IL CASO
Il giorno prima di morire, aveva acquistato mobile per casa. Un comportamento che, secondo un autorevole psicologo, dimostrerebbe la sua voglia di vivere e infittisce il mistero che avvolge la fine della diva
dal nostro inviato ANGELO AQUARO
Marilyn Monroe
Mezzo mondo sognava di finire a letto con Marilyn Monroe. E invece il sogno proibito della donna più bella del mondo era un cassettone. Non è solo questione di mobilio: il cassettone della donna che tutti volevano portarsi a letto potrebbe rivelarsi - mezzo secolo dopo - la prova definitiva che in fondo si trattò di un incidente. Marilyn non doveva morire: o quantomeno non voleva. Perché mai un'aspirante suicida avrebbe dovuto staccare un assegno, alla vigilia del gesto estremo, per portarsi a casa appunto un mobile, e neppure tanto caro?
L'assegno intestato al Pilgrim, un negozio di arredamento di Los Angeles, è datato proprio 4 agosto 1962, il giorno prima di quel tragico 5 agosto del ritrovamento del suo povero corpo, e porta la firma anche questa tutta curve della diva, malgrado fosse stato compilato da qualcun altro, probabilmente l'assistente Eunice Murray.
La cifra non è neppure esosa: 228,80 dollari. Che, a quei tempi, era un prezzo che oggi giudicheremmo quasi da Ikea. Certo, l'asta che adesso lo metterà in palio all'Heritage Foundation di Beverly Hills, assieme a un'altra quindicina di oggetti appartenuti alla diva, parte naturalmente molto più in alto: 8000 dollari. Ma perché proprio questo assegno, e il cassettone per cui fu staccato, sarebbero la chiave del giallo infinito?
La risposta la squaderna all'Huffington Post uno psicologo mica qualunque. Il dottor S. David Bernstein è un signore svernato studiando sui mitici testi di Harvard e adesso
è una vera e propria autorità in quel pur singolare campo chiamato psicologia forense. La gente così disperata da essere sul punto di uccidersi, spiega lo studioso, spesso si esibisce prima in altri tipi di suicidio: per esempio spendendo e spandendo. Spendere fa sentire meglio, in qualche modo è un comportamento liberatorio, capace di svuotare la mente: oltre ovviamente al portafoglio. Ma proprio qui, spiega mister Bernstein, c'è la stranezza di quell'assegno. Al contrario, l'acquisto di un un solo oggetto, tantopiù un oggetto di utilità quotidiana come un cassettone, tradisce il comportamento di chi pensa di dover calcare le scene di questo mondo ancora per molto. "Se dovessimo fare una sorta di autopsia psicologica" aggiunge immaginificamente l'espertone "questa scoperta è più che intrigante. Suggerirebbe l'idea di qualcuno che non ha nessuna intenzione di uccidere".
Sono cinquant'anni che piangendo la diva più bella il mondo si interroga sulla sua fine. No che per Marilyn non era un periodo facile. Anzi. L'ha ricordato a Repubblica anche Bert Stern, il fotografo dell'ultima sessione, quei mitici scatti della signora praticamente nuda: "Era un periodo difficilissimo. Aveva divorziato da Arthur Miller, aveva appena perso il posto in 'Something's Got To Give'". Sul ritrovamento del cadavere nella villa di Brentwood si sono sprecate numerosissime ricostruzione. Vere e proprie teorie complottistiche tirano in ballo naturalmente anche i Kennedy: dal presidente John Fitzgerald, che nel giro di un anno troverà anche lui tragicissima morte, al fratello Bob che - allora ministro della Giusitizia - porterà anche lui nella tomba, ucciso cinque anni dopo, quel mistero. Una ricostruzione sostiene appunto che quella notte Marilyn avesse appuntamento proprio con lui, il bel Bob, che invece non si presentò: facendola ripiombare nella disperazione e nello stresso. Il mistero così resta: quell'odiosa overdose di barbiturici fu un incidente o una sventurata scelta?
Certo fa amaramente sorridere pensare che - mezzo secolo dopo - davvero quell'assegno da duecento dollari possa essere adesso la chiave di tutto. Però è ugualmente difficile non lasciarsi tentare dall'"autopsia psicologica" del dottor Bernstein. La vita a volte si avvita per trame infinitamente più semplici di quelle immaginate dai romanzieri più fantasiosi. E che tenerezza allora quest'immagine della diva che nelle ore convulse prima della morte davvero si innamora di un semplice cassettone: l'ultimo, disperato tentativo di mettere ordine in quell'esistenza bollente che mai e poi mai smetterà di sedurci.