Roma, 3 ago. (Adnkronos Salute) - Crescono gli italiani costretti a ridurre le vacanze all'osso o addirittura rinunciarci a causa della crisi. Ma passare l'estate in città non è più una 'disgrazia' da nascondere, tappandosi in casa facendo credere di essere partiti, come fino allo scorso anno faceva circa il 10% degli italiani per nascondere la 'vergogna' di essere in difficoltà. La situazione economica generale ha infatti cambiato radicalmente e rapidamente l'atteggiamento sociale nel nostro Paese: responsabilità e senso pratico tendono a soppiantare sempre di più il bisogno di apparire e l'ostentazione del lusso. E' l'analisi di Antonio Lo Iacono, presidente della Società italiana di psicologia.
Un cambiamento repentino. "Ancora lo scorso anno - ricorda Lo Iacono all'Adnkronos Salute - si registrava un aumento, soprattutto in provincia, delle persone che restavano barricate in casa per non confessare la rinuncia alle ferie per mancanza di risorse". Questi mesi, però, hanno 'rivoluzionato' anche le convinzioni degli italiani. "Molti elementi hanno contribuito a questa svolta psico-sociale: il governo dei tecnici concentrato sui risparmi in tutti campi, i mass media che tengono alta la tensione anche sulle difficoltà di singoli, la smitizzazione del lusso nel mirino dei tagli e, infine, la generalizzazione del problema che riduce il senso di frustrazione : 'mal comune mezzo gaudio', insomma".
Dal punto di vista più strettamente psicologico, sottolinea Lo Iacono, "è cresciuto il senso di precarietà. Viviamo uno stato di 'choc da paura del futuro'", spiega l'esperto. E questo costringe ad una maggiore "autenticità e responsabilità. In pratica, dover risparmiare e quindi rinunciare a qualcosa è diventato di nuovo un dovere, come ai tempi della guerra".
A questo si aggiunge, continua l'esperto, "una condivisone con gli altri nel razionalizzare, come si fa con spese collettive, i cosiddetti gruppi di acquisto, o con le vacanze spartane dividendo le spese con altre famiglie oppure scambiando la casa".
L'idea di scendere di livello sociale non viene percepita molto dai giovani. "Sono gli adulti responsabili della famiglia ad avere più contraccolpi. Vivono maggiore stress e senso di ansia. E questo - conclude Lo Iacono - si vede nei sogni: nelle persone di media età aumentano infatti, secondo le mie osservazioni e quelle di alcuni colleghi, i sogni di catastrofi e quelli in cui ci si ritrova soli, senza aiuto, in mezzo al mare, nel deserto. E' il concentrato delle nostre paure, ma anche un momento catartico che, alla fine, ci fa sentire che in fondo siamo ancora vivi".