Milano - «Angelino, c’è qui un ragazzo che dice che non capisco niente di politica!». Ci sono momenti in cui Berlusconi è sempre Berlusconi. E l’incontro con Paolo Piffer è sicuramente uno di quelli. Un cammeo della sua assoluta «antipoliticità», quella che gli ha fatto conquistare il cuore degli italiani vent’anni fa. Roba (l’antipolitica di Berlusconi), che al confronto Beppe Grillo è un dilettante. Perché la scena dell’incontro con Piffer avviene sullo sfondo drammatico della vigilia delle più disastrose elezioni del centrodestra dalla sua discesa in campo. Una caporetto a Monza che sta per essere presa dalla sinistra. A due passi da Arcore, casa sua e soprattutto cuore della Brianza, terra di imprenditori e del suo elettorato più fedele. Il presidente dei farmacisti Andrea Mandelli candidato dal Pdl sta per andare incontro a un tragico secondo turno. Quelli del partito hanno convocato in città i sindaci lombardi per una manifestazione contro le tasse, in realtà per tentare un disperato recupero. Berlusconi non si fa nemmeno vedere e invita a pranzo proprio Piffer.
A proposito, Piffer è un ragazzo di 31 anni. Di Monza. Prima laurea in Psicologia della comunicazione, seconda in Scienze e Tecniche psicologiche all’Università Bicocca di Milano e oggi laureando in Psicologia clinica a Bergamo. Il tutto mentre lavora da psicologo con i detenuti del carcere di Monza. Dove, per inciso, al momento soggiornano politici e pezzi grossi lombardi indagati per varie faccende. In tutto questo il ragazzo, che evidentemente ha del talento, ha trovato il tempo e la voglia per candidarsi a sindaco di Monza con due liste civiche di giovani, CambiaMonza e PrimaVeraMonza (logo indubbiamente azzeccato). Il motto? «Tutta un’altra politica». Che deve aver convinto, se il ragazzo ha incassato il 5 per cento. Un bel risultato se si pensa che il Pdl insieme alla Destra di Storace non è arrivato nemmeno al 15. In un feudo da sempre azzurro.
E così Berlusconi ha preso il telefono e, invece di andare dagli appena 50 sindaci cammellati a Monza, ha passato la giornata con Piffer e altri sette ragazzi delle liste: uno schiaffo all’apparato ingessato del Pdl che non sopporta più e una carezza al volto nuovo. Prima Arcore, poi Berlusconi vuol salire in macchina con lui e andarsene un po’ in giro per la Brianza. «A capire - avrebbe detto - come si fa a prendere i voti». Oggi che la politica è cambiata. Come ha capito Piffer e come continuano a non capire i suoi colonnelli. Sette ore insieme, il vecchio lupo e il giovane lupacchiotto. Che alla fine era raggiante, ma i suoi voti se li è tenuti. «Gli ho spiegato che la nostra scelta è quella di non apparentarci perché siamo una lista giovane, fresca, con un elettorato esigente. Era dispiaciuto, ma ha condiviso. Era interessato a capire il nostro progetto, il nostro linguaggio, il codice comunicativo che abbiamo utilizzato». Il consiglio a Berlusconi? «Cancellare completamente dal suo vocabolario il termine comunista», ha raccontato ieri Piffer a Radio2 a Un giorno da pecora.
Una volta, racconta spesso Piffer, aveva creato con la dottoressa Reichmann «L’isola che non c’è Onlus», centro per il disagio psichico nell’adolescenza. Un giorno lei gli disse, «se alla fine della giornata non sei sporco, vuol dire che non hai lavorato bene». Questa è per lui è la politica. Capito perché piace a Berlusconi?