Alberi tra le nuvole – Sandro Montanari

Sandro Montanari insegna Psicologia generale alla Sapienza Università di Roma.
Oltre a numerosi saggi e articoli scientifici, ha pubblicato i volumi: Nascere in ospedale: implicazioni psicologiche e bioetiche (1995), La famiglia in noi (con G. Vassallo, 1995), I colori dell’adolescenza (1999), Oltre lo specchio. Formazione, terapia e paradigma sistemico (2004), Alle prese con la famiglia. Esperienze e riflessioni sui nodi centrali della vita. (con G. Avanti, 2006), Riflessi nello schermo. Prospettive di tutela dei minori nell’era digitale (2007).

Sandro Montanari si sperimenta ora con un libro di poesie, pubblicato da Pioda Editore.

 Come definirebbe il suo “Alberi tra le nuvole”?

Una flebile corda sospesa tra due silenzi (alfa e omega).

 Com’è nata l’idea del libro?

Dalla necessità di condividere una irrefrenabile esondazione di sentimenti.

 Quand’è sorta la sua passione per la poesia?
Fin dall’adolescenza. E’ sorta dal vano tentativo di ricucire uno strappo, di dare un ordine al magmatico accavallarsi dei moti interiori, di restituire forma ai sogni, di esplorare le fessure del cosmo, di dare voce all’altrimenti, per me, inesprimibile.

  Quali autori e poeti l’hanno ispirata?

Tutta la poesia mi coinvolge e, a volte, mi travolge come un’onda di marea notturna. D’altronde scrive Bateson: "Quando l’investigatore si mette a sondare zone ignote dell’universo, l’estremità opposta della sonda scava sempre nelle sue stesse parti vitali".

 A chi è indirizzato il libro?
A coloro che viaggiano nell’anima. I miei lettori privilegiati sono coloro che amo.

 Come può la poesia farsi strada in una società come la nostra, disabituata alla profondità?
Poesia è "ascoltare", azione diversa dal "sentire". Poesia è fare silenzio, è uscire dalle rassicuranti abitudini e dal clamore. E’ nel silenzio che si riconosce se stessi, che si accoglie l’altro, che si ascolta il battito dell’universo. E questo, per fortuna, è ancora possibile in qualunque forma di società.

  La sua opinione in merito all’attuale panorama editoriale italiano?
Il panorama è tanto variegato e la linea d’orizzonte è talmente lontana che non mi sento di esprimere nessun parere in merito. Ma lo osservo con interesse.

 Circolano sempre meno libri di poesia: come mai, secondo lei?
A fronte della attuale tecnologia a disposizione, ho l’impressione che il problema, per i libri, nasca dalla difficoltà della materia di spostarsi nello spazio. Come sostiene Meyrowitz, Internet ha invece abbattuto i limiti spazio-temporali. La poesia, comunque, non è limitata dalla materia: credo sia, in ogni caso, totalmente trasversale e abbia vita autonoma.

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