MILANO – “Il fatto non sussiste”. Così ha deciso il gip Paolo Mainardi che in fase di udienza preliminare ha prosciolto l’ex assessore regionale allo sport Monica Rizzi (Lega Nord) accusata di induzione al falso nell’inchiesta per la presunta laurea “finta” in psicologia infantile. La Rizzi si era dimessa dopo che nel mirino era finita una, una consulenza da mille euro realizzata per la Provincia nel 2005 per il progetto “Equal” riservato al rilancio delle imprese sociali del territorio. Una determina che, per il giudice, non era basata sul titolo di studio, ma sulla acquisita e dimostrata esperienza sul campo. Cioè in un progetto simile condotto un anno prima a Darfo in qualità di assessore comunale.
A dicembre la Rizzi torna in tribunale per il presunto dossieraggio, trattamento illecito di dati protetti, che sarebbe avvenuto per raccogliere informazioni “sensibili” sugli avversari politici e favorire indirettamente l’ascesa politica e la candidatura di Renzo Bossi alle regionali di tre anni fa. L’accesso ai database protetti sarebbe stato chiesto al maresciallo delle Fiamme Gialle Francesco Cerniglia. A carico di Monica Rizzi poi c’è anche un’altra udienza preliminare appena fissata. L’accusa è quella di diffamazione. Stavolta a trascinare in tribunale l’ex assessore è stata la moglie del vicesindaco Fabio Rolfi.
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