Con la consulenza di Giovanni Porta, psicologo psicoterapeuta di orientamento gestaltico, esperto di poesia e di teatro www.giovanniporta.it – giovanniporta74@gmail.com
Capita, a volte, di sentirsi nel bel mezzo di un tunnel dove crisi emotive, sbalzi d’umore, tristezza, mancanza di fiducia e tanti altri disturbi psicologici sono capaci di privare del più piccolo barlume di serenità. Il mondo va a rotoli e l’impressione è di far la stessa fine. Niente paura, una tecnica è capace di venire in soccorso, a patto di essere onesti con sé stessi. È quanto promette la gestalt, un tipo di psicoterapia umanistica che si propone di aiutare le persone a migliorare il proprio livello di benessere, puntando l’attenzione sul modo con cui si percepisce la propria realtà: sull’esperienza vissuta dall’individuo anziché su interpretazioni teoriche e modelli prestabiliti. Gli ambiti per i quali risulta maggiormente efficace, sono quelli in cui fanno la loro comparsa problemi di autostima, senso di insoddisfazione, difficoltà di relazione, eccesso di stress, ansia, depressione, compresi gli attacchi di panico. Ma è indicata anche per il superamento di lutti o eventi particolarmente difficile, crisi di coppia e sintomi bulimici. Lo specialista di riferimento è uno psicologo, o un medico, che abbia completato il percorso di specializzazione quadriennale post laurea in psicoterapia della gestalt e che sia iscritto all’Albo dell’Ordine degli Psicologi come psicoterapeuta: requisiti assunti in pieno dal dottor Giovanni Porta a cui, per prima cosa, abbiamo chiesto la differenza della gestalt con le altre terapie.
Terapie a confronto
La gestalt si pone a metà strada, come modalità e tempistiche, tra le terapie classiche (es. psicoanalisi) e le terapie brevi contemporanee (es. psicoterapie cognitivo comportamentali). Rispetto alla psicoanalisi, la gestalt è un tipo di terapia molto più “pratica”: infatti si propone di aiutare la persona ad operare tanti piccoli miglioramenti nella propria qualità di vita, senza puntare eccessivamente l’attenzione sugli episodi passati. Lavora principalmente sul presente, sul “qui ed ora”, su cosa è possibile fare concretamente nella propria vita per essere più felici. Una terapia centrata sul fare e non solo sul capire. Rispetto alla psicoanalisi classica, i tempi sono normalmente molto più brevi, mentre paragonata a quelle di ambito cognitivo-comportamentale, la gestalt, fa un lavoro più ampio: l’attenzione non è centrata esclusivamente sul sintomo ma sul modo della persona di stare al mondo. Ad esempio, se un paziente arriva in terapia con l’ansia, il fine non è fargliela passare nel minor tempo possibile ma modificare la dinamica interna che la produce. Per fare ciò, ci vuole più tempo, ma l’effetto è solitamente più duraturo
Come “agisce” la Gestalt
Per avvicinarci a comprendere le dinamiche della Gestalt, Giovanni Porta, da sempre appassionato di poesia e teatro, cita addirittura il Re dei drammaturghi “Pirandello diceva che siamo composti di tanti personaggi e ognuno ha una diversa opinione sul da farsi. Metterle d’accordo tutte non è semplice. Quando ci sentiamo ‘bloccati’ e ci sembra di ripetere infinite volte gli stessi comportamenti è spesso perché non riusciamo a trovare un accordo con noi stessi, e dentro di noi si aggirano forze che vogliono andare in direzioni diverse e non compatibili”. Il primo passo per aiutare una persona a uscire da situazioni costrittive, d’impasse, e migliorare la propria qualità di vita è aiutarla a definire con chiarezza che cosa sente e che cosa vuole. Per riuscirvi è fondamentale la consapevolezza, ossia, distinguere chiaramente le proprie emozioni e i propri pensieri: cosa sento e cosa voglio.
Il secondo passo, altrettanto importante, è quello della scelta: cosa sono disposto a fare per ottenere quello che voglio. In poche parole, bisogna assumersi la responsabilità di volere realmente ciò che si desidera considerando di essere gli unici al mondo responsabili della soddisfazione dei propri bisogni, attraverso scelte e comportamenti del tutto personali. Se, ad esempio, si decide di non provare a soddisfare un proprio desiderio (magari per troppa paura, o perché si ritiene improbabile l’eventualità di riuscirci), non si può che affrontare le conseguenze della scelta: molto probabilmente, tristezza o frustrazione. È altrettanto importante capire quanto non abbia senso passare la vita a lamentarsi per le ripercussioni di una scelta compiuta da sé stessi. E tanto meno accusare il mondo intero, i genitori, la società, di non “dare” quanto si desidera. Invece di lamentarsi, è possibile cambiare scelta e provare a combattere per quello che si vuole ottenere. Oppure, anche se dolorosamente, è meglio abbandonare un desiderio impossibile. Dopotutto, la lamentela è un modo per non fare i conti con la realtà.
La tecnica
Le sedute si svolgono nello studio dello psicoterapeuta per un’ora a settimana in modo dialogico: si parla senza utilizzare il lettino tanto famoso nei film, tipico invece della psicoanalisi. Durante gli incontri, lo specialista aiuta la persona a lavorare sulle proprie difficoltà, agevolandola ad assumere i comportamenti connessi ai propri bisogni e desideri. Se, ad esempio, ci si sente tristi perché si desiderano nuove amicizie ma allo stesso tempo la paura di fare brutte figure blocca il solo pensiero di uscire di casa, il terapeuta lavorerà sulla capacità di sopportare proprio le brutte figure: pre-requisito essenziale per raggiungere ciò che si vuole.