Lo spettacolo dell’ultimo consiglio comunale da la misura della farsa in cui si è trasformata la politica cittadina.
Una amministrazione, con sindaco dimissionario e senza più maggioranza, che convoca un consiglio comunale per proseguire una campagna elettorale, già iniziata da tempo, drammatizzandola con la presentazione di un aggiustamento di bilancio che non poteva essere approvato per motivi tecnici e che non aveva senso perché il prossimo commissario avrà istituzionalmente i poteri per fare tutte le modifiche che si renderanno necessarie.
Si conclude per ora l’avventura, più esistenziale che politica, di un uomo solo e temerario, incapace di stringere alleanze basate su rapporti umani e progetti condivisi. Una storia che ce ne ricorda altre, della prima metà del secolo scorso, quando avventurieri, autocrati e capitani coraggiosi si forgiavano nella grande fucina delle idee del romanticismo e del vitalismo.
Una storia anacronistica ed anche sfortunata perché nel mentre dichiarava di essere il fautore del rinnovamento, a cominciare dalle nomine nella Banca che istituzionalmente non spettano al Sindaco, veniva trasmessa la notizia del rinvio a giudizio di Francesco Profumo per frode fiscale.
Una fine senza grandezza perché quegli uomini che caratterizzarono di sé e delle proprie ambizioni la storia del 900, seppero poi assumere direttamente la responsabilità delle tragedie causate.
Ceccuzzi invece, pur avendo gestito in prima persona la storia di questa città negli ultimi venti anni, non solo non si è assunto nessuna responsabilità del disastro in cui sono precipitate tutte le Istituzioni senesi, ma ne incolpa integralmente quelli che sono stati volta per volta i suoi sodali.
Non risparmia neppure voti ai consiglieri di opposizione evidenziando una psicologia distorta che nel riaffermare la propria diversità e dichiarandosi “convinto di appartenere alla parte migliore della città”, svela il proprio fondamentalismo razzista e il disprezzo nei confronti degli altri che lo portano a distribuire veleni e a promettere guerra ad ogni alterità.
Una psicologia lontana dall’etica e dai comportamenti di democrazia partecipata oggi necessaria per affrontare i problemi di fronte ai quali ci pone la complessità della crisi.
Dal prossimo 11 giugno, sarà necessario abbassare i toni e riprendere a ragionare su progetti concreti per uscire dalla crisi e ricostruire una comunità senza faide e nemici del popolo, dove si possa anche divergere sulle risposte ai problemi, trovando mediazioni che abbiano come reale dimensione l'interesse di tutta la comunità civica.
Ciò che serve è un progetto per governare il cambiamento, ma prima di tutto un progetto di governabilità.
FUTURO E LIBERTA’ - Coordinamento senese