Agorà Magazine – Articoli filtrati per data: Ottobre 2013

Il Presidente Letta ha dato lettura, ieri alla Camera, degli intenti del Governo per il Consiglio Capi di Stato e di Governo UE dei prossimi giorni. Grandi parole, recitate con grande umano sentimento, ma nell’insieme ne emerge un quadro di sola emergenza, dove sono venute a mancare le fondamentali valutazioni sia sul quadro internazionale, sia le previsioni a medio e lungo termine e, ancor di più, nessuna concreta soluzione di cosa fare nel prossimo futuro.

Chissà che quel “Vergogna” tanto urlato da Papa Francesco non fosse indirizzato anche alle Istituzioni italiane che hanno concorso a prepararle il suo discorso. Non c’è, infatti, da dimenticare che a settembre dell’anno scorso, in molto similare occasione, morirono affogati 64 emigranti a trecento metri dalla costa di Lampedusa. E in un anno, a prescindere dalle brillanti dichiarazioni d’intenti non è cambiato assolutamente nulla, se non un maggior scaricabarile sulle responsabilità Europee.

Il problema dell’immigrazione sta assumendo una dimensione catastrofica e le sue parole non celano altro che la paura di raccontare agli italiani che cosa sta veramente accadendo in Mediterraneo, in particolare, e nel mondo.

Perché non si fa mai nessun accenno alla reale situazione degli emigrati in Europa, chiarendo che l’Italia è solo la quarta nazione come numero di immigrati “ospiti”, preceduta da Germania, Francia, Inghilterra e di poco distanziata dal Belgio. Non sarebbe stato meglio evidenziare i dati Eurostat sui flussi migratori, in particolare quanti dei “clandestini/rifugiati” che approdano in Italia permangono sul territorio e quanti altri decidono per altri lidi europei. In questa maniera si sarebbe maggiormente capito che il problema non è solo italiano ma soprattutto europeo.

E qui nasce la prima grande incognita, mai svelata, di questa tragedia. La maggior parte dei clandestini/rifugiati sono di provenienza da paesi Musulmani. Paesi che ben rappresentati nel complesso della Lega Araba, hanno trovato un riferimento di rilievo se non fondamentale, sia dal punto di vista etico-politico, che soprattutto finanziario, in altri paesi di maggiore interesse strategico. Mi riferisco agli Stati del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita e il Qatar. E’ possibile che queste nazioni, con ben due milioni di “sfollati” dalla Siria, continuino imperterriti a non consentire un minimo di assistenza ai propri fratelli Musulmani?

Il problema è giustamente orientato verso l’Europa; mi chiedo, però, perché l’Europa, con l’Italia del Ministro Bonino in testa, non incomincia a puntare i piedi in ambito Nazioni Unite? Si, la stessa sede dove non più di due giorni fa l’Arabia Saudita ha rifiutato il posto assegnatole presso il Consiglio di Sicurezza, per “protesta contro il mancato intervento militare in Siria”! Perché non si convocano gli ambasciatori di questi Stati per coinvolgerli in quel progetto che Letta ha lanciato per “integrare le questioni migratorie negli accordi di cooperazione, concludere partenariati per la mobilità e la sicurezza con gli Stati della sponda sud, favorire il ritorno e il reinsediamento dei migranti nei Paesi di origine e di transito”. A tal proposito e per non ripetere gli errori del passato, aggiungo che già nel 2011 l’allora Ministro Maroni, nella sua brillante politica dei “respingimenti” attuò programmi di cooperazione, fornendo ai Governi (Tunisia) di origine 800€ per il reinsediamento dei clandestini rimpatriati nei luoghi di origine. L’effetto fu un immediato flusso di nuovi migranti clandestini, questa volta pagati dallo Stato Italiano!

Ma, ancor di più, è il mondo intero che è stufo di vedere il complesso d’insieme internazionale, tacitamente silente su questi problemi. La politica del “Leading from Behind” di Obama, e il suo brillante discorso di apertura ai fratelli Musulmani del febbraio 2009, sono a capo di tutto questo sconquasso realizzato in Mediterraneo. Probabilmente quando Obama ha ipotizzato il behind sul quale poggiare, non ha avuto dubbi: l’Europa. Peccato che ancora nessuno ci ha avvisati che si sta giocando con il nostro behind!     

Sempre in politica estera, nel mese di novembre è prevista la Conferenza internazionale sulla Siria a Ginevra. Se veramente Letta avesse carattere, proporrebbe all’UE di portare in agenda anche questo argomento, perché la responsabilità dell’aumentato flusso dei migranti è solo ed esclusivamente di chi ha fomentato il “riordino” democratico del Mediterraneo: Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Paesi del Golfo. Volendo ci si può aggiungere anche l’Iran, ma solo a margine, per il supporto dato a Hezbollah per il loro intervento in Siria. Una ragione in più, dunque, per portare in ambito Internazionale la necessità di aprire al “dialogo” sui flussi migratori anche i Paesi Arabi Mediorientali e, perché no, gli Stati Uniti che invece di spendere soldi in armamenti ultratecnologici, non si sa  a quale fine e per quale guerra futura, o per ascoltare le conversazioni del Presidente Hollande, farebbe bene a dedicarsi a ridare una casa ai 2Milioni di sfollati siriani e, soprattutto, a pensare che cosa ne dovrà fare dei 18.000 Jihadisti tunisini, libici e altro, il giorno in cui (speriamo presto) la pace tornerà in Siria!

Non va, infine, dimenticato “Schengen” e le storture prodotte dalle nostre Istituzioni per le procedure da attuare per la concessione di visti turistici. Come mai differiscono al tal punto che i clandestini arrivano in Svezia o nei paesi bassi in aereo o via mare con tanto di visto turistico, mentre sulla sponda sud i passaggi per la “morte” diventano sempre più esosi? In un contesto, quale quello Euro Mediterraneo, potenzialmente estremamente cambiato, manterrebbe la sua piena validità rivedere integralmente i parametri di Schengen sulla sicurezza delle frontiere, nel particolare della concessione di Visti turistici alle nazioni del fronte sud del 5+5 con una maggiore apertura alla libera circolazione dei popoli rivieraschi.

E se questo vale per fermare o diminuire i flussi migratori per l’Italia, consiglierei al Presidente Letta di chiedere chiarimenti alla Presidente Boldrini, visti i suoi tanto pubblicizzati pregressi, sulle pecche attualmente esistenti nel sistema delle nazioni Unite per l’assistenza ai Rifugiati (UNHCR). Anche lei fu interessata l’anno scorso per il campo profughi di Chouscha, in Tunisia, dove circa duecento libici, sfuggiti alla guerra “tribale”, ancora in corso), avevano difficoltà a farsi riconoscere lo status di “rifugiato”. Rassicuri pure la Presidente Boldrini; non c’è più bisogno di preoccuparsi per i libici: la maggior parte di loro sono morti annegati nel tentativo di raggiungere l’Italia!

 

 

Molto sinteticamente, anche in questo settore, sarebbe auspicabile uniformare le procedure di assegnazione dello status di Rifugiato, svincolandole completamente dalle normative delle singole nazioni. Per fare un esempio su tutti. I siriani sfollati (2Milioni!) sono attualmente accolti in campi profughi in Giordania, Iraq, Libano etc., dove godono dello Status di Rifugiato. Dal momento in cui lasciano il territorio della nazione che gli ha rilasciato tale status, diventano clandestini. Sono quindi costretti a entrare nelle maglie della delinquenza organizzata alla ricerca di un passaggio della “morte” per l’Italia. Giunti in Italia (quando gli va bene), gli viene nuovamente assegnato lo status di Rifugiato. Non sarebbe meglio valutare all’origine la reale destinazione richiesta dal Rifugiato?

 

 

 

Presidente Letta e tutti quei grandi burocrati che sono all’origine di questo scempio, io non sono Papa Francesco, quindi non ho né il potere né la voglia di urlare ingiunzioni o quant’altro, ma un suggerimento è d’obbligo da parte mia: L’immigrazione deve essere trattata come un fenomeno strutturale di lunga durata, con una strategia complessiva di lungo periodo, orientata alla progressiva attenuazione dei “pusher factors” nei principali Paesi originatori di flussi migratori ed all’ottimizzazione dell'utilità socio-economica dei movimenti migratori residui, sia per gli Stati d'origine che per quelli di destinazione.

Per il resto, di tutte le belle parole lette dal Presidente Letta, il vento ben presto non lascerà traccia e, se non si interverrà in tempo e concretamente, l’anno avvenire i morti non saranno più 300, ma molti, molti di più!

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