Allarme ansiolitici e antidepressivi. In Umbria consumi in forte …

Perugia, 19 ottobre 2014 - LO STATO di salute degli umbri migliora, ma peggiora la condizione psicologica. Il Cuore Verde non fa eccezione rispetto al resto del Paese: a stare peggio sono soprattutto i giovani fino ai 34 anni e in particolare i maschi tra i 45-54. Le donne stanno psicologicamente un po’ meglio per due motivi: il maggiore impatto del tema lavoro e una propensione ad aprirsi di più rispetto a nove anni fa. ,183

IL QUADRO della condizione psicologica della popolazione umbra lo ha tracciato l’Ordine degli Psicologi regionale presieduto da David Lazzari, durante il convegno «La mente che cura»(nella foto) che si è svolto ieri alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Rispetto allo stato di salute fisica (dati Istat 2014) l’Umbria ha un indice di 51,2, identico alla media nazionale, ma leggermente più basso dell’Italia centrale (51,3). ,183

Per la salute psicologica, invece, l’indice è 48,9 (media Italia 49,0 e centro Italia 49,0) dato che ci pone al 15esimo posto tra le regioni. Per spiegare questo posizionamento si possono inquadrare due fattori. Il primo, un handicap, riguarda le dimensioni: una realtà piccola ha meno risorse ed economie di scala. Il secondo è un vantaggio: una buona qualità della vita.,183

QUANTO al consumo di ansiolitici, l’Umbria è poco al di sotto della media nazionale (52,8 dosi per mille abitanti contro 53,6) ma è la regione che mostra il più alto incremento (+1,9%) rispetto al 2012 dopo la Valle d’Aosta. Questi dati ci dicono che il farmaco è la prima risposta che viene proposta per il disagio psicologico. Ma non sempre, mostrano gli studi, è la più efficace e conveniente. «Il farmaco — è stato detto durante il convegno — può dare una spinta ma l’aiuto psicologico è fondamentale per guidare il cambiamento nella maggior parte delle situazioni». ,183

LA NOSTRA regione inoltre, solo per gli antidepressivi, è al quarto posto in Italia, passata da 28.7 dosi di farmaco consumate giornalmente da 1000 abitanti a 50.2 a fronte di una media nazionale di 39.1. La presenza di psicologi nelle organizzazioni, infine, è ancora episodica, è una professionalità a molte facce che viene spesso utilizzata poco e male. L’Umbria poi è indietro rispetto ad altre regioni in questo campo. Purtroppo in alcuni soggetti vi è una resistenza dovuta alla visione dello psicologo come un professionista legato alla malattia mentale, uno ‘strizzacervelli’ che non da pillole. E questa sorta di ‘diffidenza’ può causare danni ancora più gravi alle persone con difficoltà psicologiche.,183

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