Psicologia della decapitazione (Tecnica comunicativa dell’Isi)

Al di la' dell'angoscia, e dell'orrore, il video della decapitazione del terzo ostaggio Haines (con le minacce sul quarto, Henning) ci permette alcune considerazioni sulla strategia comunicativa dell'Isi.
 

In questo video, Il montaggio, e la tecnica di ripresa, dell'esecuzione, sono identici ai due video di Foley e Sotloss; al più, si può notare un ulteriore restringimento del campo inquadrato dall'obiettivo, come se si sia voluto ridurre ulteriormente (con una gradazione già presente tra il primo e il secondo video) lo spazio dell'indagine per una possibile individuazione della località dove l'assassinio viene eseguito. Dopo il primo video, un sofisticato lavoro investigativo aveva proposto come possibile localizzazione un'area desertica nei pressi della città siriana di Rakka, che è in qualche modo la capitale del presunto califfato, o comunque il centro direttivo e militare delle operazioni dell'Isi. Messi un po' sull'avviso, i fanatici di questa formazione politico/militare hanno voluto tutelarsi ulteriormente, video dopo video. E anche questo è un interessante segnale, perché lascia comprendere come il fanatismo medievale che guida le loro operazioni sul terreno sia poi sottoposto a un rigido e consapevole controllo quando si tratta di trasformarlo in un "messaggio" politico/ideologico.
 

Questo messaggio deve trasmettere minaccia, terrore, e forza. Ci riesce perfettamente, utilizzando una razionalità che verrebbe da definire scientifica perché usa un linguaggio rigidamente controllato, che non faccia prevalere nessuno dei tre elementi: far vedere come si taglia la gola di un uomo, e poi l'atto concreto della testa che viene recisa, farebbe debordare l'orrore, cancellando - o comunque riducendo - il valore espressivo degli altri due elementi, minaccia e forza. La reazione che se ne provocherebbe rafforzerebbe la rabbia di chi riceve il "messaggio", e gli darebbe una sollecitazione maggiore a reagire con durezza, piuttosto che fargli subire l'effetto della minaccia. Ecco, così, che l'atto di chi sta per tagliare la gola viene appena mimato, con l'immagine del coltello che sta già sul collo della vittima ma non si mostra poi lo sgozzamento: non si vuol far vedere sangue, e così l'effetto psicologico ed emozionale si consuma tutto nell'angoscia dell'immaginario. (Quanto sono meno efficaci - dal punto di vista del risultato che simili video vogliono raggiungere - i clip che mostrano la decapitazione e il fiume di sangue che ne segue!).
 

Appare dunque evidente che viene ulteriormente confermato il giudizio sull'Isi come di una formazione istituzionale assai più complessa, e articolata, di tutti i gruppi militanti che si fanno battaglia nel Medio Oriente, gruppi che rientrano - sia pure in varia misura - all'interno del profilo tradizionale di bande disorganiche di terroristi mossi soltanto da una inconsulta furia ideologica (religiosa, etnica, settaria etc). Qui si è invece di fronte a un progetto che non a caso ho appena definito "istituzionale", portandolo ben oltre la struttura identitaria che abbiano sempre dato a simili formazioni , al-Qaeda compresa.
 

Ma la "sapienza" comunicativa va misurata anche sulla cadenza cronologica della pubblicazione di questi video: la loro ripetitivita' scandita con una costruzione temporale che si estende lungo una sequenza rigida (Messaggio-Effetto-Tempo di assorbimento dell'effetto, e non appena l'assorbimento tende ad attenuarsi ecco di nuovo la proposizione della sequenza Messaggio-Effetto-Tempo di assorbimento), questa sequenza ottiene il massimo dei risultati possibili, per quanto riguarda l'obiettivo di convincere che si è in presenza di una forza inattaccabile. Più o meno inconsciamente subiamo il messaggio che loro ci sconfiggono perché noi siamo impotenti, cioè nella iterazione del loro gesto si consuma il nostro non poter essere altro che spettatori passivi, di mani vuote.
 

Ultima valutazione di questa tecnica comunicativa: quanto più il nostro mondo laico e a-ideologico rivela la propria impotenza, di tanto cresce la fascinazione della proposizione identitaria dell'Isi, che diventa collettore di grande appeal per tutti coloro che sono alla ricerca di uno sbocco praticabile per le loro angosce esistenziali, i loro risentimenti sociali, le loro ricerche misticheggianti. (Ma, ancora una volta: l'Isi è solo una meteora della complessa galassia che è l'Islam; il Male con il quale taluno pretende di identificare l'Islam diventa un'opera di manipolazione ideologica - i Cristiani contro il Male - paradossalmente speculare alla ideologia polarizzante che i gruppi terroristici propugnano, se appena si guardano le reazioni di condanna e di rifiuto di larga parte del mondo musulmano, a cominciare dalla presa di posizione della più importante istituzione teologica , che è l'università cairota di al-Azhar, e della più importante istituzione politica, che è la Lega Araba).
 

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