Qualche giorno fa ho ritrovato tra le pagine di un mio libro una frase che afferma: “non c’è bisogno di stare male per voler stare meglio!”. A scrivere queste parole è Eric Berne, uno psicologo canadese ideatore dell’Analisi Transazionale. Questa citazione mi ha permesso di creare un naturale collegamento con l’iniziativa che questo mese ha visto psicologi e psicoterapeuti di tutta Italia aderire a quello che è stato chiamato “Ottobre mese del benessere psicologico”.
Premesso e sottinteso il fatto che dedicarsi alla propria persona in termini di benessere psicologico dovrebbe avvenire 365 giorni l’anno credo che il poter offrire in un dato periodo informazioni accurate, proporre seminari, convegni e giornate informative, far conoscere tutti gli ambiti di applicazione della psicologia, provare a correggere quei pregiudizi sullo psicologo e sulle malattie mentali, sia un tentativo positivo per avvicinare la gente a questa materia così affascinante quanto sottovalutata.
Si è soliti pensare che in terapia si va se si è “matti”, solamente se si ha un disturbo da manuale da curare, se si sono affannosamente provate tutte le strade possibili senza trovare una soluzione ad un determinato problema.
Ma la psicoterapia non è solo (così come la definisce wikipedia) “una pratica terapeutica della psicologia clinica che si occupa della cura di disturbi psicopatologici della psiche di natura ed entità diversa, che vanno dal modesto disadattamento o disagio personale fino alla sintomatologia grave”.
In terapia si può andare per conoscersi, per crescere, per prendere consapevolezza di certe dinamiche che da soli non si è capaci di vedere, per uscire da quelle logiche abituali che a volte sono anche causa di conflitti, di incomprensioni, di sofferenza.
Non solo, quindi, se si sta MALE!
Si può anche stare bene e avere voglia di autorealizzarsi!
Perché la psicoterapia non è altro che una porta di accesso per incontrare se stessi, uno specchio attraverso il quale rivedere ed esplorare luoghi a noi noti ma con una “attrezzatura” diversa da quella che si è soliti usare e alla fine del “viaggio” bisogna essere preparati a conoscere una persona nuova, per quanto possa apparire paradossale.
C’è sempre un buon motivo per intraprendere un percorso di psicoterapia e tantissime persone lo sanno. Basti pensare a come siamo spesso portati a dire: “in America si va dallo psicologo già da piccoli e andarci, lì, è una cosa normale!”. E lo affermiamo un po’ con stupore, un po’ con serenità. Come se pensarlo sugli altri fosse normale, per se stessi un po’ meno.
Chissà, forse il timore sta proprio lì, nel fatto che sedersi su quella poltrona vuol dire entrare in contatto con la parte più profonda di sé, guardarsi dentro, confrontarsi con sé stessi e avere il coraggio di farci i conti. Ma questa è solo una mia semplicistica ipotesi.
Ciò che di reale e sicuro c’è è che un percorso di psicoterapia inizia con un viaggio e si conclude con un cambiamento, qualsiasi sia il motivo per cui si decide di cominciarlo.
Non è un caso, dunque, se in alcune scuole di Specializzazione in Psicoterapia gli psicologi/studenti sono obbligati a intraprendere un percorso di terapia personale: perché capire meglio se stessi permette anche di capire meglio gli altri. E questo vale per tutti, non solo per noi professionisti.
Questo articolo di oggi potrebbe apparire come una forma implicita di pubblicità e forse un po’ lo è ma nei termini di promozione della mia professione. Tutti noi psicologi tentiamo quotidianamente di fare avvicinare la gente non ai nostri studi ma al concetto che la nostra psiche ha bisogno di attenzioni così quanto il nostro corpo e non si può far finta di nulla e non prendersene cura.
Dott.ssa Florinda Bruccoleri
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psiconcologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it