Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più spesso di obesità. Ne trattano reality televisivi, se ne occupano i giornali, insomma è un tema "caldo". Il motivo è semplice: oltre a essere una malattia cronica, l'obesità è a larga diffusione mondiale aggravata dalle abitudini alimentari della vita frenetica delle città. Ma come si riconosce l'obesità? Viene caratterizzata da un indice di massa corporea o Body Mass Index (BMI), frutto del rapporto fra peso in chilogrammi e quadrato dell’altezza (espressa in metri), superiore a 30. Se il valore emerso è compreso tra il 25 il 29,9 si parla di sovrappeso, dal 30 in su è indice, invece, di obesità. In Italia circa il 10% della popolazione è obeso, passando dall’8,5% nel 2002 fino al 10,2% nel 2005 (Istat, 2010).
Le complicanze dell’obesità, ormai note, sono rappresentate dalle malattie cardiovascolari, dal diabete e dalle patologie osteo-articolari e pneumologiche, ma non solo.
Come dimostrano gli studi e l’esperienza di psicologici e medici dell’Auxologico Italiano, Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico, raccolti nella recente pubblicazione dal titolo: “Clinica psicologica dell’obesità” (ed. Springer), gli obesi devono spesso fare i conti anche con grandi sofferenze di ordine psicologico.
Enrico Molinari, ordinario di Psicologia clinica alla Cattolica di Milano e coordinatore del Laboratorio di Psicologia clinica dell'Auxologico, ci spiega come fornire loro un aiuto.
Quali sono le caratteristiche psicologiche che in genere caratterizzano l'adulto obeso?
Non esiste un unico profilo per il paziente obeso, anche se condizioni psicopatologiche, come l'ansia, la depressione e i disturbi del comportamento alimentare, accompagnano la condizione di obesità in varie combinazioni. In generale, i risultati della letteratura scientifica suggeriscono che la depressione preceda l’obesità nelle ragazze adolescenti, mentre, al contrario, l’obesità costituisce la principale causa di depressione negli adulti più anziani. Gli obesi hanno comunque tutti un maggior rischio di essere affetti da un disturbo psicopatologico. Inoltre, c'è da considerare come gli individui obesi vengano spesso fortemente stigmatizzati e il loro peso eccessivo sia frequentemente visto come un segnale di irresponsabilità, debolezza e pigrizia.
Quali sono le problematiche psicologiche a cui può facilmente andare incontro l'obeso?
Sicuramente il pregiudizio e la discriminazione che possono determinare la presenza di tante psicopatologie quali ansia, depressione, disturbi alimentari.
Che cosa si può fare in ambito psicologico per aiutare l'adulto obeso a vivere meglio?
Le esperienze cliniche di successo prevedono un contesto multidisciplinare dove più figure sanitarie, tra cui è fondamentale quella dello psicologo, devono collaborare per affrontare quello che è un problema complesso come l’obesità. Ci sono protocolli di intervento psicologico individuale e di gruppo, con la possibilità di coinvolgere anche i familiari nella cura, che non possono comunque prescindere da un lavoro sugli aspetti alimentari e sugli stili di vita e in particolare sull'attività fisica.
Quale approccio psicologico si deve avere con il paziente obeso? E quali sono in questo campo le strategie migliori per aiutarlo a risolvere il problema dell'obesità?
Il testo “Clinica psicologica dell’obesità” affronta proprio il tema delle strategie migliori riportando i più validati protocolli diagnostici e riabilitativi. In particolare vengono descritte le principali forme di supporto psicologico e di psicoterapia, sia individuale che di gruppo, in ambito ospedaliero e non. Si evidenzia la realtà del day-hospital per l’obesità e si sottolinea il contributo importantissimo del medico di famiglia. Si accenna, infine, alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, mi riferisco in particolare al Progetto TECNOB, dove la cura prosegue anche a casa e nei contesti di vita quotidiana del paziente.
In che modo la nuova tecnologia può essere integrata con altre terapie in ambito psicologico?
La TECNOB (Tecnology for Obesity) è, per esempio, un programma integrato supportato da telemedicina per il trattamento a lungo termine di pazienti obesi affetti da diabete mellito tipo II. Tramite un semplice computer, che il paziente ha collegato alla rete Internet di casa, il medico può continuare la relazione terapeutica e di monitoraggio con la propria équipe che, all’interno dell’ospedale, ha preso in carico il paziente. Tramite particolari tecnologie, inoltre, il paziente riceve quotidianamente sul proprio telefono come se fosse un MMS la dieta da seguire, contatta tramite videoconferenza dietista e psicologo, manda tramite particolari sensori i propri dati biomedicali in tempo reale all’équipe clinica, compila questionari sulla propria qualità di vita e sull’esito dei propri trattamenti, permettendo così all’équipe sanitaria di essere sempre aggiornata sull’andamento della sua condizione di salute.