L'Aquila e provincia
"L'Associazione Italiana Degli Psicologi e Degli Psichiatri Cattolici compare tra le proposte di tirocinio presentate dalla facoltà di Psicologia dell'Univaq per quest'anno e fino al 2020". Lo riferisce il UAAR insieme a Arcigay L'Aquila, "ci troviamo di fatto a dover segnalare l'ennesima disattenzione sul tema dell'uguaglianza delle persone LGBT nella nostra città, che appare totalmente scollata rispetto a quanto avviene nel resto del Paese."
Ricordando l'omicidio di una ragazza lesbica da parte del padre nel padovano e il via libera del disegno di 'legge Cirinnà' sulle Unioni Civili in Commissione Giustizia, M.Consoli e il Segretario Leonardo Dongiovanni commentano duramente "Riteniamo che questa sia stata una mancanza gravissima da parte dell'Univaq, che se da un lato accoglie la nostra istanza per l'approvazione di un 'doppio libretto' per le persone transessuali, dal'altro foraggia un'associazione di professionisti ideologicamente schierati che di fatto portano quelle stesse ragazze e quegli stessi ragazzi ad una morte psicologica quando non anche fisica."
"L'AIPPC, infatti, - si legge in una nota - oltre ad aver foraggiato la fantomatica 'teoria del gender', secondo cui omosessuali e transessuali vorrebbero 'scorporare' l'identità sessuale di ognuno nel nome di un chissà quale piano diabolico, va sicuramente menzionata per i suoi trascorsi nell'ambito delle 'teorie riparative', che già nel 2007 l'allora Presidente nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso, denunciò."
Gli esponenti delle associazioni consigliano di visitare il sito i funzionari dell'UNIVAQ, sia gli studenti, http://www.aippc.net/ dove contestano l'articolo "'Differenziare non è discriminare', al cui interno non si fa altro che inveire (cristianamente, si intende) contro lo 'scandalo' dell'omosessualità spiegata dentro le scuole, oltre all'immancabile spiegazione dai tratti 'lombrosiani' a sostegno della tesi della diversità tra 'maschio e femmina'."
Il UAAR E ARCIGAY chiedono che "Univaq spieghi alla comunità LGBT di questa città, ai suoi studenti e alle sue studentesse il perché di una tale scelta all'interno del suo piano formativo e prenda provvedimenti."
Inoltre invitano "tutti i tirocinanti e i comitati studenteschi che hanno a cuore le sofferenze di chi di omofobia muore, ad indignarsi di fronte ad una tale proposta, che è quanto di più lontano possa esistere dalla laicità di cui una facoltà scientifica dovrebbe farsi portatrice.