Facciamo un esperimento. Provate a chiedere a un amico di fare un disegno qualsiasi, senza che voi vediate o sappiate di cosa si tratti. Riuscireste a riprodurlo solo guardando il vostro amico negli occhi? Probabilmente la risposta è no. Eppure questo, per un mentalista, è pane quotidiano. E non scomodate la telepatia, la chiaroveggenza o la magia: qui la partita si gioca su ben altri livelli.
«Un mentalista è un raffinato conoscitore della psiche umana e delle sue capacità nascoste, in grado di sfruttare al meglio le potenzialità e le lacune della mente per creare alterazioni e illusioni percettive. Se in passato era colui che dichiarava di possedere poteri paranormali, oggi è invece un personaggio più spigliato e meno cupo, che tuttavia continua a mantenere un’aura di mistero intorno alle reali tecniche utilizzate». A spiegarcelo è Max Vellucci, 38 anni, esperto di comunicazione e da anni appassionato studioso di mentalismo. Vive a Roma, la città in cui è nato, e ha lo sguardo curioso e penetrante di chi sembra voler leggere sempre tra le righe.
Max Vellucci nsieme a una spettatrice
Da tre anni promuove in giro per l’Italia Psyche, uno spettacolo interattivo, ironico e suggestivo in cui i presenti sono direttamente coinvolti dall’inizio alla fine: l’obiettivo è dimostrare come la mente umana sia in realtà manipolabile e fallibile. E sul palco, insieme alle sue tecniche, Max porta anche un bagaglio di conoscenze che esulano dalla profonda preparazione sulle dinamiche psicologiche, tanto che la sua presenza scenica è il frutto di un solido background dato dalla sua poliedrica formazione. Nel corso degli anni ha infatti approfondito lo studio critico dei fenomeni paranormali, si è occupato di teatro, illusionismo, tecniche di comunicazione e formazione e ha portato avanti anche i suoi studi di ingegneria informatica.
«Mi definisco un “Mind Performer”, ovvero un intrattenitore che gioca con la mente», spiega, mentre riflette sul suo percorso. «Ciò che mi ha spinto maggiormente nel mio cammino artistico e professionale è stata la curiosità di capire come funzionavano le cose, in primis la mente umana. Ho studiato per anni le tecniche dell'illusionismo, della comunicazione persuasiva e dell'ipnosi sia per curiosità personale, sia per cercare di portare in scena qualcosa di originale e suggestivo. Ed è stato coniugando diverse tecniche che sono riuscito a concretizzare il mio sogno di creare Psyche». Un sogno riuscito bene, se si pensa che lo scorso 24 novembre, al Teatro Alba di Roma, c’era anche l’inconfondibile mago Silvan a godersi lo spettacolo: un motivo innegabile di orgoglio per Max. «Silvan è un amico da anni ormai e spesso ho l'onore e il piacere di averlo come ospite ai miei spettacoli. Potrei dire che quello che fa con le mani, ovvero manipolare oggetti e carte per dare la sensazione di creare qualcosa di impossibile, io lo faccio con i pensieri e i ricordi dei miei spettatori».
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