuale, nuovo muretto e nuova piazza in cui trovano spazio i vari social network. Viene spontaneo da pensare ai nostri politici, oggi più che mai, perché continuano a produrre fiumi di parole e hanno ormai colonizzato tutti gli spazi disponibili del network.

Le vie della parola sono infinite ma è l'uso che se ne fa che deve essere controllato poiché  questo veicolo di conoscenza, pur sotto un'apparente umiltà, può trasformarsi in ostacolo alla comunicazione stessa, come insegna quanto tramandato a proposito della Torre di Babele. Bisogna porre attenzione alla parola perché essa contiene, perché esprime, emozioni e sentimenti e andrebbe sempre valutata attentamente, cosa che non sempre, o meglio raramente, accade nella società di oggi.

In Ascoltarsi, ascoltare Vittorio Luigi Castellazzi propone un'approfondita disamina del dialogo, partendo dall'ascoltarsi. "Conosci te stesso" costituisce l'imperativo di partenza proprio per invitare il lettore a scoprire le ridondanze intime della parola affinché si attui un incontro con consapevolezza; far chiarezza sulla propria identità è presupposto per poter accogliere "l'altro", senza maschere.

Per ascoltarsi è necessario il silenzio, una pausa, cose che sono ritenute un lusso nelle  giornate senza tregua che viviamo. Non a caso l'Autore richiama lo spessore del silenzio sia quale sfondo che esalta la parola sia quale comunicazione altrettanto efficace. Evolutivamente, in principio è l'ascolto. La parola viene dopo. Non c'è nessun Io parlo se non è preceduto da un Io ascolto. Se, dunque, avremo imparato ad ascoltare, sapremo anche parlare un linguaggio che non sia cicaleccio, conversazione amena, rumore, auto-ascolto piacevole ...ma parlare per comunicare per incontrarsi, per stabilire un dialogo.

Anna De Lutiis

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