Non sapete come comportarvi e come realizzarvi? Ve lo dice a pagamento il vostro Life Coach
Roma - (Adnkronos, 12 feb) - Si chiama ’life coach’, letteralmente qualcosa come ’istruttore di vita', ed è una professione ancora poco conosciuta in Italia, che negli Stati Uniti, notoriamente terra di analisti, esiste però da almeno cinquant’anni. Ma non chiamatelo psicologo, perché, come spiega alla Adnkronos Stefano Capodoglio, che da tempo opera all’interno del network Cti (Coaches Training Institute), «il coaching non si occupa di casi patologici, tanto che l’incontro preliminare con l’assistito serve proprio ad accertare che si tratti di un individuo sano. Un coach - spiega inoltre - può provenire da ambienti diversi, e raccoglie contributi multidisciplinari, da quello medico e psicologico fino al top management aziendale». «In ogni caso - precisa -, deve seguire dei corsi specifici per ottenere la certificazione della ICF (International Coach Federation) e poter così esercitare». Diffidare dunque delle imitazioni, tanto per cominciare, perchè non è da escludere che qualche furbetto pensi di mettersi in affari senza avere prima acquisito gli strumenti necessari. Ma più che altro, a chi si rivolge questa disciplina? A quanto pare, i campi di applicazione sono diversi: «il coach accompagna una persona nel proprio progetto di vita o professionale, per motivarla al cambiamento e allo sviluppo di sé - illustra Capodoglio -. Si lavora insieme per abbattere le varie resistenze a questo processo, imputabili, ad esempio, a insicurezze o mancanza di equilibrio tra mente ed emozioni, per scoprire nuove prospettive attraverso veri e propri esercizi».
In sostanza, dunque, il coaching interviene in presenza di quello che potremmo definire un "principio di infelicita", al fine di superare i freni che impediscono di esprimere il proprio potenziale. Non è psicologia, ma segue principi empirici similari, come se operasse per prevenire quei disagi esistenziali che potenzialmente possono poi portare a vere e proprie patologie, cercando di migliorare alcune problemi, dai più classici "timidezza e relazioni sentimentali", fino alla inedita "gestione del proprio tempo".
Insomma, in teoria avremmo tutti bisogno di un life coach. Alzi la mano, infatti, chi non sente di avere almeno un principio (altro che principio) di infelicità, chi non ha impacci o problemi emotivi, chi non vorrebbe strozzare il proprio partner o chi invece smania per averne uno. E allora che si fa? Tutti dall’istruttore di vita? Può darsi, in America forse, o in Spagna, dove pare questa disciplina sia in rapida diffusione. «Ma gli Italiani - ci fa sapere Capodoglio - sono scettici e creano ancora molte resistenze, forse perchè tendono a confondere il coaching con la psicologia». O forse perchè, ipotizziamo, questo popolo di santi, poeti e navigatori, non vede di buon occhio chi, per una cifra che va dai 40 ai 120 euro all’ora e per un minimo di sei sedute, vuole insegnarti, ad esempio, come si fa a non perdere più tempo, senza considerare che è proprio l’ozio il nostro passatempo preferito. Certo, nella frenesia del mondo moderno non sarebbe male avere, come la definisce Capodoglio, «una persona che ti ascolta veramente, con tutto se stesso, anche attraverso gli strumenti della risonanza, dell’empatia e dell’intuizione». Ma per molti, nel Bel Paese, la vita, pur nelle sue rogne e infinite imperfezioni, per adesso è ancora una cosa che si impara da soli.