richiesta d'aiuto: come affrontare la dipendenza dal gioco del marito
buongiorno, le scrivo perchè vivo un momento di grande difficoltà e mi chiedo se posso fare qualcosa di ulteriore per migliore almeno alcuni dei miei problemi. La mia vita è stata segnata da continue crisi depressive, tenga presente che purtroppo ho subito nell'infanzia abusi sessuali in famiglia e, in generale ho vissuto un'infanzia a dir poco infinitamente triste. purtroppo devo convivere anche con seri disturbi psicosomatici che nè antidepressivi o ansiolitici hanno mai migliorato. Da 4 anni sono seguita da uno psicoterapeuta,con miglioramenti nella mia condizione psicologica (consideri però che assumo prozac,wellbutrin e lamictal). Ma ora si è aggiunto un evento devastanto: mio marito è affetto da ludopatia e non vuole riconoscere la cosa nè farsi aiutare da persone competenti. E non so se sia il caso di interrompere questo matrimonio.in verità non ce la faccio a decidere niente. Scusi per la lunghezza del mio sfogo.
Gentile signora,
non so se le parole che arrivano da uno sconosciuto via web possano esserle di aiuto ma immagino sia molto difficile parlare di queste cose.
Posso provare a dirle quello che mi è venuto in mente senza pretendere di "sapere o capire" del tutto la situazione che comunque mi pare complicata.
Per quanto riguarda la sua situazione le vorrei chiedere se la psicoterapia che è in corso è orientata al trauma, se col suo terapeuta ha potuto parlare e "rielaborare" le bruttissime esperienze subite quando era piccola. E' possibile (quasi sicuro) che gli abusi sessuali ed anche la mancanza di sguardi affettuosi nel corso della sua infanzia rimangano "dentro" di lei e provochino i sintomi che la fanno soffrire.
Mi informerei presso il suo psicoterapeuta circa la possibilità di essere nel futuro aiutata attraverso tecniche specifiche che si vanno sempre più diffondendo.
L'Emdr (Elaborazione dei ricordi dolorosi attraverso la stimolazione oculare) aiuta molto a fare venire a galla e "lasciare andare" ricordi che provocano incubi ricorrenti, stati di allarme, ansia. Questo mio consiglio non implica assolutamente il perdere fiducia nel suo terapeuta che come lei dice l'ha aiutata e può continuare a sostenerla in questo momento difficile. Può pensare di avere a disposizione una risorsa ulteriore disponibile per il futuro.
Circa suo marito si rivolga ad un Sert (nella mia città ci sono servizi appositi per le dipendenze da gioco, mia moglie lavora in questo campo), tenga conto però che la mancanza di consapevolezza del problema da parte di suo marito (come di altri nella sua condizione) mette i parenti nella necessità di prendere decisioni per loro.
Proprio ieri sentivo di una donna che si è rivolta per questo ai carabinieri che l'hanno consigliata ed accompagnata in un percorso che l'ha portata alla separazione e al divorzio.
Conosco la sua situazione soltanto nei dettagli ma il messaggio fondamentale che vorrei darle è che da soli non se ne esce.
Incominci a parlarne con chi può, col suo terapauta, con amici fidati se esistono, si rivolga al Sert, se necessario alla polizia: ormai il fenomeno è cosi diffuso che gli operatori conoscono il fenomeno e le conseguenze gravi che comporta sul piano finanziario e legale.
Non pensi precipitosamente al cosa fare ma alla strategia di uscita.
La frase "non ce la faccio a decidere su niente" mi fa venire in mente la condizione di chi è costretto a subire e non può potuto proteggersi o reagire.
Una sensazione di impotenza che immagino sia simile a quella provata quando ha subito le violenze. Sarà sicuramente di aiuto affrontare questo tema in psicoterapia per fare spazio dentro di lei prima a una timida speranza poi alla forza di reagire,
Quindi:
- affrontare la situazione di impotenza, cercare se esistono dentro di lei, oggi, alternative al subire.
- chiedere aiuto alle istituzioni (Sert, Carabinieri, Polizia) e ai conoscenti più stretti, da sola non ce la può fare.
La ringrazio della fiducia concessami, sono a sua disposizione se crede che possa esserle di aiuto.
dott. Fornara
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