Tachipirina, pillola da mal d’amore

La Tachipirina è utile anche per curare i mal d'amore.

La Tachipirina è utile anche per curare i mal d'amore.

Dall'influenza ai dolori di testa. E da oggi anche per il mal d'amore. Usata per curare numerose patologie, la Tachipirina è diventata un valido alleato pure per superare le pene di cuore.
DOLORE FISICO E PSICOLOGICO. A scoprirlo è stato il gruppo di ricercatori americani coordinati dalla psicologa Naomi Eisenberger, dell’Università della California, con un primo lavoro pubblicato nel 2003 su Science, seguito dagli ultimi articoli pubblicati dalla rivista Psychological Science.
Gli studi hanno dimostrato che le aree cerebrali responsabili del dolore fisico e di quello emotivo siano in parte soprapposte. E la Tachipirina, farmaco noto per la capacità di placare il dolore fisico, è allora in grado di alleviare le sofferenze di essere abbandonati dalla persona amata.

Esperimento condotto su 62 studenti universitari

Gli studi sulla Tachipirina sono stati condotti dall'Università della California.

Gli studi sulla Tachipirina sono stati condotti dall'Università della California.

Per verificare l’efficacia della tachipirina come 'antidolorifico emotivo', Eisenberger e colleghi sono partiti da uno studio di tipo comportamentale in cui sono stati coinvolti 62 studenti univeristari in buona salute che hanno assunto ogni giorno, per tre settimane, 1.000 milligrammi di Tachipirina o, in alternativa e a loro insaputa, la stessa dose di placebo, cioè di una sostanza priva di qualunque principio attivo.
RIDOTTA LA PERCEZIONE DEL DOLORE. Ogni sera dovevano descrivere l’intensità delle ferite sociali provate durante il giorno, usando come riferimento una scala di valori standard per la quantificazione del dolore, e annotare le emozioni positive.
I risultati hanno dimostrato che la dose giornaliera di Tachipirina, a differenza del placebo, è stata in grado di ridurre in modo progressivo la percezione del dolore emotivo agendo in modo specifico sulle emozioni negative, senza quindi potenziare quelle positive.
L'ESCLUSIONE SOCIALE FA MENO MALE. Il passo successivo è stato individuare i circuiti nervosi alla base di tale meccanismo.
Nel secondo esperimento 25 studenti universitari hanno assunto per tre settimane la dose quotidiana di 2.000 milligrammi di tachipirina o di placebo; a fine trattamento a ognuno di loro è stata fatta una risonanza magnetica funzionale mentre si cimentavano con un videogame in cui si deve lanciare la palla a un altro giocatore che, dopo averla afferrata, deve rilanciarla. Nel primo round il giocatore è incluso nei passaggi del pallone per l’intera partita; nel secondo round, invece, viene escluso dopo aver ricevuto il pallone per la terza volta.
I risultati hanno dimostrato che la Tachipirina è in grado di ridurre sia l’attività neuronale sollecitata in risposta alla percezione dell’esclusione sociale sia quella associata alla componente affettiva del dolore fisico.

Dolore meno sopportabile nelle giornate di stanchezza e malinconia

I ricercatori hanno svolto due ricerche sugli studenti universitari.

I ricercatori hanno svolto due ricerche sugli studenti universitari.

Per arrivare a comprendere la percezione del dolore fisico nell'ultimo decennio la comunità scientifica ne ha studiato con attenzione la natura fisiologica grazie alle potenzialità offerte dalla risonanza magnetica.
Tra le scoperte, quella che la percezione del dolore fisico si suddivide in due componenti: da un lato la capacità di distinguere che tipo di dolore proviamo (acuto, diffuso, profondo, superficiale, breve, prolungato) e dove si localizza (arriva dal piede, dalla pancia), dall’altro quella di valutare soggettivamente quanto per noi è sopportabile; un dolore di intensità costante, infatti, può essere meno sopportabile in una giornata in cui siamo stanchi, malinconici o arrabbiati.
SOVRAPPOSIZIONE DEI CIRCUITI NERVOSI. «Significa che esiste un’interazione fra la parte sensoriale e la parte cosiddetta affettiva del dolore fisico», spiega il neuroscienziato sociale Salvatore Maria Aglioti, professore di Psicologia all’Università La Sapienza di Roma.
«A livello del sistema nervoso, la rappresentazione del dolore si basa su una molteplicità di strutture cerebrali che nel complesso costituiscono la matrice del dolore. Se la componente sensoriale del dolore fisico e quella affettiva si snodano lungo aree cerebrali differenti, esiste poi un’ampia sovrapposizione fra tali circuiti nervosi e quelli responsabili del dolore emotivo o sociale». 
SOVRAINTERPRETAZIONE DEI RISULTATI. Secondo Aglioti il modello sperimentale adottato dal gruppo di ricercatori di Eisenberger è corretto, ma «il problema è che i risultati sono stati sovrainterpretati»: «È senza dubbio interessante, e condivisibile, che esista una parte di sovrapposizione fra aree cerebrali responsabili della componente affettiva del dolore fisico e del dolore sociale, ma non si può concludere che le due cose coincidano».
Per Aglioti, quanto osservato dai ricercatori americani riguardo ai fenomeni del rifiuto sociale, è molto simile a ciò che accade quando si guarda un’altra persona soffrire: «Anche in questo caso esiste una parziale sovrapposizione tra le strutture neuronali coinvolte del dolore fisico percepito in prima persona e in quello percepito attraverso l’esperienza altrui».
AZIONE SOLO SUL SINTOMO DEL PROBLEMA. Tuttavia anche Aglioti si è detto convinto che «un efficace antidolorifico possa agire su un fenomeno complesso come la percezione del dolore emotivo», ma l'uso della Tachipirina mira a «placare l’eccesso di attività cerebrale presente nel momento di sofferenza acuta ma, come nel caso della somministrazione di un antidepressivo, può agire solo sul sintomo e ha senso che sia associata a una valida psicoterapia».

Mercoledì, 14 Marzo 2012

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