8 giugno 2012
Per i ricercatori di Psicologia dell’università Milano-Bicocca questo è davvero un momento d’oro.
Il 10 giugno, Angelo Maravita, Angela Rossetti e Nadia Bolognini si trasferiranno in Cina per ricevere un importante riconoscimento per il proprio operato.
Nella fattispecie, ad aver riscosso una grande approvazione è l’articolo che i tre hanno redatto in collaborazione con Carlo Miniussi (Scienze Biomediche e Biotecnologie dell’ateneo di Brescia), dal titolo “Seeing Touch In The Somatosensory Cortex: A TMS Study Of The Visual Perception Of Touch”.
La ricerca, che potrebbe aprire nuove frontiere nell’ambito della percezione sensoriale, è stata dichiarata la migliore dell’anno solare 2011 e verrà premiata durante il diciottesimo raduno della Organization for Human Brain Mapping, che si terrà appunto a Pechino.
Lo studio si sofferma sui cosiddetti neuroni specchio, scoperti proprio in Italia dal team di Giacomo Rizzolati (università di Parma); in poche parole, il fulcro è il comportamento del cervello umano quando si ritrova a reagire alla presenza di un altro corpo di fronte a sé.
Attraverso una serie di analisi accurate, i quattro hanno svelato un retroscena interessante, sfatando una precedente ed erronea convinzione: i neuroni attivati in queste circostanze sembrerebbero direttamente collegati al tatto, e non alla vista come si credeva.
A queste conclusioni, i ricercatori sono giunti grazie ad alcuni esperimenti effettuati su un ristretto gruppo di soggetti: ad ogni persona veniva sottoposta un’immagine in cui due mani entravano in contatto, seguita da un’altra nella quale invece il contatto stesso non avveniva.
“L’osservazione di una mano che viene toccata – spiega Nadia Bolognini – attiva l’area corrispondente alla mano all’interno di SI. Quindi non solo il cervello risponde a uno stimolo visivo come se fosse uno stimolo tattile, ma questa parte della nostra corteccia celebrale è in grado anche di selezionare la parte del corpo che vedo toccare e azionare i neuroni legati a quella particolare parte.”
Il sistema di cui Bolognini e soci si sono serviti durante i test è molto particolare: una “stimolazione magnetica transcranica” allo scopo di generare nella mente del soggetto una specie di campo elettrico; esso da un lato avrebbe dovuto stimolare i neuroni presi in questione e dall’altro inibire per un breve lasso di tempo la superficie osservata.
Il lavoro rischia di tornare straordinariamente utile anche da un punto di vista terapeutico: non è infatti da escludersi che il contributo dei ricercatori di Milano-Bicocca venga incluso in nuove (e ci auguriamo fruttuose) ricerche sugli ictus o sui malati di autismo.
C’è la convinzione secondo cui in entrambe le patologie sia implicato un malfunzionamento dei neuroni specchio, ma sembrerebbero ipotizzabili alcuni rimedi per alleviare il disagio dei soggetti; tra questi, la stimolazione delle aree “compromesse” per coadiuvare la percezione visiva.
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