Wonder Woman multitasking, ecco quello che chiede la società di essere alle donne moderne. Le conseguenze possono essere pesanti, come mostrano di dati sull’incidenza di problematiche psicologiche: le donne sviluppano sintomi depressivi con una frequenza da due a tre volte superiore rispetto agli uomini, ansia e attacchi di panico con una frequenza tra tre e quattro volte maggiore; disturbi alimentari (anoressia, bulimia, abbuffate compulsive) con un’incidenza quasi 20 volte più elevata. (e proprio l’anoressia è il male nel quale il perfezionismo ha il ruolo più centrale).
Di chi la responsabilità? Risponde lo psicoterapeuta Giovanni Porta: “Di certo, dei residui di una cultura maschilista in cui sembra impossibile dividere al 50% faccende ed incombenze domestico-familiari. Ma non solo. Varie ricerche di psicologia mostrano come le donne siano maggiormente tendenti a giudicarsi con severità, rispetto agli uomini, sia in ambito lavorativo che familiare. In altre parole, dopo ore e ore di lavoro, molte donne arrivano a casa e sentono di non stare facendo abbastanza: di non essere abbastanza materne, amorevoli, affascinanti, piene di cura ecc. In una parola: sentono di non essere abbastanza perfette. Nella mia esperienza clinica, ho notato come uno degli elementi che maggiormente porta le persone ad essere infelici è proprio l’eccesso di perfezionismo: la tendenza a pretendere troppo da se stessi, non accettando fallimenti e imperfezioni inevitabilmente umane. La raggiunta parità di genere ha portato molte donne al sovraccarico: “poiché oggi possiamo fare tutto, le donne si sono convinte che devono fare tutto”. Ed ecco dunque una generazione di donne multitasking costantemente impegnate a inseguire standard elevatissimi, in ogni parte della loro vita. L’origine di un atteggiamento perfezionista va ricercata nell’educazione ricevuta, nella quale spesso si mescolano richieste eccessive. Alle bambine viene richiesto di sviluppare un forte senso empatico (“devi essere buona”) unitamente ad una alto livello di efficienza (“sii brava”) e di ubbidienza ai dettami genitoriali (“sii ubbidiente”)”.
In cento anni la posizione delle donne è radicalmente cambiata e anche il loro carico di lavoro. Le donne hanno raggiunto posizioni di eccellenza nella società e nel mondo del lavoro. Successo, certo, ma anche maggiori responsabilità, senza mai venir meno ai lavori loro assegnati per tradizione. Si sono moltiplicati compiti ed impegni, sono nate tante piccole Wonder Woman multitasking.
“A livello di sostenibilità psicologica, – continua lo psicoterapeuta Giovanni Porta – la conquista dei sacrosanti diritti che ha portato le donne ad avere la possibilità di rivestire posizioni di eccellenza nella società e nel mondo del lavoro non ha significato solo un miglioramento nelle loro esistenze, ma anche un ulteriore carico di lavoro. È esperienza comune entrare in contatto con donne che lavorano a tempo pieno e che, una volta tolto il tailleur, diventano madri affettuose che portano i figli qua e là, mogli attente che si occupano della casa e ricordano ricorrenze, amiche e confidenti di tutta la famiglia. Il tutto, naturalmente, con la necessità di non smettere mai di essere attraenti e femminili. Il problema è che però, con il crescere dell’impegno fuori casa, la mole dell’investimento di energie all’interno del contesto familiare si è ridotto poco o nulla”.
Un aiuto può venire dalla psicoterapia. “Non sentitevi inadeguate o non perfette, non è così!”
Lo psicoterapeuta Giovanni Porta in pochi punti riassume alcune regole di vita, che permettono di vivere in armonia con se stesse.
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Innanzitutto, è molto importante divenire consapevoli delle richieste che l’educazione ci ha posto, e prenderne le dovute distanze.
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Assolversi dalla colpa di non essere abbastanza.
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Imparare a disobbedire a genitori e insegnanti troppo severi.
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Cercare standard di vita sostenibili, nei quali ci sia spazio per l’imperfezione (propria e degli altri) e il divertimento, e non solo per il dovere in ogni campo.
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Ricordarsi che inseguire un ideale di vita irraggiungibile non fa che abbattere energie ed autostima.
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Non preoccuparsi troppo di scontentare qualcuno.
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Iniziare, in sostanza, un viaggio alla ricerca della propria qualità di vita.
“Il migliore insegnamento che possiamo dare ai nostri figli non è come fare a diventare perfetti, ma come fare a diventare felici”, conclude lo psicoterapeuta Giovanni Porta.
GIOVANNI PORTA
Psicologo psicoterapeuta di orientamento gestaltico, è esperto di poesia e di teatro. Vive e lavora tra Roma, Milano, Pomezia e Busto Arsizio (VA). Da anni realizza laboratori e percorsi in cui l’arte viene utilizzata con finalità terapeutiche. Laureato in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, si è successivamente specializzato con un master in “Utilizzo di tecniche artistiche nella relazione d’aiuto”, ha una specializzazione in Psicoterapia della Gestalt presso l’I.G.F. di Roma, ed una in “Teatro e Psichiatria”.