Moretti e Marchesan: dalla Grafologia alla Psicologia della Scrittura …


Moretti e Marchesan: dalla Grafologia alla Psicologia della Scrittura. Il simbolismo

La Grafologia è la scienza che studia la persona attraverso la scrittura, considerata proiezione globale dell’individuo e mezzo di comunicazione del pensiero nello spazio e nel tempo.

Dalla grafia di ciascuno di noi è possibile comprendere la personalità e le tendenze, l’intelligenza e la volontà, il temperamento e l’affettività dello scrivente. E’ affascinante entrare in questo complesso mondo e giungere a comprenderlo grazie ai segni grafologici, ognuno dei quali ha un preciso significato che va integrato con gli altri ed interpretato.
Già il filosofo greco Aristotele (348-322 A.C) affermava ”Così come nel parlare gli uomini hanno voci diverse, anche nello scrivere non sono tutti uguali”.

Il primo testo di grafologia di cui si abbia notizia risale all’inizio del XVII secolo e fu scritto dall’italiano Camillo Baldi. Fu tuttavia dal XIX secolo che iniziò la ricerca vera e propria. Due monaci francesi, Michon e Flandrin, raccolsero nel 1872 migliaia di scritture ed elaborarono un sistema interpretativo per ogni segno. Vari tedeschi poi si avvicinarono agli studi e la grafologia si diffuse lentamente in Europa, trovando in padre Girolamo Moretti il massimo rappresentante in Italia.

Proprio partendo dalla lettura di un trattato di padre Moretti, il professor Marco Marchesan di Milano  elaborò i concetti ritenuti validi e nel 1947 pubblicò “ Dalla grafologia alla grafopsicologia” in cui delineò i primi fondamenti della disciplina che chiamò Psicologia della Scrittura.
Nel suo testo fondamentale del 1961, “Psicologia della Scrittura- Segni e tendenze” , se ne trovano basi e contenuti definiti dopo una lunga e profonda sperimentazione.
Essi si concentrano in un sistema logico-sistemico: il sistema delle leggi, che spiega in che modo la psiche proietta nella scrittura tendenze ed attitudini, il sistema grafico che approfondisce i singoli segni ed il sistema psichico che mette in reciproca relazione i segni grafici valutandone l’incidenza e l’intensità di ognuno.

Il  simbolismo del tratto grafico gioca un ruolo fondamentale nell’esprimere l’inconscio dello scrivente.

È simbolo qualsiasi cosa (segno, gesto, colore, parola..) la cui percezione suscita nella mente un’idea diversa da quello che è il suo più immediato aspetto sensibile; qualcosa di meno immediatamente interpretabile, che rinvia ad una realtà più importante e remota.
In Psicologia della Scrittura la carta sulla quale scriviamo, rappresenta l’ambiente in cui si interagisce ed i margini che lasciamo a sinistra e destra, i limiti che incontriamo. Il movimento in senso generale verso destra simboleggia l’intraprendenza, l’estroversione,il futuro, mentre quello verso sinistra il passato, l’introversione, la passività.
Nella zona centrale della scrittura sono proiettati l’intelligenza, gli interessi, l’equilibrio, i meccanismi di difesa; nella zona superiore l’idealità, la fantasia, le aspirazioni, le motivazioni mentre  quella inferiore è la proiezione delle pulsioni, della materialità, degli istinti, della sessualità.

Fondamentale poi in Psicologia della Scrittura la legge che sintetizza il significato della direzione del segno grafico : nelle linee discendenti viene simboleggiata la volontà, nelle ascendenti il sentimento, nelle orizzontali l’intelligenza.
Questo concetto va tenuto costantemente presente in quanto la grafia riguarda la personalità e di conseguenza interessa gli aspetti intellettivi, sentimentali, volitivi.
La carica energetica si manifesta nella pressione del tracciato sul foglio ed è sintomatica del bisogno di incidere nell’ambiente, della motivazione a lasciare traccia di sé, di assertività, della capacità o meno di imporsi e di contrastare l’imposizione altrui. Il grado di incidenza è rilevabile anche al tatto passando i polpastrelli sul retro del foglio scritto.
Al contrario, una pressione debole, il mancato completamento di una lettera o di una parte di essa, attuato elevando la penna dal foglio, è sintomo di assenza, astrazione dalla realtà, inattività, incapacità di imporsi.
Nella valutazione di un segno occorre sempre riferirsi all’ambiente o contesto grafico, per cui lo stesso segno può avere valenze diverse a seconda della scrittura in cui è inserito. Inoltre, non è importante solo lo scritto ma anche il non scritto cioè gli spazi lasciati in bianco tra parola e parola, tra riga e riga e ai lati del foglio. Gli equilibri di rapporto tra bianco e nero (scritto e non scritto), l’alternanza dei chiaroscuri (Filetti ascendenti sottili ed Aste discendenti grosse) concorrono a comporre gli indici di estetica di una scrittura e quindi di una personalità armonica.

Rossana Angiolin

22 dicembre 2012

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