Pubblicato il 3 luglio 2013 11.57 | Ultimo aggiornamento: 3 luglio 2013 11.58
TAG: Silvia Caramazza
BOLOGNA - ‘Violenze e violenze’, questo il titolo di un post pubblicato (e datato 3 giugno) da Silvia Caramazza sul proprio blog. Venticinque righe, uno sfogo, una difesa di una donna contro la violenza psicologia e fisica subita dal proprio partner:
C’è una linea sottile tra il sospetto e la violenza, psicologica intendo. Va da se che rompere telefoni cellulari o computer faccia parte di una violenza psicologica ben definita anche penalmente.
Ma anche tenere sotto pressione una persona facendole credere di essere controllata non è un’azione che può passare così, senza colpo ferire. Dire a una persona ”ti controllo il telefono e le mail tramite un investigatore” è una pressione che a lungo andare logora e sfibra chiunque. Non sentirsi sicuri al telefono, sapere che un ex potrebbe in un futuro incerto scrivere una mail mette in allerta, anche se non si ha nulla da nascondere.
Trovare telecamere in casa messe ”per controllare se qualcuno entra” potrebbe anche essere lecito, ma se sono in casa mia e nessuno mi ha mai avvertito della loro esistenza la trovo un’intrusione altrettanto fastidiosa rispetto alle precedenti. Andare a cena fuori e sentirsi dire ”ti ho fatta seguire per sapere se quel maniaco del tuo amico ti seguiva” mi pare un arzigogolio inutile, mi hai fatta seguire? Ma siam pazzi.
Ma c’è un altro grado di violenza. Quella velatamente fisica. Se dico che non ho voglia di rapporti e mi tocchi non una, ma più volte ripetutamente, oltre a darmi un fastidiosissimo senso di repulsione, penso rientri tra le molestie sessuali. Poi mi dici che vuoi essere chiamato amore…