Napoli, 26 giu. - (Adnkronos) - L'importanza della psicologia per dare il giusto valore alle cure palliative e per recuperare il tempo perso su questo fronte, considerando questo approccio come un "intervento attivo" e non come "qualcosa di inutile", da relegare agli ultimi giorni di vita del paziente, quando la medicina tradizionale non produce piu' effetti. Questa la sfida che vede impegnate la Campania e l'Italia per recepire in pieno la filosofia del 'not to cure, but to care' (non curare, ma prendersi cura). Se ne e' discusso nel corso del convegno organizzato a Napoli dall'Ordine degli Psicologi della Campania, partendo dal principale riferimento legislativo gia' in campo, le legge 38 del 2010, che garantisce a ogni cittadino l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. In Italia sono circa 300 mila le persone che avrebbero bisogno di questo tipo di intervento, 160 mila affette da tumori in fase terminale.
"Questi episodi drammatici coinvolgono anche i familiari e le persone vicine agli utenti - fa notare il direttore del master in Psiconcologia della Seconda universita' di Napoli, Paolo Gritti - che hanno altrettanto bisogno di un'assistenza fornita da un'equipe di professionisti". Questo il principale campo d'azione della psicologia: "E' per noi un compito importante - spiega il presidente dell'Ordine degli Psicologi della Campania, Raffaele Felaco - dare supporto ai 'caregivers' (i familiari che si prendono cura dei pazienti) in questi percorsi terapeutici che possono essere molto lunghi. Gli operatori devono avere una formazione particolare e per loro sono previste metodiche psicologiche di supporto". Ognuno di essi, infatti, "vede morire in media 50 persone all'anno - rivela Giuseppe Casale, coordinatore sanitario dell'associazione 'Antea', che ha contribuito all'organizzazione dell'evento - e la nostra struttura entra in contatto con 1.200-1.300 pazienti all'anno, senza considerare i familiari".
Anche per questo, sottolinea Gritti, "gli investimenti in psicologia non sono mai soldi buttati". E' piuttosto necessario qualificare la spesa per i tre tipi di assistenza, in ospedale, negli hospice e a domicilio. "Il ricovero ospedaliero costa dagli 800 ai 1.000 euro al giorno per assistito - rivela Casale - da moltiplicare per i 28 giorni di sopravvivenza media. Nelle strutture sanitarie residenziali si spendono 200 euro al giorno, che diventano 80-100 euro a domicilio".