ROVERETO. Firmato un accordo di Erasmus+ tra UniTrento e l’Università di Nagasaki per favorire la mobilità internazionale di sei studenti e di due professori dei corsi di laurea magistrale e dottorato dei due atenei. In particolare l’accordo prevede la possibilità a tre studenti dell’Ateneo trentino di passare cinque mesi presso l’Università di Nagasaki.
E' avvenuto nel corso del summit scientifico (dal titolo "The Development of Bonding: integrating genes, behavior, and environment") che venerdì 5 febbraio si è tenuto a Palazzo Istruzione di Rovereto, sede del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell'Università di Trento.
Durante il simposio sono stati presentati i risultati di recenti ricerche svolte in collaborazioni tra l'Università di Trento e le tre Università giapponesi di Nagasaki, Chiba e Kanazawa.
Protagonisti al tavolo sono stati il rettore dell’Università di Trento Paolo Collini, i delegati del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive Paola Venuti e Gianluca Esposito, Chisato Mori per l'Università di Chiba e Hiroyuki Nakamura per l’Università di Kanazawa.
Il modo in cui una madre accudisce un bambino riflette come lei stessa è stata accudita da bambina. Quello che l’esperienza insegna da sempre negli anni ha trovato un riscontro scientifico. A influenzare le modalità di interagire con gli altri e di sviluppare legami affettivi, ma anche a determinare il benessere e l’equilibrio di una persona, sono fattori sia genetici sia ambientali. E ciò che accade nei primi anni lascia l’impronta per tutta la vita e nelle generazioni successive.
«Le primissime forme di interazione tra madre e figlio – chiariscono i ricercatori del team internazionale – creano dei meccanismi cerebrali che resteranno stabili e regolano il modo in cui ci comportiamo “socialmente” durante la vita adulta. E le dinamiche si conservano da una generazione all’altra sia per la perseveranza genetica (trasmissione del corredo genetico) sia per la trasmissione culturale (quelle che si potrebbero definire le abitudini e lo stile di famiglia)».
Gli organizzatori dell’evento, Gianluca Esposito (Università di Trento) e Kazuyuki Shinohara (Università di Nagasaki), aggiungono: «I dati presentati al simposio hanno mostrato come il benessere del bambino sia legato a molteplici fattori e la componente ambientale giochi un ruolo fondamentale. Le case in cui viviamo, il cibo che mangiamo lasciano tracce nel nostro organismo che tramandiamo alla nostra progenie. Per questo motivo diviene centrale il concetto di medicina preventiva pre-primaria (che, prima ancora di prevenire un sintomo, intende creare dei livelli di vita che diminuiscano le contaminazioni chimiche al nostro organismo)».