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Nell’ambito della sesta edizione della Settimana del Benessere Psicologico in Campania (9-16 novembre) il centro di Psicologia Clinica Territoriale Essebi di San Giorgio a Cremano propone l’evento “L’arte incontra la terapia, la terapia incontra l’arte”. Ne saranno protagonisti i dipinti dell’architetto Giuseppe Fontanarosa, in mostra dalle 19:30 di domenica prossima presso la sede del centro medesimo.
Un autentico vernissage quello messo in piedi, volto a dare un’immagine della psicologia come strumento per la promozione dello sviluppo territoriale e personale. Un vernissage al quale sarà presente anche il sindaco Giorgio Zinno, ai quali saranno affidati i saluti di rito, prima di passare la parola alle relatrici della serata: la psicologa e psicoterapeuta relazionale Maria Scala; la psicologa e psicodiagnosta Lucia Alfano; la psicologa, psicoterapeuta sistemico-relazionale e pedagogista Annamaria Improta; la psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale Manuela Barba e la psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale Linda Scognamiglio.
Ed è proprio quest’ultima – fondatrice del centro assieme alla dott. ssa Barba – a raccontarci come è nata questa idea, partita proprio da lei.
Dottoressa Scognamiglio come è nata l’idea di un vernissage per celebrare la Settimana del Benessere Psicologico in Campania?
L’idea è nata durante la mia attività terapeutica. Spesso, durante i colloqui nella mente del terapeuta appaiono delle immagini che questi restituisce al paziente come mezzo per accedere a delle dimensioni di sé. Ho pensato che queste opere fossero un buon veicolo per mostrare a chi non è del “mestiere” questo lato della nostra professione.
Per lei qual è il significato di “L’arte incontra la terapia, la terapia incontra l’arte”?
Il significato sta nel luogo comune ai due concetti, spesso l’uno al servizio dell’altro. L’arte, infatti, guarda la terapia e la terapia guarda all’arte. Forse era il momento che, almeno nel nostro centro, si riconoscessero.
Se ciò avverrà il merito sarà un po’ anche dell’architetto campano Giuseppe Fontanarosa, che ha aderito con piacere non solo alla proposta di esporre le sue opere, ma anche a quella di raccontarsi.
Ci racconta come si è avvicinato all’arte?
Intanto non sono campano, sono napoletano. Precisamente sono nato in zona mercato. Scusate la pedanteria, ma ci tengo (sorride). Dunque, ricordo di essermi avvicinato all’arte quando ancora non sapevo come si chiamasse. Ma ho ben impresso nella mente il momento in cui capii che quell’attività avesse quel nome: un’illuminazione! La mia maestra delle elementari è stata la mia unica accademia, di importanza fondamentale nel mio percorso fortemente contrastato. I miei compagni dell’asilo e delle elementari giurerebbero di avermi sempre visto come artista, ma di fatti ho cominciato a dipingere solo due anni fa. Vivevo ad Amburgo e la luce del mare del nord ha avuto su di me l’effetto che in molti nordeuropei ha il Mediterraneo: una luce totalmente diversa, subconscia.
Quali sono le sue fonti di ispirazione e quali emozioni prova quando dipinge?
Se dà una scorsa alle opere in mostra noterà che i temi che affronto vanno dalla filosofia alla sfera sociopolitica, dalla psicologia alla religione e alle nuove tecnologie: un temerario delle medie, insomma! (sorride di nuovo)
Scherzi a parte, cerco di dire qualcosa. Non mi interessa emozionare e basta. A volte sono incazzato nero, come quando ho dipinto “Like a virgin”, dove cerco di restituire voce e dignità a tutte quelle anime perse, a quelle donne, a quelle bambine che si sono viste strappare la loro vita da qualche portatore di pene. Altre volte sono angosciato e porto sulle spalle la colpa di quanto accade ai nostri fratelli dall’altra parte del Mediterraneo e ricordo che la storia degli ultimi ritorna, terribile e uguale a se stessa, sotto i nostri occhi impotenti. Altre volte mi diverto a ironizzare sul senso delle nostre “esistenze social”, sulle identità alterate dei falsi sé digitali, provocando un cortocircuito con un caro vecchio logos. Spesso, poi, chiamo in causa Dio o chi per esso, offrendogli la nostra miseria e la nostra umanità.
Quali emozioni, invece, pensa di suscitare nei fruitori delle sue opere?
Spero di stimolare in chi guarda i miei quadri la loro stessa residenza: di portarli giù all’Inferno e poi farli risalire, magari anche un po’ più in alto di dove erano prima. Me sto fruscianno? E si no perdimmo ‘o tiempo, no? (scherza ancora l’architetto)
Per chi, invece proprio non vuole perderlo si ricorda che le opere di Fontanarosa saranno in mostra già da oggi e per tutta la settimana, durante la quale all’intera cittadinanza saranno offerti colloqui psicologici gratuiti. Lo stesso si ripeterà anche dal 16 al 20 novembre, dalle 10:00 alle 13:00, e solo per il 20 anche di pomeriggio, dalle 15:00 alle 19:00.
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