Una delle sensazioni più spiacevoli che capitano ad una persona, dal punto di vista squisitamente psicologico, consiste nell'incorrere in un fastidioso stato di tensione che viene a determinarsi quando il proprio comportamento non è coerente con il proprio modo di vedere le cose.
Alcuni esempi?
- So che le sigarette fanno male alla mia salute e non voglio che mio figlio fumi. Assolutamente. Ma io fumo.
- Faccio un lavoro senza prospettive. Ed il mio capo è nettamente più incapace di me. Eppure continuo a farlo. Perché? Vorrà dire che mi piace..
In estrema sintesi, possiamo dire che un comportamento incoerente con le proprie convinzioni crea uno stato di tensione spiacevole che noi dobbiamo in qualche modo frenare. In che modo? Ad esempio, cercando di cambiare atteggiamento nei confronti della situazione. In poche parole, cambiando le proprie convinzioni.
Questo stato di tensione (che in Psicologia viene chiamato "Dissonanza Cognitiva" dalla Teoria di Leon Festinger) è un potentissimo quanto subdolo strumento in grado di modificare, per quanto sembri paradossale, più facilmente il nostro pensiero piuttosto che il nostro modo di comportarci.
Se pensiamo a quanto talvolta sia difficile cambiare un comportamento (come, nell'esempio di cui sopra, cambiare lavoro) comprendiamo bene quanto sia più semplice tentare di cambiare il proprio atteggiamento, in modo tale da ridurre questo fastidiosissimo stato di tensione.
Ma cosa deve accadere affinché questo stato di disagio provochi realmente un cambiamento di convinzioni?
1. Innanzitutto è necessario che il comportamento che mettiamo in atto abbia conseguenze negative (ad esempio, fumare una sigaretta);
2. è indispensabile che l'azione attuata sia frutto della nostra diretta responsabilità e scelta (fumo perché io sto fumando, non perché qualcuno mi costringe);
3. dobbiamo percepire lo stato di tensione da un punto di vista fisico ed emotivo (fastidio, agitazione, nervosismo o rabbia verso se stessi);
4. dobbiamo attribuire questo stato di tensione all'azione che stiamo svolgendo
Se queste componenti vi sono tutte, il gioco è fatto. Basta cambiare il nostro convincimento e il problema è risolto.
Sto bevendo una bibita che non mi piace? Va beh, in fondo non è poi così disgustosa..
Secondo la Teoria della Dissonanza Cognitiva (questo il nome della teoria che stiamo spiegando), un cambiamento di atteggiamento si verifica con maggiore probabilità quando la giustificazione che diamo al nostro comportamento incoerente è sostanzialmente debole, il che ci induce a percepire maggiormente lo stato di tensione e, dunque, a cambiare il nostro atteggiamento.
Questa Teoria è in grado di spiegare molti fenomeni apparentemente incomprensibili, come ad esempio il fatto che gran parte di coloro che fumano, pur essendo perfettamente consapevoli del danno arrecato dal fumo, continuino incessantemente a farsi del male.
La ricerca di una strada per limitare il disagio proveniente dal fumare pur sapendo bene che è sbagliato, induce le persone a cercare giustificazioni talmente ponderate, da convincersi che, in fondo, non c'è nulla di male.
Così sentiamo persone che sostengono che il proprio nonno fumava 30 sigarette a giorno ed è vissuto per cento anni, che l'aria che respiriamo è peggio di quella che si inala fumando e così via.
L'aspetto più complicato del problema sta nel livello di profondità della modifica dell'atteggiamento. La forza con la quale avviene questo fenomeno è infatti molto consistente dato che rilevante è lo stato di tensione provato. Più profondo è lo stato di tensione (perché più incoerente è il nostro comportamento) e più forte sarà il nostro cambiamento di convinzioni. E, di conseguenza, più difficile sarà ripristinare lo status quo iniziale.
Insomma, pur di comportarci come vogliamo ed i giustificare le nostre azioni, anche se sono sbagliate e talvolta socialmente non accettate, siamo addirittura pronti a stravolgere le nostre convinzioni. E lo facciamo, spesso, in modo definitivo.