Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più spesso di suicidi a causa della crisi finanziaria e della perdita del posto di lavoro. Le statistiche dimostrano che il rischio di suicidio legato alla perdita del lavoro riguarda principalmente quegli individui e quelle famiglie che hanno più risorse. Per coloro i quali essere occupati ed avere una stabilità economica è sempre stata la regola, perdere il posto di lavoro e trovarsi costretti ad affrontare una crisi finanziaria suscita sentimenti di vergogna, di emarginazione e quindi un maggior rischio di suicidio. Coloro, invece, che sono circondati da persone disoccupate e che non hanno mai potuto contare su una stabilità economica, sono sostenuti dal senso di solidarietà e dalla condivisione di una stessa realtà. Tuttavia non bisogna lasciar passare il messaggio che la perdita del posto di lavoro porta al suicidio perché, anche se è vero che la nostra società sta attraversando un momento economico estremamente difficile, chi giunge al suicidio ha alle spalle situazioni precedenti che già hanno reso vulnerabile l’individuo. Di certo la perdita del posto di lavoro, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, può rappresentare la cosiddetta “goccia che fa traboccare il vaso”, per cui può indurre un individuo, già sofferente, a pensare al suicidio come l’unica soluzione ai propri problemi.Per rivolgere i propri quesiti alla dottoressa Francesca Leopardi è possibile inviare una email all’indirizzo francesca.leopardi@libero.it. Le risposte saranno pubblicate ogni venerdì su www.corrieredelgiorno.com. La dott.ssa Francesca Leopardi, Psicologa, Psicoterapeuta, Esperta del settore, già docente di Psicologia generale e Psicologia dell’età evolutiva presso la Scuola Pugliese di Formazione alla Consulenza familiare, dal 2007 svolge l’attività di consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Taranto nei procedimenti di separazione, divorzio e affidamento dei minori.Per rivolgere i propri quesiti alla dottoressa Francesca Leopardi è possibile inviare una email all’indirizzo francesca.leopardi@libero.it. Le risposte saranno pubblicate ogni venerdì su www.corrieredelgiorno.com. La dott.ssa Francesca Leopardi, Psicologa, Psicoterapeuta, Esperta del settore, già docente di Psicologia generale e Psicologia dell’età evolutiva presso la Scuola Pugliese di Formazione alla Consulenza familiare, dal 2007 svolge l’attività di consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Taranto nei procedimenti di separazione, divorzio e affidamento dei minori.
La perdita del lavoro e quindi tutti i problemi ad esso connessi, come la paura di non riuscire più a far fronte alle esigenze fondamentali della famiglia e dei figli, può far riemergere una serie di difficoltà vissute dall’individuo nel corso della vita e quindi far acuire il sentimento di frustrazione e di impotenza.
Ma come si giunge all’idea del suicidio?
Un soggetto di fronte ad un problema che causa sofferenza estrema, va alla ricerca di una soluzione, prendendo in considerazione varie alternative. Quando questa ricerca fallisce, il soggetto disperato pensa al suicidio, ma la sua mente tende a rifiutare questa alternativa e continua a ricercare una soluzione al problema, fino a quando non ricompare l’idea del suicidio come unica soluzione.
Si tratta spesso di soggetti depressi, che sperimentano una condizione di dolore insopportabile e si percepiscono all’interno di un tunnel senza uscita. Per queste persone il suicidio rappresenta, non tanto un desiderio di morte, quanto un desiderio di porre fine allo stato di sofferenza psicologica.
In questi casi l’individuo, spinto dalla disperazione, giunge a mettere in discussione la propria vita pur di lenire il dolore derivante dalla frustrazione di una serie di bisogni, considerati fondamentali per la propria esistenza.
In alcuni casi, le persone con idee suicide possono voler uccidere anche altre persone a loro vicine, convinte di liberare anche loro da uno stato di sofferenza insostenibile. Coloro che superano la soglia della sopportazione della sofferenza possono esprimere il desiderio di morire oppure possono inviare dei segnali che possono aiutare le persone che lo circondano a comprendere lo stato di disperazione nel quale è precipitato il soggetto. Alcuni di questi segnali sono: esprimere la convinzione che la vita non abbia più senso, isolarsi dai familiari e dagli amici, trascurare l’aspetto fisico e le attività quotidiane e infine mostrare un miglioramento improvviso dell’umore, senza una reale motivazione, dopo aver trascorso un periodo di depressione. Coloro che percepiscono questi segnali dovrebbero aiutare l’individuo a chiedere l’intervento di uno specialista, che possa aiutarlo ad alleviare la propria sofferenza e a ritrovare la forza per affrontare le difficoltà della vita.
Per rivolgere i propri quesiti alla dottoressa Francesca Leopardi è possibile inviare una email all’indirizzo francesca.leopardi@libero.it. Le risposte saranno pubblicate ogni venerdì su www.corrieredelgiorno.com. La dott.ssa Francesca Leopardi, Psicologa, Psicoterapeuta, Esperta del settore, già docente di Psicologia generale e Psicologia dell’età evolutiva presso la Scuola Pugliese di Formazione alla Consulenza familiare, dal 2007 svolge l’attività di consulente tecnico d’ufficio presso il Tribunale di Taranto nei procedimenti di separazione, divorzio e affidamento dei minori.