Perché la gente fa il contrario di quello che gli dici?

Quanto è fastidioso quando la gente fa l’esatto contrario di ciò che viene detto loro di fare? In una scena del celebre film Chi ha incastrato Roger Rabbit?, l’investigatore privato Eddie Valiant per salvare il suo amico Roger Rabbit dalla condanna a morte in salamoia – per mano del perfido Giudice Morton – decide di offrirgli da bere, sapendo la reazione che il drink avrebbe provocato nel coniglio. Quando Eddie porge il bicchiere a Roger però, quest’ultimo si rifiuta ripetutamente di berlo sostenendo di non averne bisogno. Eddie allora ribatte sostenendo la stessa tesi del coniglio – e cioè che lui quel drink non lo vuole – convincendolo così del contrario. Alla fine Roger bevve il drink e il resto della storia è noto a tutti. Questa citazione serve a introdurre il tema di quanto spesso le persone fanno l’esatto contrario di ciò che gli viene detto di fare. Su questo tema gli psicologi della cosiddetta Psicologia Inversa hanno elencato tre motivazioni precise, così come descritto da Business Insider.
 

 

 

 

1. Reattanza: il frutto proibito ha un sapore più dolce

Quando qualcuno ci scoraggia nel fare qualcosa o nel prendere una decisione, ci sentiamo come se la nostra libertà venisse minacciata, motivo per cui riprendiamo il controllo della nostra scelta facendo esattamente il contrario rispetto a quanto ci era stato suggerito. Molti esperimenti hanno dimostrato come i bambini risultino più attratti da quei giocattoli che vengono loro proibiti, così come sono più propensi, insieme agli adulti, a mangiare cibi grassi quando le etichette li mettono esplicitamente in guardia contro di loro. Uno studio classico ha anche supportato la tesi del cosiddetto effetto Romeo e Giulietta: un effetto secondo cui più i genitori di una coppia si oppongono alla loro relazione, più si svilupperà e crescerà nell’anno successivo il sentimento amoroso nella coppia. Come scrisse una volta lo scrittore statunitense Mark Twain «Adamo era umano ma… egli non voleva la mela per amore della mela, la voleva soltanto perché era proibita».

2. Ripresa di un pensiero: qualunque cosa tu stia facendo, non pensare a un orso bianco

Quando qualcuno ci dice di non pensare a qualcosa, la nostra mente in maniera subdola ritorna proprio a quel pensiero. In un brillante studio condotto dallo psicologo Daniel Wegner, ad alcuni soggetti venne detto di non pensare ad un orso bianco. Nei cinque minuti successivi pensarono a voce alta, descrivendo tutto ciò che gli passava per la mente, suonando un campanello se parlavano o pensavano a un orso bianco. Il risultato fu che non riuscivano a sfuggire al pensiero dell’orso bianco: in media è apparso nei loro pensieri ogni minuto, e la maggior parte delle persone pronunciò accidentalmente la parola “orso bianco” ad alta voce una o due volte. Quando passarono i cinque minuti di valutazione, la situazione peggiorò: la maggior parte dei soggetti hanno pensato all’animale più di due volte, molto più spesso di coloro che erano stati direttamente invitati a pensare ad un orso bianco.

3. Curiosità: mi chiedo cosa ci sia dentro…

Quando un comportamento è proibito o sconsigliato è difficile non esserne attratti o incuriositi. Come scrivono Chip e Dan Heath in Made to stick, «è come avere il prurito, abbiamo bisogno di grattarci». Alcuni esperimenti, ad esempio, rivelano come molte persone sono più indotte a vedere spettacoli violenti in tv, o a giocare con videogiochi violenti, quando questi sono presentati come tali. Ci sono poi molti esempi di libri che hanno avuto un enorme successo dopo essere stati proibiti.

Questi principi di psicologia inversa possono essere usati contro di noi. In uno studio, degli psicologi hanno chiesto a 159 persone se loro avessero deliberatamente tentato di convincere delle persone a fare qualcosa, invitandole però a fare il contrario. Più della metà hanno esposto un esempio convincente e ammesso di aver usato la tecnica di psicologia inversa, in media almeno una o due volte al mese, con poche difficoltà e discreti risultati. Uno degli intervistati ha ammesso che «una volta ho detto a una mia amica che aveva un buon taglio di capelli, quando in realtà non era vero. Dato che di solito lei non è d’accordo con me ha cambiato di nuovo look. Questa volta stava bene però».

Può considerarsi un comportamento etico questo? Qualcuno potrebbe sostenere che nel caso del taglio di capelli, il fine giustifica i mezzi. Quando le persone sono contrarie alle nostre idee, ma tuttavia teniamo a loro, è comprensibile ingannarli pur di fare il loro bene? Altri sostengono che un rapporto significativo permette, o addirittura impone, la trasparenza. Se non possiamo essere onesti con qualcuno circa le nostre intenzioni, quanto è reale il legame che si instaura tra noi e gli altri?
Qualsiasi cosa si faccia, non si può non pensare a quella cosa. Per aggiornare una classica citazione di Cartesio: «Penso, quindi sto ancora cercando di cacciare dalla mia testa l’orso bianco».

Twitter: @FabrizioMarino_
 

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