Articolo pubblicato il: 24/01/2015
Un paio di calzini o un gioiello, un corno per allontanare la sfortuna o un semplice gesto scaramantico. Quando l'incertezza incombe e all'orizzonte si profila una prova importante - che sia un esame universitario o una performance in cui sono gli altri a decretare il nostro successo - puntuale scatta la corsa all'amuleto. Sono queste le circostanze in cui entra in gioco la superstizione. A fotografare la propensione degli esseri umani ad attaccarsi al portafortuna è uno studio condotto da scienziati statunitensi e pubblicato sulla rivista 'Personality and Social Psychology Bulletin'.
Coccinelle, quadrifogli e altri simboli vengono chiamati in causa, spiegano i ricercatori, quando si cerca un aiuto per il raggiungimento di un obiettivo
. Per esempio: davanti a un videogame per agevolare la vittoria si ricorre all'avatar visto come fortunato. E si è più propensi a ricorrere irrazionalmente a questa 'ultima spiaggia' quando ci sono alti livelli di incertezza. Per esempio, sottolineano gli esperti, nessuno pensa di stringere in mano il suo amuleto quando insegue un obiettivo di apprendimento. Quando cioè un processo è controllato internamente e meno influenzabile da forze esterne, chiariscono Eric Hamerman della Tulane University e Carey Morewedge della Boston University. Se invece la situazione è di quelle in cui la propria performance è in mani altrui, o viene percepita come soggetta a fattori esterni, dunque incontrollabili e incerti, la superstizione fa capolino.
A queste conclusioni gli esperti sono approdati conducendo una serie di 6 studi. I partecipanti sono stati messi alla prova in diversi scenari. E in alcune situazioni l'irresistibile tentazione di affidarsi al portafortuna di turno per agevolare il lieto fine è scattata. Hamerman avverte: la ricerca non indaga sull'effetto che il credere alla superstizione esercita sulle prestazioni reali. "Abbiamo dimostrato che con la superstizione aumenta la fiducia delle persone nel raggiungimento degli obiettivi di performance, ed è certamente possibile che in determinate circostanze, una maggiore fiducia possa portare a migliorare le prestazioni". Dato comunque non emerso dagli esperimenti condotti. "Tuttavia - conclude - riconosciamo che la superstizione non è un modo razionale di 'aiutarsi', e lo scopo della ricerca non è quello di consigliarla come metodo".