Psicologia e calcio malato: i casi Balotelli e Suarez – Sportzoom

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Italia-Uruguay ha segnato l’eliminazione degli azzurri dai mondiali Brasile 2014, ma è stata anche la partita di due casi psicologicamente molto interessanti tra le stelle del mondo del calcio: Mario Balotelli e Luis Suarez.

Mario Balotelli, a causa di un primo tempo svogliato e irritante è stato sostituito nell’intervallo della partita ed ha litigato con allenatore e compagni da cui si è sempre isolato. Gli stessi Buffon e De Rossi hanno pubblicamente accusato il suo comportamento. L’attaccante del Milan è stato massacrato da tutti i media nazionali che lo hanno definitoicona del giocatore sopravvalutato dal comportamento tardo adolescenziale” che sostanzialmente deve crescere e diventare uomo.

La dottoressa Valentina Giugliano, psicologa e psicoterapeuta, ci ha aiutato a tracciare il profilo di questi campioni dal carattere fragile.

“Partiamo dal presupposto che non conosciamo questi soggetti e ne valutiamo solo i comportamenti che possiamo vedere dall’esterno, quindi siamo nel campo delle ipotesi – afferma la dottoressa Giugliano -. Bisogna innanzitutto dire che l’organizzazione generale del mondo del calcio è particolare. Ragazzi molto giovani vengono idealizzati e diventano eroi di riferimento, sono al centro di un giro enorme di affari, bastano soltanto poche partite in cui mostrano il loro talento. Nel calcio la carriera di un giocatore è limitata a pochi anni di attività, si nasce, si viene innalzati e si muore con grande rapidità. Questi atleti dovrebbero essere un punto di riferimento per i giovani poiché sono sotto gli occhi del mondo, ma nessuno gliel’ha chiesto. Non tutti hanno lo spessore e la maturità di capire l’importanza del ruolo che svolgono“.

I CASI BALOTELLI SUAREZ

Su Mario Balotelli la psicologa afferma: “E’ facile sparare contro di lui, ragazzo di colore dai comportamenti provocatori. Probabilmente ha un basso grado di tolleranza della frustrazione. Provoca perché vuole mettere alla prova il mondo, vuole vedere fino a che punto lui è importante per gli altri. Da qualche parte non ha retto l’enorme pressione a cui era sottoposto, siccome era atteso da tutti come il trascinatore della nazionale. Ha giocato certamente in maniera indolente e nervosa. Non ha dato il massimo, ma paradossalmente sarebbe stato più inaccettabile fallire avendo dato il massimo. Anziché condividere la pressione, è rimasto isolato dal gruppo e schiacciato. Cosa accadrà adesso? Potrebbe anche evolvere positivamente da questa lezione e ritrovare il gusto di giocare per puro piacere”.

Ma attenzione non tutta la colpa è da attribuire a super Mario Balotelli. “Tutto ciò non diminuisce la responsabilità della squadra italiana che ha deluso le aspettative - prosegue la dottoressa Giugliano – . Il gruppo di Prandelli è stato molto carente, se c’è qualcuno che si isola serve qualcun altro che tiri dentro al gruppo l’isolato. Le parole di De Rossi e Buffon hanno invece sottolineato che la squadra sostiene di aver fatto bene a lasciare fuori Balotelli”.

Ancora più particolare e grave il comportamento di Luis Suarez. Dice l’esperta: “Anche qui ci sono difficoltà legate alla gestione della frustrazione. Il soggetto che vede che non c’è modo di evitare il fallimento, se non con la scorrettezza, non ha altra scelta che quella di ricorrere a una grossa scorrettezza. Il gesto del morso è ancora più grave degli altri, ad esempio rispetto alla testata di Zidane a Materazzi durante Germania 2006. I bambini mordono, i cannibali mordono, è una reazione primordiale. Le tecniche di respirazione, il training autogeno che Suarez ha appreso dallo psicologo a Liverpool non bastano. Serve una terapia più lunga, bisogna capire da dove viene questa aggressività, deve imparare a gestirla se vuole rimanere a questi livelli. Si tratta di un problema di gestione dell’impulso che normalmente un soggetto dovrebbe saper contenere, mentre durante lo stress della partita a Suarez sfugge qualsiasi lezione appresa. La punizione? Secondo me non è eccessiva, anzi, però io avrei provato a capire prima lui cosa ne pensava. Siccome tutti pensano che sia stato eccessivamente punito, adesso viene considerato una vittima, per questo è stato accolto come eroe in Uruguay”.

Naturalmente, a parte i casi specifici, il problema principale risiede nelle contorte e sbilanciate dinamiche del mondo del calcio. “Sono molto importanti gli entourage che circondano questi personaggi – dice Giugliano -. Le persone intorno devono aiutare a gestire questa fama e a far capire a questi ragazzi che è effimera. Tutti abbiamo in mente la rapida ascesa e caduta dell’attore di “Mamma ho perso l’aereo” (Macaulay Culkin, ndr), travolto dalla fama troppo giovane. Il mondo del calcio non è da prendere ad esempio. La competitività dovrebbe servire a migliorarsi, invece il livello esasperato di competizione rende gli antagonisti veri e propri nemici che ricorrono anche a scorrettezze più o meno gravi. I calciatori vivono in una bolla, in un mondo scollegato dalla realtà. Bisognerebbe ridurre tutto a una dimensione meno sbilanciata, porre ad esempio un tetto agli ingaggi e agli interessi economici. La persona dovrebbe venire prima dell’aspetto economico. Tutto questo ovviamente resta un’utopia. La riforma dovrebbe partire dall’alto, se lavorare sulla modifica del sistema risulta impossibile allora l’unico elemento in grado di fare la differenza è il singolo, è su questo che bisogna lavorare“.

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