Unire la psicologia alla programmazione informatica? Trovare il punto d'accordo tra questi due mondi apparentemente troppo distanti per avere qualcosa in comune? Mauro Borgo, ingegnere 38enne di Povolaro, ha conciliato in qualche modo queste due diverse discipline. “Matlab for Psychologists” è il suo libro, 350 pagine uscite da poco più di un mese che spiegano come sfruttare Matrix Laboratory, un “ambiente” informatico per il calcolo numerico e l'analisi statistica, al fine di personalizzare esperimenti e indagini sulla psiche umana. L'opera scritta in inglese fa lavorare spalla a spalla il modo di pensare associativo, tipico della psicologia, con quello logico-sequenziale dell'ingegneria, accostamento utilizzato anche nella stesura del testo. I coautori di Borgo sono infatti i due psicologi e ricercatori Alessandro Soranzo, dell'Università di Teesside in Inghilterra, e Massimo Grassi, dell'Università di Padova. Il lavoro non è passato inosservato: ha voluto pubblicarlo la Springer, casa editrice berlinese nata nel 1842, famosa per la divulgazione di opere scientifiche, ora attiva in tutto il mondo. L'autore duevillese ci ha raccontato questo volume dal gusto non convenzionale e con un carattere multidisciplinare.
Un'opera chiaramente settoriale, che vantaggi può dare al mondo della psicologia?
I ricercatori di psicologia dovrebbero avere diverse competenze, tra le quali la creatività. Necessaria in diversi punti del processo di ricerca, come nella creazione di stimoli o nel pianificare, analizzare e progettare un esperimento, molta di questa creatività è espressa attraverso l'uso del computer. Tuttavia i software già esistenti potrebbero limitare l'estro dello psicologo perché progettati per soddisfare un gruppo di utenti medi e quindi non sufficientemente flessibili come si vorrebbe. Matlab va a colmare questa lacuna permettendo di costruirsi esperimenti su misura, generando stimoli uditivi e visivi, calcolando statistiche, o facendo ogni tipo di proccessing di segnali o biosegnali.
A che tipo di esperimenti “Matlab for Psychologists” può dare una marcia in più?
Può essere applicato nella creazione di suoni per osservare l'effetto della diversa percezione spaziale, nel determinare la soglia uditiva di soggetti distratti dalla contemporanea presenza di stimoli visivi e nell'alterazione della percezione dei colori. È poi utile per misurare i tempi di reazione a diversi impulsi sensoriali o nell'analisi statistica di comportamenti della popolazione soggetta a stimoli diversi. Insomma vengono dati alla psicologia i mezzi per non essere frenata da programmi pensati per la ricerca, ma preconfezionati.
Come mai un libro su questo argomento?
Quando ero ancora un ricercatore dell'università di Padova, mi assegnarono il compito di insegnare ai dottorandi di psicologia le basi di Matlab. Mentre tenevo il mio corso mi sono reso conto che non esistevano libri che potessero dare un aiuto concreto agli studenti interessati alla ricerca. Così dopo aver contattato altri due ricercatori come me, abbiamo iniziato a stendere il testo. Si inizia con capitoli che introducono la programmazione fino ad arrivare ad esempi ed esperimenti.
L'approccio con cui ha scritto questo libro è palesemente multidisciplinare. Le è già successo di coniugare due diversi linguaggi in un unico idioma?
Mi ha sempre attirato l'idea di interfacciare discipline diverse. Prima di trattare psicologia e programmazione software, ho dovuto rapportare la biologia alla microelettronica, poi signal processing, fisica e sistemi biologici. Mi sono sempre adattato, integrando esperienze di persone diverse ed interagendo con esse per il raggiungimento dell'obiettivo: la conoscenza.
“Matlab for Psychologists”, ha portato soddisfazioni?
Molte, anche se la più importante è il fatto che questo libro è stato valutato per i contenuti e non per il nome di chi l'ha scritto. Siamo rimasti stupiti che una casa editrice del calibro della Springer abbia pubblicato un'opera di tre ricercatori perfettamente sconosciuti. È bello sapere che guardando un po' più in là dei confini nazionali, puoi esprimere le tue idee. Di menti brillanti in Italia ce ne sono, forse maggior meritocrazia potrebbe conceder loro più spazio.
Marco Billo
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