Sempre più conformiamo il nostro divertimento alle tendenze del momento, generalmente lanciate del mercato. Così, “fare qualcosa di diverso” è diventato sinonimo di esagerazione di Angela Dassisti
Ci siamo; tra poche ore saremo da calendario ufficialmente in estate e come tutti gli anni, sebbene un po’ in ritardo a causa delle ultime intemperie atmosferiche, in ogni luogo si inizierà a parlare di vacanze. In realtà molti hanno pianificato da tempo ogni cosa, soprattutto le famiglie, per risparmiare e per trovare tutte le comodità richieste. Ma tanti altri, come sempre, sono in attesa di conferme da amici o parenti, attendono il piano ferie oppure dovranno lavorare nei mesi caldi e spostare le vacanze di qualche settimana.
L’obiettivo per tutti è quello di riposarsi, ricaricarsi e divertirsi. Ma siamo certi che le nostre vacanze siano tali da rispondere davvero a questi nostri bisogni? Inoltre, ci siamo mai chiesti che cosa si intenda per riposo, cosa significhi per la maggior parte delle persone ricaricarsi, ma soprattutto divertirsi? Sul riposo ci sono pochi dubbi, generalmente significa affrontare meno compiti durante la giornata, non necessariamente restare inerti, ma semplicemente staccare dalla routine quotidiana ed affrontare meno attività consuete possibili e soprattutto con un ritmo ridotto.
Sul significato di ricaricarsi ci accostiamo ad un ambito più individuale, poiché varia notevolmente in base all’età, al lavoro e alle caratteristiche di ognuno di noi. In base alla peculiarità di ciascun individuo ritrovare le energie potrebbe corrispondere a svolgere attività ricreative, per altri dedicarsi ad interessi tralasciati durante l’anno oppure semplicemente passare del tempo con delle persone care.
Giunti al significato di divertimento potremmo trovarci dinanzi ad un vero dilemma, poiché il divertimento, più di tutte le tre caratteristiche citate dovrebbe avere una grande variabilità e differenziarsi enormemente da un individuo all’altro, ma negli ultimi decenni qualcosa è cambiato. Il divertimento, infatti, sta diventando sempre di più qualcosa di artefatto e di massificato, più che una scelta individuale e peculiare di ciascuno.
Facciamo un esperimento. Chiudiamo gli occhi per qualche minuto, respiriamo profondamente, rilassiamoci e pensiamo ai momenti di divertimento. Con buona probabilità ci saranno venute alla mente immagini di persone che ridono felici, bambini che giocano in giornate assolate, amici che scherzano e scene di tipo conviviale. Non vi sembrano scene piuttosto familiari? Non sono molto simili a quelle della tv o delle riviste per pubblicizzare cibi, bevande o abiti? Se si pensa ai giovanissimi, questa corrispondenza tra l’idea di divertimento e una sorta di format dettato dalla moda è probabilmente ancora più evidente. Senza rendercene conto in entrambi i casi stiamo conformando il nostro divertimento alle tendenze del momento, generalmente lanciate dal mercato, snaturando totalmente l’idea fondante del principio di divertirsi.
Etimologicamente divertire deriva dal latino de-versus, che potrebbe essere tradotto come prendere una direzione opposta e comunemente si usa per indicare una sorta di distrazione verso altro. Se però ciascuno di noi aderisce ad un modello, ad uno standard di divertimento della società, piuttosto che alle proprie necessità del momento, siamo certi di realizzare esattamente ciò che pensiamo di fare?
Chi ha deciso ad un certo punto che per divertirsi e fare qualcosa di diverso dal solito avremmo dovuto fare tutti quello che si fa in un posto del mondo in particolare o che fanno alcune popolazioni? Come mai “fare qualcosa di diverso” è diventato sinonimo di “fare qualcosa di esagerato” e spesso incosciente? A questo punto il divertimento non è più lo stesso e diventa banale, comune, abituale.
Potremmo allora fare una cosa veramente diversa: pensiamo a come ci sentiamo esattamente in questo momento, a quello che davvero ci renderebbe felici, ci farebbe rilassare e ci darebbe carica per il giorno dopo. Forse scopriremmo che è molto lontano dal dover fare l’aperitivo con gli amici stando in piedi a sgomitare per una tartina, piuttosto che andare a ballare fino all’alba, bere fino a perdere conoscenza o frequentare i luoghi più in della città. Forse scopriremmo che talvolta è più divertente correre a perdifiato nel parco con i propri figli, pescare al largo e vedere il sole sorgere con qualcuno che ci è caro, leggere un buon libro accoccolati sul divano o parlare per ore con un amico.
Non è importante ciò che fanno gli altri, ma cosa riteniamo essenziale per il nostro e personale divertimento. Scopriremmo che questo varierà nel tempo e spesso divergerà moltissimo dai pacchetti pre-confezionati dai club vacanze o dalle riviste. Con le vacanze alle porte riflettiamo su cosa davvero sarebbe divertente per noi ed i nostri compagni di viaggio. Buone vacanze!
20 giugno 2014