Un ragazzino dalla faccia d’angelo. Un bambino ucciso con efferata violenza. Un giovane avvocato che difende il giovane sospettato e rivive, attraverso di lui, i ricordi della sua infanzia infelice. Sono gli ingredienti del thriller psicologico Il colpevole, ottimo esordio della scrittrice scozzese Lisa Ballantyne, appena pubblicato in Italia da Giano. Un romanzo che è già un fenomeno. Dopo il successo in Gran Bretagna, Il colpevole è in corso di traduzione in 25 lingue.
Non c’è da stupirsi. Lisa Ballantyne, 39 anni, una laurea in letteratura inglese, fluente in cinese e tanta passione per la scrittura, ha creato una storia che lega due misteri a filo doppio. È davvero l’undicenne Sebastian l’assassino del suo amichetto di giochi Ben Stokes? Perché Daniel Hunter, oggi brillante avvocato con un passato da ragazzino abusato, odia profondamente Minnie, la madre adottiva che lo ha amato e gli ha consentito di diventare un adulto equilibrato?
L’arresto di Sebastian, il processo e il fluire dei ricordi di Daniel scorrono in parallelo nella narrazione, generando una tensione che avvince il lettore per tutte le 446 pagine. Lisa Ballantyne dichiara di essere stata in qualche modo “posseduta” dai due personaggi di Daniel e Minnie. «Tutto è iniziato con l’idea di Daniel bambino ribelle, che vive con la madre adottiva, poi con Daniel adulto, che si sente coinnvolto per la sua vicenda personale nel caso del suo giovane cliente. Erano nella mia mente, ho dovuto iniziare a scrivere, per potermene liberare», racconta sorridendo l’autrice a Elle.it. L’abbiamo intervistata in occasione del lancio del libro e della sua partecipazione al Cormayeur Noir in Festival.
-Com’è nato il romanzo psicologico Il colpevole?
«Sono sempre stata interessata alla psicologia dei personaggi di cui narro una storia. Scrivevo già prima di questo libro, in particolare poesie. Ma ho capito che un romanzo deve crescere giorno per giorno. Non è stato facile. Da sette anni vivo a Glasgow e lavoro all’università, nel settore che si occupa degli scambi internazionali. Mi tocca spesso viaggiare. Per riuscire a scrivere, lavoravo di notte, ma ho dovuto anche interrompermi, per brevi periodi, ci ho messo circa un anno a finire».
-Di solito, agli esordienti si dice “scrivi di ciò che conosci”. A quanto pare, tu hai fatto l’esatto contrario: non sei avvocato, non sei un’educatrice con esperienza di bambini, non sei poliziotta… Come hai fatto a raccontare così abilmente il mondo degli avvocati a Londra e le procedure del tribunale?
«Sì, forse è stato stupido da parte mia, ma come dicevo è la storia, i personaggi che si sono impossessati di me e sono partita per questo viaggio. A metà strada, mi sono resa conto che la fantasia non era sufficiente. Mi sono quindi buttata nella ricerca: ho visitato il tribunale penale a Londra, ho parlato con avvocati e assistenti sociali… Ho visitato Brampton e le zone di Londra dove ambiento la storia, che mi sono estranei. Ho studiato nei dettagli il quartiere in cui avviene l’omicidio, dove si trova l’appartamento di Daniel, le strade in cui va a correre. Ho usato il metodo di recitazione di Stanislavsky per entrare nei personaggi nella narrazione».
-Ci sono stati casi di cronaca nera che l’hanno ispirata?
«Sì, quando ho iniziato a scrivere c’era stato il caso di due ragazzini che avevano picchiato altri due coetanei, senza peraltro ucciderli. Quando ho creato Sebastian, ho pensato soprattutto a Mary Bell, che nel 1968 a 11 anni uccise due bambini senza motivo. Lei era bella, educata, non sembrava una bambina violenta perché aveva subito violenza. Volevo che Sebastian fosse come lei».
-Quali scrittori sono i suoi punti di riferimento per la narrativa?
«Toni Morrison, Joyce Carol Oates, Margaret Atwood».
-Se l’aspettava, questo successo?
«In realtà io volevo solo scrivere, non pensavo di essere pubblicata e non immaginavo una risposta così positiva! La scrittura è un atto privato, e così anche la relazione con i personaggi. Mi fa ancora uno strano effetto sentire le persone che parlano di Daniel e degli altri personaggi, come se li conoscessero. È stupendo!».
-C’è già un nuovo libro in cantiere, Lisa?
«Sì, ci sto lavorando. Nessun omicidio, stavolta il tema sarà solo psicologico. Mi interessa l’interazione fra natura, educazione e libero arbitrio nelle persone».
Info: Il colpevole, di Lisa Ballantyne, Giano, collana I libri della civetta, 14,90 euro
14 Dicembre 2012, Maria Tatsos