Alcuni possono interpretarlo come un consiglio amichevole, ma dire a qualcuno che ha messo su parecchi chili e che dovrebbe dimagrire non lo aiuterà a ritrovare la forma fisica, ma anzi, lo spingerà a mangiare di più. Sarebbe questo quanto emerso da uno studio condotto dai ricercatori dell'University College di Londra, secondo il quale sentirsi attaccati per il proprio peso aumenterebbe il senso di vergogna per le proprie dimensioni, e porterebbe di conseguenza il soggetto a mangiare di più, e quindi a diventare obeso.
Nello specifico, sembra che le persone discriminate o additate per via del proprio peso corrano un rischio sei volte maggiore di diventare obese. Gli esperti spiegano che essere criticati per il proprio peso spinge infatti coloro che sono già sensibili a tale argomento, a cercare conforto proprio nel cibo. Inoltre, come se ciò non bastasse, la paura di rendersi ridicoli porterebbe queste persone ad evitare anche di fare esercizio fisico in pubblico.
I ricercatori dell'University College di Londra sottolineano dunque che, per fronteggiare questo problema, bisogna insegnare alle persone - compresi i medici - che è controproducente discriminare gli altri solo perché sono in sovrappeso o obesi. L'autrice principale dello studio, la dottoressa Sarah Jackson, consiglia inoltre di evitare di utilizzare la parola 'grasso', e - ove possibile - di sostituirla con i termini "in sovrappeso" o "obeso".
Lo studio, pubblicato sulla rivista Obesity, è stato condotto su un campione di 3.000 uomini e donne inglesi di età superiore ai 50 anni, i quali sono stati pesati per due volte, a quattro anni di distanza l'una dall'altra. A ciascun partecipante è stato inoltre chiesto se si era mai sentito discriminato per il suo peso. Fra le discriminazioni andavano segnalate eventuali mancanze di rispetto, essere bersaglio di scherzi, ricevere un servizio diverso nei negozi, ristoranti, ospedali e ambulatori medici, e così via. Circa il 5% dei partecipanti ha ammesso di essere stato trattato in modo diverso a causa del proprio peso, ed il dato saliva al 36% per le persone che erano più in sovrappeso.
Ebbene, stando a quanto emerso, coloro che sono stati vittime di trattamenti diversi per via del proprio sovrappeso, sarebbero aumentati considerevolmente di peso nel corso dello studio, ed avrebbero corso un rischio sei volte maggiore di diventare obesi. Al contrario, coloro che non sono stati criticati per il loro peso, erano riusciti a dimagrire, anche se di poco.
“I nostri risultati dimostrano che la discriminazione non incoraggia la perdita di peso e suggeriscono, al contrario, che può anche aggravarne l'aumento. – spiega la dottoressa Sarah Jackson - Studi precedenti hanno dimostrato che le persone che soffrono di discriminazioni cercano maggiore conforto nel cibo”.
Le cause di ciò sono presto dette: in risposta allo stress dovuto alla discriminazione, può aumentare l'appetito della persona, che andrà a ricercare soprattutto alimenti calorici e malsani. Inoltre, come dicevamo, la discriminazione relativa al peso rende le persone anche meno sicure di sé stesse, e meno propense a svolgere attività fisica, per cui aumenteranno ancor più di peso. Del resto, le persone non possono sentirsi a proprio agio ad andare in palestra se pensano che saranno giudicate a causa del loro peso.
“Gli studi – continua inoltre l’autrice della ricerca - hanno dimostrato che una vasta gamma di operatori sanitari manifesta degli atteggiamenti negativi nei confronti delle persone obese. I medici tendono a spendere meno tempo con i pazienti obesi, e ritengono che il trattamento dell'obesità sia un compito futile, e molti preferiscono evitare di farlo”.
Per ovviare a questo problema, sarebbe dunque importante non solo che i medici prendano in mano la situazione con competenza e professionalità, ma che invece di parlare di “grasso”, mettano in guardia i pazienti in merito alle conseguenze dell’obesità, come i fattori di rischio associati al diabete di tipo 2, la cecità e la morte precoce.
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via | DailyMail
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