Nella stesura dell’articolo precedente sugli sportivi occasionali, mi sono accorto di come avrei voluto approfondire alcuni aspetti che, per motivi di tematica e di spazio, non sono riuscito ad affrontare.
Eh sì perchè c’è un intero mondo in cui lavora lo psicologo dello sport, dove egli si fa promotore della cultura sportiva in quanto tale. Cosa vuol dire? Semplicemente significa divulgare un principio di base che vede al centro di tutto il benessere della persona che ha di fronte. Partendo da una condizione che possiamo definire “neutra”, si lavora affinchè l’individuo ottenga un miglioramento della propria vita, con benefici positivi (io dico spesso che ci si muove “dallo zero al… +”) sia che si tratti di un atleta di livello, di uno occasionale e persino anche quando si ha a che fare con un non atleta!
Non ci si può dimenticare di quest’ultima categoria, i non sportivi, perchè la psicologia dello sport è, oggi più che mai, proprio per loro. Perchè è certamente importante cercare di far esprimere il potenziale di un atleta d’elite, ma possiamo considerare di pari valore anche il lavoro di crescita personale di una persona che non crede di avere risorse. Le difficoltà di tutti i giorni, soprattutto in un contesto di vita in cui tutto sembra essere diventato estremamente complicato anche solo rispetto a 10/15 anni fa, richiedono un livello di “convinzione” solo per farvi fronte e stare “bene”! Se nel mondo di oggi non mi sento efficace, alla fine rischio di… sentirmi fuori!
Ovviamente non possiamo intervenire su tanti aspetti di ciò che ci circonda, ma di certo possiamo fare qualcosa sul primo elemento a confronto con il mondo: IO. Alimentare corpo e mente dipende soltanto dalle proprie decisioni. Tutto il resto è aria, mero contorno, un riempitivo a cui diamo un sacco di nomi e giustificazioni per compiacerci e farci buttare tempo prezioso. E’ quello di cui ci cibiamo che definisce la nostra forma e i nostri confini. E questo vale sia per lo sportivo che per il pensionato, o la casalinga, o il bambino in sovrappeso.
E’ per questo motivo che promuovere una cultura sportiva non è altro che dire: “Ehi, non importa chi sei o cosa sei stato fino ad oggi, sappi che puoi migliorare la qualità della tua vita, se ne hai voglia”.
Come si fa? E’ abbastanza semplice, ci si mette in moto utilizzando la cosa più immediata e tangibile che abbiamo intorno: il nostro corpo. Questo però è anche il momento in cui, per la maggior parte, arriva l’immediato stop: “non ho tempo”, “è faticoso”, “c’ho provato in passato ma non ha funzionato”…
E’ così, molte false credenze e dispercezioni limitano il potere d’azione dei potenziali sportivi (il termine “sportivo” è per tutti, per chiunque sia in grado di compiere un gesto atletico di qualsiasi forma, anche solo camminare, oppure lanciare una palla… persino muovere gli occhi!). A volte è vero che certe spiacevoli esperienze pregresse possano influire negativamente sul presente, ma il vero ostacolo è quasi sempre nella percezione di ciò che si dovrà fare, nel peso psicologico che gli attribuiamo.
E’ un peccato che un solo scoglio sia in grado di discriminare in un istante chi avrà benefici e chi no. Una piccola “pigrizia psicologica” di un momento può sancire una differenza abissale nel tempo fra ciò che sei e ciò che potresti (ma assumiamo che a questo punto sia “vorresti”) essere.
Sia subito chiaro: i benefici sono enormi, non quantificabili, non solo da un punto di vista fisico, ma nella totalità del sè, di come ci vediamo sia fuori che dentro. Non si promette la perdita di tot kg per farsi belli – se succede tanto meglio – ma lo scopo non è questo: ci si impegna, piuttosto, a trovare una migliore sensazione di sè, al di là dei kg, dell’età, del sesso e di qualsiasi altra caratteristica. Non si vuole quindi stravolgere il sè, ma arricchirlo.
La domanda a questo punto è: ne hai voglia? Non sto parlando di forza di volontà, poichè agire non deve essere un’imposizione, ma solo una predisposizione a provarci. Se la risposta è “Sì” allora siamo già a buon punto. Già dalla prossima settimana potremo darci da fare.
Nel prossimo articolo inizierò a presentare alcuni consigli utili per superare il temibile scoglio della pigrizia iniziale!
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Dott. Mauro Lucchetta – Psicologo dello Sport
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