"La psicologia al servizio dello sport". La dottoressa Paola Bertotti al …

"La psicologia al servizio dello sport". La dottoressa Paola Bertotti al "BIG Camp" della Trentino Volley

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Pubblicato Venerdì, 06 Giugno 2014 16:14

Una spirale che gira su se stessa in un movimento che, mentre si sviluppa, assorbe ogni energia e la incanala lungo il percorso che porta alla meta.

È l'idea del movimento a dare forma a "Sport Mind", una realtà innovativa che vede la psicologia al servizio dello sport attivata all'inizio dell'anno dalla dottoressa Paola Bertotti, specializzata in questo campo.

«La spirale mi sembrava il simbolo adatto per indicare il cambiamento, l'evoluzione interiore che ognuno sperimenta nel quotidiano cercando di realizzare aspirazioni e obiettivi, sia personali che professionali - ci spiega la dottoressa Bertotti -. La vita è dinamismo e le mete si raggiungono se ci si mette in moto, se si inizia a camminare.

Durante il percorso però è importante non lasciarsi condizionare dai ritmi sempre più frenetici della società odierna che ci vuole sempre pronti, efficienti, scattanti, e ci chiede di essere all'altezza di ogni situazione. Spesso ci sentiamo costretti a correre per restare al passo e inadeguati se non ci riusciamo, con conseguenze negative sul nostro benessere fisico e psicologico. Per questo è importante riuscire ad ascoltarsi e lo sport e l'attività fisica sono in questo senso un formidabile mezzo educativo e formativo». 

Ed è proprio il benessere che si conquista attraverso la pratica sportiva ad essere al centro degli incontri che la dottoressa Bertotti terrà durante l'"ITAS BIG Camp" organizzato dalla Trentino Volley, un'iniziativa che per il settimo anno consecutivo trasformerà il Monte Bondone in una palestra a cielo aperto dove sperimentare la pallavolo nelle sue tre varianti -  beach, indoor e green (di qui la sigla BIG, ndr).

La possibilità di scoprire come viene utilizzata la psicologia nell'ambito sportivo è la novità dell'edizione che partirà fra un mese, il 6 luglio, e rappresenterà un ulteriore motivo di interesse per i ragazzi e le ragazze tra gli 11 e i 16 anni che sceglieranno di praticare l'attività pallavolistica anche durante l'estate. Già più di 200 gli iscritti, congiovani pallavolisti in erba provenienti anche dalla Colombia e dall'Ucraina, per vivere una vacanza all'insegna del divertimento e del gioco a stretto contatto con lo staff della Trentino Volley.

Dottoressa Bertotti, che cos'è la psicologia dello sport?

«È un particolare settore della psicologia che ci aiuta ad andare oltre gli aspetti fisico e tecnico dello sport, permettendoci di esplorare la prospettiva psicologica, sociale ed educativa dell'attività motoria».

A gennaio è nato "Sport Mind Trento".

«Si tratta di un nuovo servizio di psicologia applicata allo sport e al benessere. Sport inteso come attività motoria, che deve essere adeguata all'età e allo stato fisico, e benessere come star bene a tutti i livelli: fisico, psicologico e relazionale. Ho creato questo spazio spinta da un doppio desiderio: da un lato, mostrare come il movimento possa essere un valido supporto per la nostra salute e la nostra crescita personale (e quella dei nostri figli); dall'altro, trasmettere i principi della psicologia dello sport, ambito che si sta diffondendo anche in Italia. Inoltre, sportmindtrento.blogspot.it vuole essere luogo di confronto e di partecipazione attiva, aperto a qualsiasi commento, suggerimento, critica e domanda».

Qual è il compito dello psicologo dello sport?

«Nello sport si tende a privilegiare l'allenamento tecnico e fisico, ma per affrontare situazioni di tensione e imparare a gestirle serve anche quello mentale. Molti pensano che essere seguiti dallo psicologo dello sport implichi come conseguenza la vittoria, in realtà io lavoro per mettere l'atleta nelle condizioni migliori affinché la possa ottenere, rendendolo consapevole delle sue potenzialità e risorse».

In quest'ottica, qual è il valore educativo e formativo dell'attività motoria?

«Anzitutto bisogna prendere in considerazione il tipo di sport, l'età, il livello dell'atleta o della squadra con cui si ha a che fare. Poi l'attività motoria può avere applicazioni in ambito educativo/scolastico, come strumento formativo, utile per apprendere quelle "abilità per la vita" (Life Skills) che possono essere trasferite nel quotidiano».

L'obiettivo, quindi, non è solo quello di motivare l'atleta affinché possa migliorare le sue prestazioni.

«Sì, la psicologia dello sport considera la persona (non necessariamente atleta) nella sua totalità, lavorando sui tre livelli - mentale, comportamentale ed emotivo - allo scopo di raggiungere uno stato di benessere e di salute».

Uno dei problemi che destano maggior preoccupazione è quello dell'abbandono sportivo.

«Per i bambini lo sport deve essere un divertimento, e la domanda che il genitore deve porre al figlio al termine dell'allenamento è se si è divertito. Se ciò non accade, non sarà motivato a continuare e avvertirà lo sport come un obbligo. Dopo aver provato vari sport, si può anche scegliere di dedicarsi solo a quello per il quale ci si sente più portati, ma ciò che conta è la capacità di prendere un impegno e portarlo avanti per tutto l'anno».

Quali tecniche si adottano per motivare un atleta?

«Il modo in cui l'atleta parla a se stesso durante la gara è fondamentale per capire come mai non ha ottenuto il risultato sperato così a volte si cerca insieme una frase per automotivarlo. Per esempio, "dai che sto andando bene" è molto più efficace di "non mollare", che è una frase negativa perché implica il fatto che potresti non farcela. Cambiare abitudini radicate è difficile, ma il segreto è cercare di incanalare le energie in modo corretto, non sprecandole nel tentativo di eliminare quello che non va».              

Come saranno strutturati gli incontri al BIG Camp? 

«Saranno cinque incontri, uno per ogni turno, improntati al gioco e all'interazione, un lavoro di costruzione che svilupperemo insieme. Darò qualche spunto proponendo esercizi specifici sulla pallavolo al fine di aiutare ragazzi e ragazze a capire come si sentono quando giocano.

È importante allenarli a esprimere quello che provano in modo che capiscano meglio come affrontano i momenti che precedono la partita e come gestiscono la gara e il post-gara. Non ci sarà una serata uguale all'altra, ogni gruppo ha le sue dinamiche ed è lo psicologo che si adatta a chi ha di fronte, sapendo che pur dando gli stessi stimoli a tutti le risposte sono sempre soggettive».

Come mai ha scelto di specializzarsi in questo campo?    

«L'attività sportiva è stata parte integrante della mia vita e la considero un mezzo per raggiungere il benessere e la serenità. Dopo essermi laureata in Psicologia clinico-dinamica all'Università degli Studi di Padova, ho lavorato tre anni presso il Centro di salute mentale di Trento, occupandomi di progetti volti al miglioramento della qualità del servizio. 

L'esperienza in ambito psichiatrico mi ha fatto capire che c'è ancora molto da fare per la promozione del benessere. Così ho deciso di seguire un Master in Psicologiadello sport e un corso sulla psicologia del benessere, ambiti di cui mi occupo attraverso progetti specifici e personalizzati a seconda che debba lavorare in una scuola o in una società sportiva, o con un atleta, un allenatore o un genitore».

"Lo sport è uno specchio formidabile, ma solo se non ti travesti e mostri la tua vulnerabilità" (André Agassi). È solo una delle tante frasi di grandi campioni postate dalla dottoressa Bertotti sulla sua pagina facebook, pensieri che aiutano a riflettere, così come il decalogo riportato di seguito, scoperto dalla psicologa nella bacheca di una palestra. Dieci regole* rivolte ai genitori degli atleti, un promemoria prezioso per tutti, indipendentemente dall'età e dallo sport praticato.  

  

10 comandamenti per i genitori dei piccoli atleti

  1. Non imporre le tue ambizioni a tuo figlio: ricorda che ogni bambino migliora e progredisce seguendo i suoi tempi, quindi non giudicare i progressi di tuo figlio confrontandolo con le prestazioni di altri atleti o con le tue aspettative.
  2. Sii di supporto a tuo figlio: c'è solo una domanda che devi porre a tuo figlio a fine allenamento o a fine gara: “Ti sei divertito?”; poiché se non si diverte non sarà motivato a partecipare.
  3. Non cercare di sostituire l'allenatore: il tuo lavoro è quello di dare amore incondizionato e supporto. Dì a tuo figlio quanto sei fiero di lui e lascia la parte tecnica all'allenatore.
  4. Dì solo cose positive durante le gare: devi essere incoraggiante e non criticare mai tuo figlio o il suo allenatore, perché entrambi sanno se e quando hanno commesso errori.
  5. Riconosci e rispetta le paure di tuo figlio: la prima gara può essere una situazione molto stressante ed è normale che il tuo bambino sia spaventato. Non sgridarlo e non sminuire i suoi sentimenti, assicuralo che l'allenatore non lo avrebbe fatto partecipare, se non lo ritenesse in grado. Ricordati anche che la maggior parte delle sue paure sono quelle che tu gli trasmetti.
  6. Non criticare gli accompagnatori: se non sei interessato o non hai il tempo per aiutare lo staff come volontario, non criticare chi sta facendo tutto il possibile per dare una mano.
  7. Stima l'allenatore di tuo figlio: il legame fra l'allenatore e l'atleta è speciale e contribuisce al successo e al divertimento del tuo bambino, quindi non criticare l'allenatore in sua presenza, perché lo ferirà.
  8. Sii leale e di supporto alla squadra: non è saggio continuare a spostare il bambino da una squadra all'altra, ogni team ha i suoi problemi, anche quelli in cui crescono campioni.
  9. Tuo figlio non deve avere come unico obiettivo quello di vincere: i campioni sono quelli che hanno saputo concentrarsi sull'allenamento, più che sul risultato. 
  10. Non aspettarti che tuo figlio diventi un atleta olimpico: pensa a quanti atleti che praticano lo sport di tuo figlio ci sono in Italia, e a quanti posti sono disponibili ogni 4 anni: le possibilità reali che tuo figlio diventi un atleta olimpico sono lo 0,00...%. Fare sport è molto più delle Olimpiadi, aiuta a crescere persone oneste e civili, proprio come tu vorresti tuo figlio, quindi sii contento anche solo del fatto che voglia cimentarsi nello sport.

*Liberamente tratto e tradotto da “10 commandments for swimming parents” di Rose Snyder,Managing Director Coaching Division, USOC Former Director of Club Services, USA Swimming (a sua volta adattato da Ed Clendaniel's,”10 Commandments for Little League Parents”).

 

 

Patrizia Niccolini

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