Cuore di mamma, ma non solo. Essere genitori modifica anche le reazioni del cervello quando si guardano o si ascoltano dei bambini, specie se sofferenti. Ma anche chi non ha figli può avere maggiore o minore empatia e senso di protezione per i “cuccioli” d’uomo. Ora la scienza ha scoperto il perché: dipende dalla presenza di una particolare variante genetica, presente in una persona su 3. Donne e uomini.
A far luce sul segreto dell’istinto materno e a stanare il gene del “genitore chioccia” è uno studio condotto in collaborazione tra l’università di Tampere in Finlandia e l’università di Milano-Bicocca, pubblicato su Emotion.
I ricercatori hanno scoperto che le diverse reazioni alla vista di un bimbo possono dipendere da varianti del gene Oxte: il “mattone” di Dna che regola la produzione dei recettori per l’ossitocina, l’ormone delle coccole prodotto dall’ipofisi posteriore. Il lavoro è firmato da Mikko Peltola, Santeri Yrttiaho, Kaija Puura, Nina Mononen, Terho Lehtimaki, Jukka Leppanen dell’ateneo di Tampere, insieme ad Alice Mado Proverbio, professore associato di psicobiologia nel Dipartimento di psicologia dell’università di Milano-Bicocca, che ha eseguito nell’Erp Lab la validazione degli stimoli (visi di neonati) utilizzati nella ricerca, e in altri studi elettrofisiologici che hanno dimostrato l’esistenza di una risposta preferenziale dell’adulto per il volto dei piccoli.
In 48 madri di bimbi di 7 mesi (età media 30 anni) e in 46 donne senza figli (età media 24 anni) sono state osservate le reazioni emotive di fronte a immagini di volti di bambini che esprimevano sofferenza o bisogno di aiuto. È stato così evidenziato un tempo di latenza più rapido, circa 100 millisecondi in meno, nella risposta cerebrale di empatia delle donne (madri o senza figli) portatrici di una particolare variante genetica. In particolare, è emerso che il genotipo “GG“della variante genetica “rs53576 Oxtr”, presente in circa un terzo della popolazione generale (maschi e femmine), era più efficace nell’accendere la corteccia orbito-frontale responsabile dell’attaccamento parentale.
Una simile risposta empatica alla sofferenza infantile è stata osservata nel gruppo delle mamme, rispetto alle donne senza figli. Al contrario, essere genitori o meno, e possedere o meno il genotipo GG non modificava la reazione cerebrale alla vista di volti di persone adulte. È la dimostrazione di un effetto specifico della variante genetica di fronte al volto dei piccoli.
«Da tempo - commenta Proverbio - si cercava di comprendere la relazione tra l’istinto di protezione dei piccoli e livelli di ossitocina cerebrale. Ora è chiaro che gli effetti dell’ossitocina cerebrale dipendono in parte dalla presenza di varianti genetiche (presenti nella popolazione in almeno 3 tipologie AA, AG, GG) del gene Oxtr, che codifica il recettore di questo neuro-ormone. Anche in chi non è genitore è possibile che la presenza dell’allele GG di questo gene renda più funzionale l’ormone dell’attaccamento, simulando quindi l’amore materno nel cervello di persone senza figli, che sono dunque in principio più empatiche e protettive verso i piccoli, nei confronti di chi possiede le altre tipologie genetiche».