di MARCELLO MOTTOLA
Martedì 22 febbraio
si è spento il medico, psichiatra e psicoterapeuta, nonché giornalista
pubblicista, Maurizio Mottola. Nato
a Napoli nel marzo del 1951, dopo essersi laureatosi giovanissimo in Medicina e
Chirurgia, svolse una brillante carriera all’interno del servizio sanitario
nazionale come psichiatra e psicoterapeuta, fino a diventare dirigente medico di
psichiatria all’ASL Napoli 1, presso l’Unità Operativa di Psicologia Clinica e
dell’Età Evolutiva.
Tale competenza lo
portò, dall’ottobre 2000 al maggio 2009, ad essere componente della Commissione
per la valutazione dell’idoneità delle scuole di formazione in psicoterapia del
Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, realizzando nove anni di
presenza ininterrotta
e partecipando ad oltre ottanta riunioni.
La sua esperienza sul
campo lo portò in diverse occasioni, l’ultima durante 2004, docente invitato alla
Cattedra di Psichiatria della II° Università degli Studi di Napoli dove tenne i
corsi in “Legislazione psichiatrica ed organizzazione dipartimentale dei
servizi psichiatrici” e “Legislazione psichiatrica e normativa sulla
psicoterapia.
In gioventù, a
partire dal 1973, fu attivo politicamente all'interno del movimento radicale, oltre
alle candidature per le elezioni nella lista
Pannella e nella lista Bonino, con
iniziative in favore dei diritti civili e per la libertà di scelta, con
particolare attenzione per i temi del divorzio, opponendosi al referendum che
ne chiedeva l’abolizione, per la depenalizzazione del reato di aborto - in tal
senso si ricorda il libro Verso l’aborto
non chirurgico -, e poi attraverso la raccolta delle firme per i vari
pacchetti referendari, tra cui la strenua lotta per l’abrogazione della legge
manicomiale del 1904 culminata col successo dell’approvazione della legge
180/1978 di riforma psichiatrica.
L’impegno politico è proseguito
nel corso degli anni anche attraverso l’assidua collaborazione giornalistica prima
con Quaderni Radicali, rivista dell’ex-segretario del
Partito Radicale Giuseppe Rippa, e ,
negli ultimi dieci anni della sua vita, anche con Agenzia Radicale, supplemento web di QR e con IL MESE di Quaderni Radicali rivista telematica.
Nel 2002 Maurizio
Mottola aveva acquistato una casa rurale ad Altavilla Silentina, dove si recava
periodicamente, mantenendo così vivo il legame con il paese, in cui i suoi
antenati si sono insediati nel 1680.
A tal proposito Maurizio
Mottola stava svolgendo ragguardevoli ricerche nell’ambito della storia dei
Mottola in Altavilla Silentina. Aveva dapprima ricostruito il proprio albero genealogico,
con l’aiuto del cugino Francesco Mottola, professore e ricercatore
universitario di Storia Medievale, per poi approfondire le personalità di
spicco della famiglia. Stava così affrontando temi come i moti carbonari, il
brigantaggio in Campania, ed aveva in programma la scrittura di un libro sulle
tre generazioni dei suoi antenati patrioti.
Il più remoto Gaetano Mottola
fu importante carbonaro e guidò nel
1799 la popolazione locale contro i borbonici ed a favore del rinnovamento giacobino. Fu inoltre
letterato, autore del codice civile in versi. Poi Giosuè
Mottola,
nato ad Altavilla Silentina nel 1801, che appoggiò i moti carbonari cilentani del 1828, per poi morire nel 1844. Infine Lorenzo Mottola, che nato negli anni tra il 1830 ed il 1840, vide l’Unità d’Italia
come attivo sostenitore e partecipante dell’impresa
garibaldina nel salernitano.
“In tal senso - ricorda
Oreste Mottola condirettore del settimanale UNICO
- Maurizio
non cercò mai quelle posizioni di potere alle quali, per più di una ragione,
avrebbe facilmente potuto accedere. Preferiva organizzare attività culturali,
convegni e dibattiti come fece poco meno di un anno fa quando, nell’ambito
del 150° anniversario della dichiarazione dell’Unità d’Italia, aveva promosso
al paese la conferenza Antenati carbonari
e patrioti: i Mottola di Altavilla Silentina. Una
serata di discussione sul contributo dei Mottola all'Unità d'Italia”.
Nell’ultimo scorcio
della sua vita era giunto a coniugare l’esperienza di psicoterapeuta con la
passione per la ricerca storica ed aveva elaborato un nuovo approccio alla
pratica psicoterapeutica basato proprio sulla psicogenealogia
degli antenati.
Un
ultimo saluto va dunque nel ricordo delle sue parole: “le dinamiche nascoste
che mantengono legati gli individui alla propria nazione, alla propria
famiglia, al proprio gruppo sono una modalità di appartenenza e queste lealtà a
valori, idee, leggi del sistema sono spesso invisibili ed inconsapevoli e ci
spingono ad attuare degli atteggiamenti e dei comportamenti che condizionano la
nostra vita, sia le cognizioni, sia le emozioni, sia le relazioni. Possiamo infatti
renderci conto che la nostra vita spesso viene condizionata da atteggiamenti e
comportamenti che non sono proprio nostri, ma che appartengono ad altri membri
della famiglia, magari scomparsi da tempo, e che esercitano ancora un certo
influsso e quindi di fatto limitano la nostra libertà.
Anche se razionalmente ci diciamo che le
colpe dei padri non possono ricadere sui figli, in realtà da un punto di vista
antropologico e psicosociale invece esercitano delle interferenze che possono
bloccarci nella nostra crescita e maturazione come individui ed anche come
cittadini. Esiste un vincolo particolare, come un legame biologico, con tutti i
membri della nostra famiglia e della nostra nazione.
Esistono legami
invisibili e non percepibili anche con quei membri che non abbiamo mai
conosciuto e di cui non abbiamo mai sentito parlare. Acquisendo cognizioni sul
nostro passato personale e collettivo si può entrare in contatto con
informazioni importanti su ciò che disturba o favorisce l'equilibrio nelle
relazioni tra i componenti del sistema, migliorando in genere la relazione con
se stessi e con il mondo, in un processo graduale e creativo di consapevolezza,
accettazione e riparazione.
Gian Battista Vico
sosteneva che la storia è "scienza" appunto nella misura in cui essa
aiuta l'uomo a rendersi conto dei propri limiti, della propria dipendenza, ciò
che la natura - a suo giudizio - non è in grado di fare con altrettanta
incisività. Inoltre la storia è caratterizzata da "corsi e ricorsi",
al punto che la barbarie può sempre tornare in auge.
Ecco che occorre,
dunque, individuare le forze di ogni sistema di relazioni, riconoscendole e
volgendole al positivo, in modo da far sì che i conflitti possano trovare una
possibile soluzione. Approfondire la storia della propria famiglia e nazione
sostiene nel processo di crescita e maturazione esistenziale.
- E' morto Maurizio Mottola di GIUSEPPE RIPPA
- L'ultima intervista di MAURIZIO MOTTOLA “Dammi il tuo cuore ne avrò cura” conversazione con Domenico Miceli
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