Facebook, lo psicologo del nuovo millennio

Secondo alcuni studiosi statunitensi il social network potrebbe essere utilizzato per prevenire i suicidi tra i giovani. Ma la cosa genera qualche perplessità.

E se i social network potessero aiutare gli adulti a capire meglio i giovani? In fondo su Facebook, soprattutto gli adolescenti, comunicano in maniera spesso inequivocabile il loro disagio esistenziale, le loro paure, i propri scatti d’umore, e dall’esterno potrebbe essere una spia dall’allarme nei casi più gravi. Secondo il New York Times, leggendo le frasi postate su Facebook si potrebbero prevenire molti suicidi giovanili.

Se fino a qualche tempo fa gli studiosi di psicologia non vedevano di buon occhio questa sorta di ‘autocoscienza on line’ (tanto da averla criticata anche con la produzione di magliette con la scritta ‘Face your problem, don’t Facebook them’, affronta i tuoi problemi, non lasciarli su facebook), oggi qualcuno comincia a parlare seriamente delle potenzialità terapeutiche dei social network.

Gli specialisti di salute mentale sostengono che Facebook possa essere indispensabile per rintracciare i primi segni di un disagio che non sempre viene espresso in famiglia in maniera così esplicita. Tuttavia, a questo punto, si pongono due problemi: innanzitutto, come stabilire che peso dare agli sfoghi melodrammatici tipici dell’adolescenza pubblicati su Facebook? Quando si possono considerare dei veri e propri segnali del rischio di suicidio, e quando no? E chi dovrebbe controllare le bacheche di Facebook dei giovani? I genitori? Gli insegnanti? Un team di esperti? E come assicurarsi che i giovani, sapendo di essere sotto stretto controllo, continuino a usare il social network come valvola di sfogo?

L’azienda di Zuckerberg collabora già con la National suicide prevention lifeline, un’organizzazione no-profit che cerca di intervenire per aiutare chi cerca di risolvere i propri problemi con il suicidio. Se qualcuno legge un post o uno status potenzialmente considerato rischioso, può contattare Facebook, che a sua volta contatta l’associazione. E’ sufficiente? Non sempre, ma a volte utile.

Secondo alcuni studiosi, infine, i social network possono essere usati anche soltanto per monitorare condizioni psichiche di un certo ambiente, come ha fatto un ricercatore che facendo ‘amicizia’ su Facebook con alcune matricole ha scoperto che molte di loro avevano problemi di alcool ed esprimevano una forte nostalgia di casa. Dopo un incontro face-to-face, il ricercatore afferma di essere riuscito a migliorare le loro condizioni. Forse però, a parte il mancato rispetto della privacy per fini di studio, quel che bisogna evitare è di sostituire totalmente nella vita quotidiana la comunicazione faccia a faccia con quella sul web. I due tipi di comunicazione possono essere complementari, ma la comunicazione on line non può sostituirsi a quella personale, che prevede linguaggi verbali e non.

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