Freud sarebbe affascinato dalle neuroscienze di oggi e perplesso dell’attuale psicoanalisi.
Lo sostiene il premio Nobel Eric Kandel, in una piacevole intervista rilasciata a Wired, presentando il suo nuovo libro, The Age of Insight. Kandel ritrae la città Vienna del 19esimo secolo in pieno fermento culturale e artistico. È proprio nei saloni viennesi dove gli artisti, scienziati e medici che è nato un nuovo modo di pensare e interpretare la mente.
Psichiatra convertitosi alle neuroscienze, Kandel sostiene che Freud amerebbe le neuroscienze moderne. “Freud aveva sviluppato la struttura tripartita della mente, l’osservazione clinica, la teoria della psicoanalisi nella speranza che un giorno tutto questo potesse essere tradotto nelle neuroscienze, era consapevole che stava sviluppando una psicologia cognitiva – la psicoanalisi – e che questo poteva essere modificato e in parte smentito dalla biologia. Sapeva che la psicoanalisi non era una scienza empirica, sperimentale. Dunque non c’è dubbio che avrebbe voluto sviluppare una scienza biologica della psicoanalisi se solo avesse potuto. In un certo qual modo aveva tentato questa strada con il suo saggio “Psicologia per neurologi” del 1895, ma realizzò che era stato un totale fallimento. Oggi la situazione è completamente diversa. Se ci si guarda intorno è incredibile quanto la nostra visione della mente segua gli schemi del pensiero di Freud. Ora sappiamo che, proprio come sosteneva Freud, l’attività mentale cosciente è solo la punta dell’iceberg. Siamo ormai ben consapevoli dell'importanza delle tensioni istintuali che sono state localizzate nell’ipotalamo e nell'amigdala. Sappiamo inoltre che le pulsioni sessuali sono già presenti nell'infanzia. Conosciamo le funzioni del Super-Io a livello biologico, e i valori morali strutturati nel cervello”.
“Sono dell’idea – continua Kandel – che, mentre sarebbe abbastanza soddisfatto delle neuroscienze moderne, Freud non lo sarebbe altrettanto di come è strutturata la psicoanalisi moderna. Questo perché le generazioni di psicoanalisti che si sono succedute non hanno cercato di rendere la psicoanalisi una scienza più empirica, ma hanno continuato la tradizione da lui iniziata. Soltanto recentemente sono stati condotti studi per valutare in quali contesti la psicoanalisi è efficace e per confrontarle ad altre modalità di psicoterapia breve. Inoltre, stanno per aver inizio esperimenti di imaging per verificare se i marcatori biologici (come per esempio, l’Area 25 per la depressione) sono o meno modificabili dalla psicoanalisi. Un altro motivo per cui la psicoanalisi non è progredita è anche il declino dell’ambizione scientifica dei psicoanalisti.”
Diverso è il punto di vista di Adam Phillips, psicoanalista, autore di numerosi saggi, curatore delle opere complete di Sigmund Freud. Phillips ha una visione più poetica e meno scientifica. Considera che “la psicoanalisi sia efficace solo come forma letteraria e che la sua medicalizzazione l’abbia in un certo senso uccisa.”
In un’intervista per The Economist, Phillips parla del legame tra poesia e psicoanalisi: “Entrambe sono arti linguistiche. Freud non suggerisce propriamente che noi parliamo in versi ma che noi parliamo potenzialmente con il tipo di incisività e ambiguità che per lo più troviamo in poesia. Insomma, per metterla diversamente: la lettura della poesia sarebbe un ottimo esercizio per uno psicoanalista”. Non solo. La poesia ha un suo uso terapeutico. Citando un pensiero di Kafka “la letteratura è un’accetta che rompe il ghiaccio del mare dentro di noi”, Phillips spiega che quello che ci spaventa sono l’intensità e gli eccessi delle nostre esperienze emozionali. E che le arti “ti permettono di dare e ricevere piacere ai tuoi sentimenti; così come di scoprire ciò che conta di più per te. Se ti coinvolgono ti coinvolgono realmente, non puoi esserne indifferente”.
Si può analizzare una poesia nello stesso modo in cui analizza un paziente? “No, ma ci sono delle sovrapposizioni. La grande differenza, che è quella ovvia, è che la poesia non può interloquire. Puoi utilizzare cose raccolte dalla psicoanalisi per interpretare una poesia”.
Freud oggi come la penserebbe? Come Kandel o come Phillips?
11 aprile 2012