PISA. Dal 2011 ad oggi è stato quasi un boom, ogni anno più di 600 ragazzi tentano il test di accesso a Psicologia, che offre soltanto 100 posti. Merito «di un progetto formativo innovativo» fondato su «un approccio multidisciplinare», scrivono gli studenti in una petizione lanciata poche settimane fa. Un appello che nel giro di pochissimo tempo ha raccolto 2.300 firme nei vari dipartimenti nel tentativo di convincere i vertici dell’Università di Pisa a salvare il corso di laurea. Sì, perché - lanciano l’allarme gli "psicologi" nel documento pubblicato anche sul blog CriticaMente - una delle eccellenze didattiche dell'ateneo pisano «è a rischio», mancano i prof per tenerla in vita.
A minacciarla è un vecchio spettro del mondo accademico italiano: la riforma Gelmini. La legge ha fissato limiti molto severi per l’apertura dei corsi di laurea, vincoli che impongono un numero minimo di docenti di ruolo afferenti ad ogni corso.
Questi paletti numerici, nella vecchia versione della riforma, prevedevano 12 prof per le lauree triennali e 8 per quelle magistrali (biennali), ma poi sono stati modificati e adesso ne servono 3 per anno. «Finora - dice Maria Cotov, rappresentante degli studenti di Psicologia - ce la siamo cavata, soprattutto perché nella rosa potevano venir inseriti anche molti docenti specializzati in materie affini come biologia e medicina ma senza una specifica preparazione per la disciplina. Dal 2017, però, la riforma Gelmini entrerà in vigore, non ci saranno più deroghe, e per poter ottenere l’accredito dal Ministero dell’Istruzione il corso dovrà contare su un numero consistente di insegnanti assunti nella materia di riferimento, almeno cinque o sei. E per ora quelli con i requisiti sono soltanto due; sulla carta, dunque, il corso non è in grado di garantire la nostra formazione».
«I problemi ci sono, la carenza di docenti esiste ma è dovuta anche ad alcune progressioni di carriera - dice il prorettore alla ricerca Paolo Mancarella - Il professor Pietro Pietrini, ad esempio, che era il presidente del corso, è diventato rettore all’Imt di Lucca, se ne è andato. Non potevamo certo prevederlo». E anche altri due prof hanno lasciato Pisa dopo aver vinto un concorso altrove. «Ma vorrei rassicurare i ragazzi - continua il prorettore - Pisocologia si è rivelato un corso molto attrattivo e valido a cui teniamo molto. Faremo di tutto per tenerlo in piedi».
I requisiti minimi di docenza avrebbero dovuto cancellare le “lauree inutili”. In realtà, sono serviti anche ad attenuare la portata dei tagli e l’effetto del blocco del turnover. Così alcuni corsi sono stati soppressi, altri accorpati.
Ma le assunzioni potrebbero non essere l’unica
soluzione. «Durante un incontro con i vertici del dipartimento - raccontano gli studenti - ci è stato comunicato che per salvarlo sarebbe stata necessaria la costituzione di un corso interateneo con un’altra università interessata ad investire sulla disciplina».
©RIPRODUZIONE RISERVATA