Sono difficili da individuare e soccorrere, ma si può fare qualcosa per salvarne una parte.
SUICIDI IN AUMENTO - Con la morte del’uomo che la settimana scorsa si era dato fuoco nel parcheggio dell’Agenzia delle Entrate di Bologna, si torna a parlare di suicidi. Un tema difficile perché tabù e perché poco si presta alla strumentalizzazione politica. Proprio oggi la Cgia di Mestre aveva lanciato l’allarme: negli ultimi due anni, i suicidi sono aumentati del 24%, e non sembra che vi sia una tendenza alla diminuzione. Ma è bene sapere che qualcosa si può fare, quali sono i segni che possono annunciare una crisi suicida nelle persone che conosciamo e a chi rivolgersi per chiedere aiuto.
IL SUICIDIO NON E’ DI CLASSE - “Il suicidio e’ democratico: non guarda le classi sociali, non guarda l’eta’. Il suicidio e’ un rimedio permanente per un problema temporaneo“. Maurizio Pompili e’ un giovane ricercatore universitario di Psichiatria, Facolta’ di Medicina e Psicologia, de La Sapienza di Roma. Soprattutto, pero’, e’ responsabile del servizio per la prevenzione del suicidio all’ospedale Sant’Andrea e, come anche chi non e’ esperto della materia, non e’ rimasto insensibile alle notizie degli ultimi giorni. Impressionante, infatti, e’ stato il numero di suicidi in tutta Italia: tutte vittime diverse per eta’ e per classe sociale, ma tutte legate dallo stesso denominatore, la crisi. Chi ha perso il lavoro, chi prova vergogna perche’ capisce che non potra’ pagare gli stipendi, chi invece si vede la pensione ulteriormente ridotta. Insomma, futuro nero.
UN FENOMENO CONOSCIUTO - “E storicamente non e’ la prima volta che questo accade – racconta Pompili all’agenzia Dire. Nel 1870 – a livello nazionale ma non solo, un aumento del pane provoco’ un aumento di suicidi. Come poi negli anni 1920-30. E pure negli Anni 90, in Corea. Il fenomeno e’ conosciuto. Le perdite finanziarie, economiche, i fallimenti: sono tutti fattori che minano la sicurezza dell’individuo. Fenomeni simili si sono registrati pure in altre nazioni, come Australia, Nuova Zelanda, Corea. È una triste realta’ di gente che non avrebbe mai pensato al suicidio ma che la trova quale migliore soluzione al problema”.
BILANCI FALLIMENTARI - Fattori determinati spingono le persone, secondo l’esperto, a fare un bilancio: “Un bilancio psicologico- continua- una deduzione che poi e’ quel ‘percio’ che significa bilancio negativo. Per esempio quella persona che, guidando un’attivita’, magari ha raggiunto un certo affiatamento con gli operai, pure un’amicizia. E per questo prova vergogna se non riesce a pagare gli stipendi. Se gli chiedi il futuro come lo vedi ti dice ‘nero’, e anche ‘che ci sto a fare qui?’”. Reagire, per questo, e’ fondamentale: “Non si puo’ essere spettatori passivi- dice ancora- Servono azioni di prevenzione al suicidio, bisogna capire la sofferenza estrema dei soggetti. Ma non solo.
L’OSSERVAZIONE - Vanno osservate le abitudini, la loro quotidianita’. Se proprio le abitudini cambiano, come il sonno, l’appetito, l’igiene personale, allora un sospetto deve nascere. Oppure se comincia a dare via delle cose che gli sono care, cosi’ inaspettatamente, che siano collezioni di qualcosa, un oggetto o un vestito. Sono quelle persone che poi cominciano a dire che la vita non vale piu’ la pena di essere vissuta o che ‘a nessuno interessa se muoio’. Chi lo dice spesso lo fa”. Non vanno sottovalutate nemmeno quelle persone che sono esattamente all’opposto: “Depresse, angosciate che improvvisamente stanno bene”.
LE DIFFICOLTA’ MATERIALI- Nel loro caso, se inizialmente in difficolta’ a causa della crisi, dei debiti, della pensione ridotta da un giorno all’altro, il suicidio appare l’unica soluzione e per questo si trovano improvvisamente sollevate”.
L’AIUTO - Il servizio di prevenzione gestito da Maurizio Pompili e’ fatto soprattutto di “volontari, precari, gente di buona volonta’. Abbiamo un numero di telefono che funziona dalle 9.30 alle 16.30. E poi basta. Perche’ non abbiamo fondi, non abbiamo possibilita’. C’e’ una segreteria quando non c’e’ il personale, a cui lasciano messaggi: non basta”.
SERVONO FONDI - Per questo si appella alle istituzioni: “Governo compreso- dice- che dovrebbero intervenire con programmi di prevenzione. Cosa chiediamo? Soltanto un aiuto almeno per i rimborsi spesa.Altrimenti non riusciremo ad andare avanti. Ascoltare le persone che si trovano in queste situazioni e’ fondamentale. A me personalmente, ad esempio, arrivano richieste di aiuto in continuazione, addirittura mi e’ stato chiesto in qualche occasione di fare da intermediario in questioni economiche, di provare ad agevolare concessioni di prestiti”.
SOGGETTI A RISCHIO - Ma chi e’ la persona che in queste ore pensa al suicidio quale unica soluzione? “E’ una persona in sofferenza psicologica insopportabile, come in un tunnel in cui la sofferenza fa vedere solo la possibilita’ di morire. Le opzioni possono esserci, ma la persona non le vede. Per questo il contributo degli esperti e’ fondamentale: chi e’ un passo da tale gesto li aspetta proprio perche’ vuole sentirsi dire quali siano le altre soluzioni.
LA SPERANZA - Perché anche quello che si vuole suicidare vuole comunque vivere. Quanti casi che ho avuto in cui parlando, aiutando a capire, abbiamo fatto scoprire altre soluzioni, nuove porte a cui bussare per chiedere un aiuto”. La crisi sicuramente ha ‘aiutato’ il fenomeno a crescere: “Ma non si puo’ imputare questo, ad esempio, alla venuta di Monti. Il fenomeno era gia’ iniziato prima. Non e’ un fenomeno meramente politico. Certo, in questi ultimi mesi le richieste di aiuto sono sicuramente cresciute”.