ESTERO = La psicologia tipica delle crisi economiche spinge coloro che andavano abitualmente all’estero a ridurre sia la frequenza sia la durata dei loro soggiorni. Nel 2012 diminuisce l’entusiasmo per viaggi complicati, organizzati e lontani. Decine di fattori interni sembrano suggerire una grande prudenza e una forte attenzione a quello che succederà nei prossimi due-tre mesi. In questo momento andare lontano non sembra essere una scelta ragionevole. Le campagne promozionali e i pacchetti scontati delle nazioni turistiche tropicali e nordafricane non incontrano, come in passato, l'attenzione degli italiani.
Londra cresce senza promozioni speciali grazie all'interesse degli sportivi per i Giochi Olimpici. Non si azzera l'interesse per i viaggi internazionali, ma riemergono le caratteristiche della domanda turistica italiana (mangiare italiano, parlare italiano, viaggiare italiano). Alcuni intervistati guardano all'estero "vicino", annunciano la vantaggiosa concorrenza della Slovenia e della Croazia, citano le isole greche (6% contro il 7,6% del 2011) e in generale fanno riferimento a destinazioni che sembrano costare meno. La Tunisia è stata citata dal 6,2% degli italiani.
La Germania, mai citata nel 2011, diventa destinazione turistica per l’1,8% degli intervistati. Altrettanto piccoli i numeri degli italiani amanti della montagna che citano l'Austria (2,2%), una nazione nota per la tradizione e i suoi prezzi convenienti. Un 2012 “in fuori gioco” per la Svizzera, diventata troppo cara per gli italiani. Si riduce anche l'interesse per Stati Uniti, Sud America, isole dell'Oceano Indiano ed Emirati Arabi. Per luglio e agosto (65% del movimento turistico) molto dipenderà da quello che offriranno le compagnie low cost, che determinano le scelte dei giovanissimi italiani che fanno scelte di viaggio collettivo a estate avanzata.
DOMANDA-OFFERTA E REDDITI (le tre megavariabili del 2012) = Il turismo viene scientificamente definito: fruizione di servizi da parte di persone che “fuori casa” visitano, consumano e utilizzano il patrimonio paesaggistico, culturale, artistico, ricreativo e ricettivo di un territorio. Esistono decine di definizioni empiriche che però non riescono a chiarire perché il turismo d’affari e il turismo ‘leisure’ (di vacanza) sono economicamente e statisticamente una cosa sola. I manuali accademici concordano invece sull’affermazione che: non ci sarebbe turismo se non ci fosse un ricettivo adeguato per ospitare la clientela internazionale.
Non essendoci ancora uno standard internazionale scientificamente descritto, da aprile a ottobre l’offerta alberghiera italiana si aggancia alla classificazione ‘a stelle’ che viene autocertificata (e nessuno verifica) per cui la riqualificazione del patrimonio ricettivo langue o arretra. La situazione di stallo dell'offerta alberghiera dura da almeno un decennio. Quanto alla domanda, non si deve dimenticare che gli italiani più di altri:
- hanno diritto a un congruo periodo di ferie (mediamente 30 giorni + festivi);
- vivono in città che nel 65% dei casi sono lontane dal mare balneabile;
- per il 50% almeno, abitano in aree antropizzate e industrializzate;
e che “mediamente” il turista italiano:
- preferisce l’auto al treno;
- non sa nuotare (lo conferma il censimento Istat);
- ha paura dell’acqua profonda;
- mette il cibo in primo piano;
- è diffidente verso le offerte alimentari, anche regionali, che non conosce.
A monte dell'indagine possiamo quindi considerare probabile che, anche nel 2012, una congrua parte degli italiani consumi le sue ferie in Italia, sulle rive del mare, in montagna, alle terme, ai bordi dei laghi, a casa di amici, in barca...