Insonnia? Affrontala così

A cura di Alessandro Cozzolino, Personal Life Coach 

Web: www.alcoach.it - Email: alessandro.co@me.com

"Dammi un po' del tuo tempo e io ti restituirò la tua vita"

 

Quando tendiamo a ignorare o, al contrario, quando ci facciamo sommergere da alcuni disagi e problemi della vita, il nostro corpo automaticamente ci "avvisa" che dobbiamo fermarci un attimo e prendere un po' di ossigeno in più. Non fa eccezione un disturbo oltremodo diffuso, soprattutto nelle società occidentali, che solo qui da noi affligge un italiano su tre: è l'insonnia, un disturbo del sonno caratterizzato dall'impossibilità di addormentarsi e/o di dormire bene e a sufficienza durante la notte. Le conseguenze del deficit del sonno sono estremamente debilitanti tanto per il corpo quanto per la mente, giacché l'insonnia altera il naturale ciclo del sonno che nel tempo diviene sempre più difficile da ripristinare. La situazione spesso si fa così opprimente da indurre un italiano su dieci ad assumere sonniferi per godere di qualche ora di sonno ma non sono pochi i casi in cui il soggetto sviluppa una vera e propria - nonché dannosissima - dipendenza da tali farmaci, aggravando ulteriormente la situazione già molto delicata. Pertanto, prima di ricorrere alla chimica, forse può tornare utile prendere in considerazione un approccio diverso al problema, capace può produrre risultati reali e concreti, efficaci e duraturi, e soprattutto senza effetti collaterali. Vediamo come:

 La prima cosa da fare è senza dubbio prendere coscienza del disagio anziché negarlo, ignorarlo o combatterlo "artificialmente". Prova a considerare questo disturbo come una sorta di amico, una parte di te, con cui instaurare un dialogo. Prima di coricarti, munisciti di un taccuino su cui annotare domande, pensieri, risposte che tu stesso scriverai. Suggerirei di formulare il tutto come se si trattasse di una lettera, intima e personale, a qualcuno che hai sempre portato nel tuo cuore ma con cui - per un motivo o per un altro - hai perso i contatti. 

Pertanto proporrei qualcosa del tipo:

1) "Cara insonnia, grazie per essere venuta a trovarmi" come inizio. Questo per far sì che non si crei un rapporto di conflitto/odio/fastidio/rifiuto del proprio disagio bensì un'empatia che possa aprire le porte di una comunicazione (un dialogo essenzialmente interiore) che sia quanto più possibile serena, tranquilla e senza barriere di alcun genere. 

2) "Avrei tanto da raccontarti di me, della mia vita, dei miei sogni ma vorrei che prima iniziassi tu a parlarmi di te. Suppongo che se sei venuta fin qui avrai sicuramente qualcosa d’importante da comunicarmi". Mettiamo da parte il nostro "io" (che probabilmente ha solo voglia di dormire) e concentriamoci su questa "bella signora", sulla sue parole, sulla sua "presenza" e cerchiamo di "decifrare" il suo messaggio.

3) "Sono felice di averti qui con me perché so che hai un messaggio importante che vuoi recapitarmi, altrimenti so che non ti saresti disturbata a fare tanta strada". Ecco ora siamo pronti. Ma come tutti sappiamo, il nostro corpo (purtroppo!) non comunica con noi attraverso le parole. Un po' come un neonato, interagisce con noi mediante emozioni e sensazioni palesate e "segnali" non verbali. Per superare tale ostacolo, può tornare utile porre domande, del tipo:

4) "Vuoi chiedermi come sto? Se va tutto bene? Be'... ti ringrazio per l'interesse che nutri per me, sei gentile. Effettivamente c'è qualcosa che mi lascia un po' perplesso/a, non del tutto sereno/a e vorrei parlarne con qualcuno. Potrei iniziare a parlarne proprio con te...". E da qui scrivere nero su bianco cos'è che ci arreca disturbo, che non ci permette di essere pienamente sereni, e via discorrendo. 

Chiaramente occorre volontà, onestà e dedizione nel svolgere questo esercizio. Trovo altamente improbabile, se non addirittura impossibile, che un individuo che conduce una vita completamente serena, a 360 gradi tranquilla e gioiosa, possa soffrire di insonnia. Pertanto, alziamo il velo e scopriamo cosa c'è sotto. Il fatto stesso di mettere nero su bianco, di tirar fuori ciò che dentro ci attanaglia è un modo simbolico per liberarcene. Ecco perché quanto più scriviamo tanto più ci liberiamo dei nostri fardelli, li guardiamo in faccia e li ritroviamo proprio lì, nudi e inermi, stesi davanti ai nostri occhi, su un foglio di carta e cosa scopriamo? Che altro non sono che pensieri fatti di parole, fatte a loro volta di vocali e consonanti, raggruppate in un certo ordine, un ordine che noi e soltanto noi abbiamo deciso di dare, nessun altro. 

Una volta lasciati uscire dalla nostra mente tali pensieri negativi e molesti, possiamo concentrarci sul piacere del riposo, del sonno, della rigenerazione. 

5) "Adesso ho veramente tanto sonno, scusami ma vado a dormire. Grazie mille per la tua visita, per esserti ricordata di me. Torna a trovarmi tutte le volte che lo vorrai o che riterrai che io abbia bisogno di te. Sai? Mi fa piacere chiacchierare con te. Un abbraccio di cuore, buonanotte". Un atteggiamento mentale di apertura e comprensione ci permette di "congedarci" dalla nostra insonnia con estrema serenità e di dormire sonni tranquilli.

Va da sé che ripetere l'esercizio all'occorrenza ne migliora la pratica e i risultati, come pure prestare attenzione al proprio battito cardiaco, al proprio respiro ma soprattutto alla qualità dei pensieri che si formulano prima di cadere tra le braccia di Morfeo. Ascoltare il proprio corpo anziché drogarlo è un nostro ineludibile dovere per ottenere e godere di quella pace interiore a cui tutti noi abbiamo diritto.

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