La finale del torneo e tutti gli occhi sono puntati su di te. Non solo la tua squadra in tribuna, ma anche la tua famiglia e gli amici ti stanno guardando. Tutto questo potrebbe essere la giusta ricetta per vittoria, giusto? Ripensaci. Giocare una partita decisiva in queste condizioni può infatti cambiare il tuo modo di giocare, ma non necessariamente in meglio. I giocatori sotto pressione diventano infatti consapevoli del proprio gioco e dei propri movimenti: tutto questo può avere conseguenze disastrose. Da anni infatti gli psicologi sanno che lasciando una persona davanti allo specchio, oppure davanti alla telecamera, questa sarà più consapevole delle sue azioni. Questa situazione si verifica però anche quando ci troviamo di fronte al pubblico. Certamente, con le tribune piene di tifosi, la soddisfazione sarà più dolce in caso di grande prestazione: ma sicuramente più dolorosa in caso di brutta figura.
Quando ci si trova sul campo accompagnati dai propri tifosi, famiglia e amici, si tende al controllo totale delle proprie azioni e del proprio comportamento: questa attenzione ai dettagli però disturba il normale scorrere del gioco, può danneggiare il vostro servizio o un dritto semplice, rendervi meno concentrati e più inclini agli errori. Il risultato finale potrebbe essere di crollare sotto la pressione.
Considerate per esempio uno studio condotto nel mio Human Performance Lab presso l’Università di Chicago. Abbiamo chiesto a calciatori professionisti di dribblare una serie di coni, la prima volta senza particolari direttive, mentre la seconda occasione prestando attenzione al lato del loro piede che colpiva la palla. Questa istruzione è stata progettata per attirare la loro attenzione su un piccolo aspetto della loro performance. Il risultato è stato ciò che ci aspettavamo: il dribbling è stato più lento e più soggetto a errori quando i giocatori hanno prestato attenzione ai loro piedi.
Nella somma totale dei fattori di una performance la troppa attenzione al dettaglio può così essere dannosa: normalmente le nostre azioni non subiscono infatti un continuo controllo cosciente. Per analogia riflettete su cosa accadrebbe nel caso vi chiedessi di prestare attenzione alle funzioni del ginocchio mentre salite le scale, pensate al suo movimento e ai muscoli interessati. Un’attività che avete eseguito innumerevoli volte in passato: ma che grazie a istruzioni diverse vi sembrerà nuova e mai sperimentata. Si potrebbe quasi cadere…
Dedicare troppa attenzione a un movimento fluido, come nel nostro caso per esempio al servizio, può così certamente disturbarne la fattura: come una sorta di paralisi da analisi.
Fortunatamente però ci sono delle cure efficaci per questa paralisi: così che non ci sia bisogno di vietare il match ai vostri sostenitori. Cantare una canzone a voi stessi, oppure contare all’indietro a tre a tre sono tecniche utili per mantenere la vostra attenzione lontana dal vagabondaggio critico: per avere la vostra mente distante da analisi del movimento che è certamente meglio lasciare fuori della sfera della consapevolezza cosciente. Invitare il proprio pubblico agli allenamenti, fino alla visione comune di un video durante una sessione di esercizi in preparazione all’incontro, potrebbero essere poi altri metodi per aiutarvi nella difficile impresa di stemperare la pressione. Essere abituati all’attenzione è infatti una buona ricetta per non soffrire nelle occasioni che più contano.
Potremmo ancora pensare che il supporto di famiglia e amici possa essere una buona cosa, ma ciò non è sempre vero. La pressione è una realtà con cui tutti gli atleti devono fare i conti: l’importante è portare sul campo il proprio gioco migliore, non dimenticandoso però gli strumenti per combatterla.
Articolo a cura di Sian Beilock, Professore di Psicologia presso l’Università di Chicago.