Il Giubileo è alle porte, e non è solo la Chiesa cattolica o i mezzi di informazione come noi di Aleteia a doversi preparare per l’evento. Attorno all’apertura della Porta Santa ci sono centinaia di persone che svolgono essenziali quanto a volte invisibili lavori di servizio a vantaggio di fedeli, pellegrini e semplici turisti. Uno di questi servizi essenziali è la tutela della salute di coloro che verranno a Roma per la serie di eventi che si snoderanno durante tutto l’Anno Santo della misericordia. La tutela della salute non è solo quella fisica, ma anche quella psicologica, per farci dare alcune indicazioni e capire meglio il lavoro che faranno durante il Giubileo, abbiamo contattato la dottoressa Rita di Iorio, coordinatrice del gruppo di lavoro sulla psicologia delle emergenze all’interno dell’Ordine Psicologi del Lazio, come psicologo dell’emergenza, vice presidente del Centro Alfredo Rampi, e per l’appunto membro del gruppo di psicologi dell’emergenza attivati e coordinati da Ares 118.
Dottoressa Di Iorio cos’è una emergenza e come la si affronta?
Di Iorio: Possiamo parlare di emergenza quando ci troviamo ad affrontare un evento che supera le nostre risorse psicofisiche ordinarie e ci costringe ad accedere a quelle “straordinarie”, a volte talmente difficili che non ce la facciamo a gestire il carico emotivo che ne consegue. Sia in caso di singoli incidenti che nel caso di catastrofi lo psicologo dell’emergenza interviene a sostegno delle vittime. Un intervento che si faccia carico, fin dall’inizio, dei danni profondi sull’organizzazione mentale, prodotti sulle persone coinvolte, dal trauma.
Poi ci sono i (veri e propri) disastri che implicano un coinvolgimento di massa, un terremoto ad esempio o scenari di guerra, ma anche una manifestazione particolarmente ampia di persone può innescare (una crisi) una situazione psicologica critica. Un’emergenza psicologica può dipendere sia da fattori esterni ambientali o interni, ma anche se causata da fattori esterni è la risposta soggettiva che determina la gravità del danno.
Voi sarete presenti col 118 per il Giubileo: perché?
Di Iorio: Noi saremo presenti presso tutti i luoghi in cui si svolgeranno gli eventi giubilari, come San Pietro, San Giovanni o San Paolo Fuori le Mura, grazie alla convenzione che il Ares 118 – che ha ricevuto una delega dalla Protezione Civile su questo aspetto – ha stipulato con tre associazioni di psicologi dell’emergenza operanti nel Lazio. Saremo pronti per sostenere le persone che parteciperanno a queste grandi manifestazioni religiose. (risolvere le possibili crisi (un incidente ad esempio, che può sempre capitare) Saremo presenti nei posti medici avanzati, le tende del 118 per intenderci, per venire incontro alle esigenze dei fedeli che possono essere soggetti sia ad attacchi di panico che di claustrofobia dovuta alla ressa delle grandi masse di persone presenti, alla stanchezza per le tante ore in piedi, alle forti emozioni che tali eventi suscitano. Poi ci sono soggetti particolarmente fragili che vengono accompagnati presso lo specialista psicologico come bambini o anziani che in queste occasioni amplificano le loro difficoltà. (, senza dimenticare che lunghe attese e fatica possono contribuire anche a disagi di ordine psicologico.)
Siete pronti a tutte le possibilità?
Di Iorio: Noi come psicologi dell’emergenza, almeno il gruppo a cui appartengo, siamo formati proprio per affrontare ogni tipo di situazione di evento traumatico e alle diverse reazioni emotive delle persone coinvolte. Siamo a disposizione di Ares 118 e della Protezione Civile del Comune di Roma. Sappiamo che il Comune di Roma e il ministero dell’Interno si stanno preparando a tutti gli scenari possibili, ma è il loro mestiere, prepararsi a tutte le ipotesi anche quelle più remote. La vigilanza in questo periodo, ce lo dice la cronaca, è massima…
Come si diventa psicologi dell’emergenza?
Di Iorio: L’Ordine degli psicologi del Lazio sta molto lavorando per presentare le Linee Guida che uno psicologo dell’emergenza è chiamato ad osservare, ribadendo il valore della formazione per diventare un professionista di questa disciplina, ossia la Psicologia delle Emergenze. Inoltre sta organizzando dei seminari per informare i colleghi su queste tematiche. Il seminario del 20 novembre che vede la partecipazione del Prefetto di Roma Franco Gabrielli e il Direttore Generale di Ares 118 Maria Paola Corradi è proprio dedicato alle emergenze di massa.
E nello specifico?
Di Iorio: La formazione in psicologia delle emergenze deve essere erogata da soggetti che sono accreditati per fare formazione, prevede un percorso formativo che deve rispondere a diverse caratteristiche per ritenersi valido. Per esempio non deve essere inferiore a 150 ore di lezione, deve comprendere simulazioni, esercitazioni,supervisioni didattiche. Attualmente ci sono solo un paio di corsi specializzati nel formare in questa disciplina: uno presso il consorzio universitario Humanitas e quello di cui faccio parte io stessa, offerto dal Centro Alfredo Rampi onlus con l’Università di Tor Vergata, l’Università di San Marino, Osdife, Ares 118, che offre una formazione a 360 ° sulle emergenze ambientali civili e sociali, proprio grazie a questa collaborazione con diversi enti che si occupano della sicurezza dei cittadini prima durante e dopo un’emergenza. La formazione è fondamentale non si improvvisa, nemmeno se si è già psicologi o psicoterapeuti. Lo psicologo dell’emergenza interviene in scenari di forte impatto emotivo sia per la vittima che per il soccorritore, quindi necessita di un lavoro approfondito su se stesso per affrontare scenari di sofferenza, di caos, deve essere specializzato in tecniche specifiche, fare esperienza esercitativa delle diverse situazioni di crisi, conoscere e saper collaborare con tutti gli attori che intervengono in emergenza. Aspetto essenziale è che lo psicologo può intervenire solo su attivazione di un ente accreditato.