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Oggi cercherò di spiegare in che modo i fattori psicologici esercitino la loro influenza sulle cellule, sugli organi e sulle funzioni del nostro corpo, attraverso il sistema nervoso centrale.
Nella puntata precedente abbiamo esaminato il concetto di stress, che ci servirà per affrontare questo nuovo ambito. Farò riferimento al recente testo del Prof. Mario Bertini, “Psicologia della salute” (Raffello Cortina Editore, 2012), lettura che consiglio a tutti coloro che si occupano di Salute e dei suoi rapporti con altre discipline.
La relazione fra stress e malattia non è di tipo semplice ma dipende da differenze individuali biologiche e di personalità, dal contesto, dalle risorse che abbiamo a disposizione e, soprattutto, dalla percezione dell’evento stressante stesso.
Fino a poco tempo fa si pensava che lo stress psicologico contribuisse allo sviluppo di specifiche malattie ‘fisiche’, in particolare quelle cosiddette ‘psicosomatiche’, come ad esempio la dermatite. Successivamente tuttavia la ricerca ha messo in evidenza nuove relazioni tra fattori psicologici e malattie come ictus, tubercolosi, diabete, leucemia, cancro, vari tipi di malattie infettive, e perfino la comune influenza.
Il cervello è collegato sia con il sistema endocrino (ormonale) che con il sistema immunitario. Nuove discipline come la neuropsicoendocrinologia e la neuropsicoimmunologia hanno contribuito a migliorare la nostra comprensione dei processi complessi che contribuiscono a produrre uno stato di salute o di malattia.
Andiamo a esaminare le influenze psicologiche sui processi immunitari.
Una ricerca degli anni Settanta pubblicata su Lancet evidenziava come le emozioni legate al lutto (in questo caso la perdita del coniuge) esercitassero un’influenza negativa sul sistema immunitario, tramite la riduzione della risposta ai mitogeni. Altre ricerche hanno evidenziato che esiste una relazione tra funzione immunitaria e qualità della relazione col coniuge e tra questa e la disoccupazione.
Il nostro cervello quindi, o meglio le sue funzioni mentali, sono in grado di comunicare con le cellule del sistema immunitario. In che modo? Un sistema immunitario attivato produce sostanze chimiche che possono essere “percepite” dal sistema nervoso. Si può dire che attraverso questi canali di comunicazione si può indebolire la resistenza del nostro organismo agli agenti patogeni (che producono malattia), o viceversa, si trasmettano dei segnali di rinforzo positivo. A quest’ultimo riguardo, fa notare il Prof. Bertini, le evidenze empiriche divengono purtroppo molto meno appariscenti.
E’ bene ricordare che sappiamo ancora molto poco circa la natura di queste relazioni. Ciò nonostante, queste ricerche hanno il grande merito di aver aperto un’altra breccia nelle barriere tra medicina e psicologia.
Nella prossima puntata approfondiremo il territorio della salute come dimensione positiva e non più come semplice assenza di malattia.
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