La riflessione - Secondo il mental coach del Como, già alla Comense, nella nostra città c’è troppa freddezza verso chi ottiene, invece, grandi exploit
«Una città che stenta a capire il nuovo corso del Calcio Como». Parole (deluse) di Samuele Robbioni, mental trainer della squadra lariana, counselor in Psicologia dello sport, alla sua seconda stagione nello staff lariano dopo aver collezionato svariate esperienze in altre realtà sportive tra cui il Pool Comense.
«Stiamo giocando bene lo ha confermato la nostra vittoria contro Venezia - afferma Robbioni - Siamo quinti e non a caso, ma in virtù di un cammino di crescita che ha coinvolto
tutti: merito della dirigenza, imprenditori che hanno avuto il coraggio di investire, della squadra e dello staff a cominciare dall’allenatore Giovanni Colella, che per primo si è messo in gioco».
«Tutti hanno avuto la capacità di innovare e lavorare insieme ma la cosa che mi ha lasciato perplesso - e questo è il tasto dolente secondo Robbioni - è come la città, la cittadinanza e le istituzioni stentino a capirlo e riconoscerlo».
Il mental trainer spiega: «Quello che auspico, io che sono comasco, è che tutti riscoprano il concetto di orgoglio lariano, quel concetto che questa squadra sta cercando di fare suo, assimilandolo giorno dopo giorno mettendosi in discussione, facendo fatica e crescendo sempre nel suo lavoro e nei suoi obiettivi».
Purtroppo la storia si ripete per Robbioni. «È vero - dice - non è la prima volta che mi capita di vivere questa situazione. Ricordo bene l’ultimo anno vissuto in Comense in serie A di basket femminile quando fu realizzata una grande impresa raggiungendo la semifinale scudetto. Eppure tutto passò quasi sotto silenzio da un ambiente forse troppo abituato bene, tanto da non accorgersi di quel risultato fantastico che invece fu applaudito all’esterno».
«Quello che era capitato alla Comense poteva rimanere un episodio isolato, a una società storica e blasonata ormai abituata a grandi risultati - sostiene ancora - Invece la storia si è ripetuta lo scorso anno proprio con il Calcio Como, quando ci salvammo conquistando 13 punti sui 18 restanti nelle ultime giornate andando a vincere a Carpi. Un risultato che fu sminuito, mentre al di fuori dirigenti e addetti ai lavori valorizzarono questa impresa, resa possibile da un gruppo (squadra, allenatori e società) che si misero in gioco e con un grande lavoro psicologico e tecnico invertirono una tendenza negativa».
Ma su cosa si puntò? «Sui punti di forza e sulle positività del gruppo, tanto da realizzare sul campo una salvezza fantastica e incredibile, insperata fino a poche settimane prima. Nessuno avrebbe scommesso nella salvezza del Como 2 mesi prima».
Il mental coach torna sulla attualità e su una città freddina verso la sua squadra. «Noto la difficoltà nel valorizzare e apprezzare i risultati positivi per quanto meritano. Noi siamo i primi ad accettare le critiche che possono essere costruttive, ma bisogna anche saper valorizzare i risultati. Questo è un problema della nostra realtà intesa come città e istituzioni. Como non crescerà finchè non avrà il coraggio di vedere i suoi limiti ma anche le sue potenzialità e saperle apprezzare, quando avrà il coraggio di investire e programmare».
«Questo - spiega - è dovuto alla crisi economica certo ma anche a un retaggio mentale e culturale che ci portiamo dietro. La città è un gioiello che però potrebbe splendere ancora di più, solo se tutti se ne rendessero conto e volessero dare il proprio contributo per cambiare».
Samuele Robbioni ha una formula per lanciare questo cambiamento: «Riscopriamo l’orgoglio lariano per riportare lo sport comasco e tutta la città alla dimensione che le competono».
Un appello ma anche un monito. «Perché la città potenzialmente ha tutto per primeggiare e infatti lo sta già facendo in molti sport: Como Nuoto in serie A di pallanuoto, la Comense scherma con le imprese a livello mondiale di Arianna Errigo, i continui allori del nostro canottaggio, senza dimenticare la Pallacanestro Cantù, il Como 2000 in serie A di calcio femminile o la crescita esponenziale del Rugby per arrivare, ovviamente, al Calcio Como».
Tutte eccellenze sportiva di una provincia che non è una metropoli: «Ma che sa competere da anni con le metropoli - afferma deciso Robbioni - Como è un’eccellenza e un’eccezione in Italia, ma proprio in casa nostra non sappiamo riconoscerlo e apprezzarlo. Ma quante città in Italia possono vantare tutto questo?».
«Mi fa specie leggere di una Pallacanestro Cantù che sta facendo benissimo anche in Europa ma è costretta all’azionariato popolare, oppure della Como Nuoto - sostiene - che è tornata in serie A nonostante le difficoltà economiche, senza dimenticare tutte le problematiche logistiche e impiantistiche che non aiutano le attività delle società sportive. Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre società e non darle per scontate o dimenticarle».
È necessario, dunque, un cambiamento: «Esattamente. Serve il coraggio di investire e di valorizzare i risultati per la città e non solo per gli sportivi. Se vogliamo crescere e tornare alle dimensioni che competono a Como, dobbiamo riscoprire il nostro passato non come un peso, ma come uno stimolo per valorizzare il nostro presente e guardare al futuro per fare ancora meglio. Il nostro passato deve servire come stimolo per raggiungere nuovi traguardi».
«Dobbiamo imparare a sognare e condividere gli obiettivi reali - conclude Samuele Robbioni - Per fare questo bisogna riscoprire l’orgoglio di appartenenza, la propria storia, ma anche avere il coraggio di investire e la volontà di realizzare tutto questo. Le parole chiave per rilanciare la nostra realtà, non solo quella sportiva, devono essere: orgoglio, coraggio e volontà. Sì, io sono orgoglioso di essere lariano e spero che come me lo diventino in tanti per il bene del Calcio Como, di tutto lo sport lariano e della città stessa».
Andrea Piccinelli
Nella foto:
Samuele Robbioni qualche anno fa, con l’allora allenatore della Comense, Loris Barbiero.